Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto da parte del comitato “Italia per la pace” di Ravenna, che sta promuovendo i relativi referendum abrogativi, una comunicazione con l’invito a sottoscrivere e promuovere la sottoscrizione della richiesta. Si tratta di referendum del tutto coerenti con la posizione assunta da Ravenna in Comune rispetto alle guerre e, in particolare, a quella in corso da lunghi anni in Ucraina. Come più volte abbiamo detto e scritto, anche partecipando direttamente a manifestazioni sul territorio, Ravenna in Comune appoggia e continuerà a sostenere ogni iniziativa diretta a far tacere le armi, per consentire una soluzione diplomatica e non bellica che metta fine al conflitto in corso nel rispetto della nostra Costituzione. Per ridare la parola alla democrazia, sin qui negata attraverso decisioni imposte dall’alto da centrodestra e centrosinistra, è possibile firmare sia di mercoledì che di sabato al mercato di Ravenna. Ravenna in Comune invita chi condivide i valori suesposti a contribuire al raggiungimento del numero di firme necessario. Di seguito il testo del comunicato del comitato referendario:
Forse qualcuno avrà notato, al mercato di Ravenna, persone che danno volantini e parlano con la gente. Se la fisionomia di alcuni degli attivisti può risultare familiare non lo sono di certo le parole che vengono dette. Quegli attivisti raccolgono firme in calce alla richiesta di referendum per abrogare le leggi che consentono al governo di mandare armi sul fronte ucraino. Dicono parole desuete, dicono di fermare la guerra, dicono di fermare una strage che dura dal colpo di stato a Kiev nove anni fa, dicono di ridare la parola alla diplomazia e al dialogo tra le parti, chiedono di fermarsi e riflettere su cosa stiamo facendo e su dove stiamo andando, chiedono di fermare un processo che ci porta dritti alla terza guerra mondiale e alla scomparsa dell’umanità.
Sono idee e concetti che i media di regime hanno proclamato essere inconcepibili, impronunciabili, coloro che lo fanno sono banditi dal consesso nazionale, bollati come traditori le cui idee non hanno neppure la dignità di essere confutate. La sola linea propagandata da tutti i media mainstream è quella del più ottuso bellicismo, quella dell’esibizione muscolare, quella del muro contro muro, e non importa se questa linea comporta la distruzione dell’economia nazionale e l’impoverimento di larga parte della popolazione.
Come si è visto in altre occasioni recenti la potenza totalizzante di questo complesso mediatico è tale da annichilire qualsiasi voce dissonante, qualsiasi invito al ragionamento, qualsiasi aspirazione ad usare la propria testa.
Eppure… eppure cittadini vengono numerosi a firmare i quesiti referendari, molti non hanno neppure bisogno di essere avvicinati, nonostante il martellamento della televisione, nonostante i paludati interventi di “autorevoli” intellettuali, nonostante tutto il mondo politico istituzionale parli quella stessa lingua.
Fortunatamente per molti la Costituzione della Repubblica non è ancora carta straccia, è ancora ben viva nel cuore di molti italiani nonostante la ferite che la hanno inflitto governi di centro-destra e governi di centro-sinistra.
E la Costituzione, riferito alla guerra, usa il termine “ripudia” che esclude in maniera assoluta la possibilità che il nostro paese possa partecipare ad un conflitto armato, inviare armi a paesi belligeranti o, ancor più grave, fornirgli servizi di intelligence. Come fanno da più di un anno i nostri governi.
Chi firma i due quesiti sulla guerra si pone con determinazione nell’alveo della Costituzione.
Un terzo quesito riguarda la difesa della sanità pubblica, potrebbe sembrare che abbia poco a che fare con gli altri due, ma non è così. Ogni euro bruciato nelle steppe dell’Ucraina ci verrà a mancare se, noi o i nostri familiari, avremo bisogno di cure mediche.
La raccolta delle firme durerà fino a metà del mese di luglio.
Il Comitato “Italia per la Pace” – Ravenna
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Parte a Ravenna una raccolta firme per il referendum abrogativo sull’invio di armi all’Ucraina