Non ci risulta che Michele de Pascale si sia mai sottratto alla possibilità di un’intervista o a una comparsata televisiva, ad una diretta facebook o a qualsiasi riflettore acceso sulla sua persona. E la congiuntura del disastro, comprensibilmente, ha favorito questa, chiamiamola così, “naturale inclinazione” del Sindaco. Ben diversa è la sua altrettanto “naturale inclinazione” a non dare mai risposte dirette a singoli cittadini, associazioni o forze politiche al di fuori del “suo giro”. Sappiamo per esperienza quanto sia inutile tentare con lui qualsiasi forma di dialogo che non sia stato anticipatamente addomesticato, reso finto, insomma, che non tenda all’elogio del suo operato, ma piuttosto offra un punto di vista diverso rispetto alle sue posizioni, eventualmente criticandole, esprimendo educatamente perplessità, alternative o, se del caso, opposizioni. Un dialogo del genere non ha nessuna possibilità di svolgersi: il Sindaco, semplicemente, non risponde mai.
Ci chiediamo dunque se avrà apprezzato gli elogi provenienti da quella che non dovrebbe essere la parte politica per cui ha “naturale inclinazione”. Così, ecco gli applausi a scena aperta di Nicola Porro, uno di quelli che se la prende con «la bufala del riscaldamento climatico sollevata dai soliti catastrofisti ambientalisti». Lo applaude come rappresentante di una comunità che è scesa nelle strade trasformate in fosse per affiancare la protezione civile nel salvare vite e spalare fango? Nossignore, Nicola Porro lo applaude per essersela preso con nutrie e alberi e perché vorrebbe (parole virgolettate di de Pascale) «i poteri e le risorse per realizzare opere all’altezza» superando presunte norme che «tutelano più gli alberi e le nutrie che le persone». Sappiamo bene che queste norme non esistono e se “opere all’altezza” non sono state eseguite non si deve certo al rispetto per nutrie ed alberi che de Pascale ha tranquillamente fatto uccidere/abbattere senza alcuna remora né conseguenza per lui negativa.
Lo applaude anche Il Giornale che ricorda di averlo già elogiato nel recente passato per il fatto di essere «in prima fila, e controcorrente, per la sua difesa della ricerca di idrocarburi nel Ravennate, in controtendenza contro i No Triv e la moratoria alle trivellazioni imposta del governo Conte. Un industrialista razionale e coraggioso in mezzo al decrescismo populista». Ora però gli applausi sono a scena aperta perché de Pascale è il riconosciuto paladino di «opere pubbliche, cemento, dighe». E della invenzione a beneficio dei lettori (creduloni?) de Il Giornale che le casse di laminazione sarebbero «opere osteggiate dagli ambientalisti che vorrebbero ripristinare lo stato originario della natura». Il messaggio di de Pascale ai lettori de Il Giornale? «Prima i comunisti come mio nonno abbracciavano l’innovazione per bonificare, spaccandosi la schiena, adesso gli ambientalisti vorrebbero bloccare tutto». Di quali “ambientalisti” parli, non si sa bene ma l’importante è la narrazione non la realtà. Poco importa che gli “ambientalisti” non abbiano alcun peso nelle decisioni sue, né in quelle del suo sodale Bonaccini e nemmeno in quelle assunte dal presente e dai passati Governi nazionali. Poco importa che alle Amministrazioni governate dal suo partito si chiedesse da tempo di lasciare spazio ai fiumi con aree dedicate. Poco importa che concausa dell’aggravamento del disastro siano state le cattive manutenzioni, le cementificazioni abbondanti, l’urbanizzazione dove non doveva esserci e via andare. Meglio da parte di de Pascale raccontare (e da parte de Il Giornale rilanciare) che «Le nutrie come tane fanno buchi enormi negli argini dai quali entra acqua che li indebolisce. Ma quando ho provato a fare i piani per controllare la riproduzione ho ricevuto minacce di morte dagli animalisti». Il Giornale è già pronto a chiederne la beatificazione: «Oggi Michele De Pascale sta affrontando senza sosta l’alluvione che ha colpito il suo territorio. Ma lo fa, con maniche rimboccate e stivali, senza perdere il raziocinio e il coraggio che lo ha sempre caratterizzato, neppure di fronte al dramma e all’emergenza».
Non finisce qui perché la “relazione speciale” continua con il Foglio, felice di inneggiare al de Pascale pensiero: «I cambiamenti climatici? Abbiamo bisogno di più opere e meno ideologia». E prosegue con Libero, strafelice di citarlo: «Alluvione, la burocrazia ambientalista che blocca le opere». E ci saremo persa sicuramente qualche altra “perla”. Completamente cancellato dal de Pascale pensiero il gas metano che in quanto gas serra è tra i principali fattori di quel riscaldamento climatico all’origine di eventi eccezionali di questo tipo, ovviamente. Non se ne parla perché c’è perfetta consonanza sull’Italia hub del gas a cui tende centrosinistra di de Pascale & co e centrodestra di Meloni/Salvini. Le conseguenze? Comprese nel prezzo del “progresso”.
Come Ravenna in Comune avevamo già le idee chiare dopo il primo evento “eccezionale” degli inizi del mese: «Non ci voleva l’alluvione per rendere evidente la voragine che ci separa dal Sindaco e dalle sue miopi politiche incentrate sull’ENI. “Caro” Sindaco tu e il tuo partito siete tanto lontani dal mondo reale e dalla capacità di affrontarlo quanto siete invece vicini al populismo della destra con cui fingete di litigare e nei fatti vi trovate d’accordo». Era l’8 maggio scorso (“Una voragine tra noi e il Sindaco”). Non potevamo meglio cogliere nel segno.
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Più opere pubbliche, meno ambientalismi: il sindaco Pd di Ravenna smonta gli eco-dem
Fonte: Il Giornale del 23 maggio 2023