LA CULTURA DEI MINISTRI SHOWMEN

Il ministro della Cultura Sangiuliano si scaglia contro coloro che cercano di difendere l’ambiente accusandoli di compiere “atti contro l’ambiente”. È lo stesso ministro che già aveva “iscritto” Dante alla destra nazionalista e che “coerentemente” arruola militanti di Casapound. E che vuole far pagare caro l’ingresso dei musei perché “rendendo del tutto gratuito un museo, si svilisce il valore dei beni che vi vengono conservati”. Prima di dire che si è toccato il fondo (e che si sia sul fondo con questo Governo nessuno deve dubitarne) è bene però ricordare che già sul fondo ci aveva portato il ministro precedente. Parliamo di quel Franceschini Dario che ha ricoperto quel ruolo più a lungo di tutti nella storia della nostra Repubblica e che, in politica, ha interpretato il “kingmaker” sia con Renzi che con Schlein nella sola coerente certezza della perdurante brama di potere.

Meriterebbe una presentazione a Ravenna il libro appena uscito che raccoglie le 230 interrogazioni a lui presentate dalla senatrice Margherita Corrado e che solo in 20 occasioni hanno ricevuto risposta. Illustrano: “procedure scorrette, favoritismi, rinuncia all’esercizio della tutela, prestiti scellerati e illegittimi, restauri sbagliati o tardivi o mai eseguiti, privatizzazioni indebite, mala gestio, traffico di influenze, conflitti d’interesse, spreco di danaro pubblico, progetti falliti, amicizie pericolose, inadeguatezze”. L’autrice è stata una dei 15 senatori eletti nella scorsa legislatura con il movimento 5Stelle a non aver votato a favore della nascita del governo Draghi e per questo espulsa dai 5S. Il titolo del libro è: “Interrogare la Sfinge. Un’archeologa in Parlamento ai tempi del Colera (2019-2022)”. Leggiamo che: “Fuori di metafora, la sfinge è l’ex ministro della cultura Dario Franceschini e l’archeologa che nel corso della XVIII Legislatura l’ha ripetutamente interrogato, tentando di cavarne risposte sui temi caldi del patrimonio culturale, è l’allora senatrice Margherita Corrado. Quanto al colera, viene tratteggiata in termini emergenziali la stagione (contestuale alla pandemia da Covid-19) del terzo e quarto mandato di Franceschini al Collegio Romano, dove l’avvocato ferrarese è tornato con il governo Conte 2 ed è rimasto con il governo Draghi, aggiungendo altri tre anni (2019-2022) ai quattro e mezzo già trascorsi nel medesimo ruolo (2014-2018). Un record nella storia della Repubblica; una iattura per il sistema italiano di tutela dei beni culturali, scardinato dalle fondamenta da poco meno di un decennio di politiche iper-liberiste. La raccolta riflette le conseguenze immediate e preconizza quelle di lungo periodo di un disastro scientemente progettato, realizzato e governato dal Peggiore Ministro dei beni culturali della storia della Repubblica (cit.), abile a dissimulare la volontà di destrutturare almeno quanto ad alimentare il consenso dell’opinione pubblica, zittiti i dipendenti e i professionisti del settore, intorno alla sua figura”.

Dell’archeologa Margherita Corrado abbiamo a suo tempo avuto modo di apprezzare le “bastonate” assestate a quel vergognoso progetto che avrebbe stravolto la Rocca Brancaleone e che solo Ravenna in Comune, tra le forze politiche in Consiglio Comunale, ebbe il coraggio di criticare. Così scriveva la Senatrice: “A costo di risultare anacronistica, ma da archeologa mi si perdonerà questo vizio, voglio ribadire che una testimonianza storica identitaria come la Rocca Brancaleone di Ravenna ha dignità in sé, non nella misura in cui rende agli impresari e/o si presta ad essere stravolta per assecondare gli interessi di qualsivoglia ministro. Modi e tempi della decisione dell’on. Franceschini di realizzare i sogni della sig.ra Mazzavillani (e del padre e del nonno), illustrati appunto in conferenza stampa, sono una pagina imbarazzante quanto indimenticabile di questa vicenda. La volubile volontà del decisore politico di turno e dei suoi sodali famelici non dovrebbe, però, prevalere sul dovere di applicare quanto previsto nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio in materia di tutela del patrimonio culturale nazionale”. E ancora: “Questo non è restauro. Chiamatelo come volete ma buttare soldi dei cittadini per una cosa del genere non può accadere nascondendo la verità di una scelta indecorosa sotto quella ‘coperta’. Io la chiamo indegnità di Stato e non esito a dire che chi eroga, chi spende e chi incassa denari per fare una cosa simile non ha alcuna idea di cosa siano i beni culturali ma attenta, piuttosto, all’eredità comune dilapidandola”.

Mentre il partito democratico continua anche nella gestione Schlein a seguire le direttive del Peggior Ministro della Repubblica, come Ravenna in Comune ci rallegriamo del fatto che, se al peggio non c’è mai fine, per lo meno è cessato quello rappresentato da Franceschini ministro tanto apprezzato da de Pascale & co.

#RavennainComune #Ravenna #cultura #RoccaBrancaleone

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Interrogare la sfinge. Un’archeologa in Parlamento ai tempi del colera (2019-2022).
Una scuola per il patrimonio: questioni di metodo

Fonte: Scienze e Lettere 2023

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