Tra le proposte, promesse o, semplicemente, sparate fatte dall’attuale Sindaco in campagna elettorale, c’era quella della costituzione di uno specifico osservatorio sui fenomeni mafiosi nel nostro territorio. Consumato l’appuntamento elettorale de Pascale se ne è dimenticato, come in tante altre occasioni (qualcuno sa che fine abbia fatto, ad esempio, il comitato antifascista da lui promosso nel 2018?). Ci torna in mente scorrendo i dati dei reati perpetrati dalle ecomafie lo scorso anno nel nostro territorio. Ravenna, nella filiera dello smaltimento illegale di rifiuti, ha contabilizzato 30 denunce di reato per un totale di 25 indagati. Nel ciclo illegale del cemento, a Ravenna nel 2021 sono stati accertati 31 reati che hanno visto 23 denunciati. A livello di incendi sono stati accertati 18 reati per 18 denunciati. Nei reati contro la fauna sono state accertate ben 105 violazioni a carattere penale con la denuncia di 113 persone.
Il report è stato sviluppato da Legambiente che ha rilevato come nel 2021 le forze dell’ordine in Italia abbiano «applicato per ben 878 volte i delitti contro l’ambiente (legge 68/2015). 292 i beni posti sotto sequestro per un valore complessivo di oltre 227 milioni di euro. Il delitto in assoluto più contestato è quello di inquinamento ambientale, con 445 procedimenti penali, ma il maggior numero di ordinanze di custodia cautelare è scattato per l’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti, con 497 provvedimenti». Nell’anno è stata registrata «una media di quasi 84 reati al giorno, circa 3,5 ogni ora».
De Pascale sosteneva nel suo marketing elettorale che «s’intende collaborare con le Associazioni del territorio che si occupano di antimafia, anche per creare un osservatorio contro questo fenomeno che interessa purtroppo anche il territorio ravennate e che la nostra coalizione difenderà con ogni forza e mezzo. La mafia al nord si occupa di smaltimento di rifiuti, pubblica amministrazione, gioco d’azzardo e altri settori compresi quelli dell’agroalimentare e del terziario. Per questo è fondamentale creare un tavolo/osservatorio pubblico che si confronti costantemente con i cittadini affinché il fenomeno della criminalità organizzata non abbia un facile radicamento. Proprio per questo l’osservatorio pubblico dovrebbe avere anche lo scopo di formare la cittadinanza nel riconoscimento dei fenomeni mafiosi. Una cittadinanza informata rende la città più sicura».
Ravenna in Comune è un po’ prevenuta quanto ad osservatori dopo la sgradevole esperienza di quello sulla legalità e sicurezza del lavoro, conquistato a fatica nella scorsa consigliatura e dirottato “a dormire” in prefettura dal Sindaco alla prima occasione (vedremo ora che ne sarà della ennesima promessa di riattivazione da parte del nuovo prefetto). Tuttavia le promesse elettorali vanno onorate. Se non basta quanto sopra riportato sulle ecomafie di casa nostra, andrebbe quanto meno ricordato che nella nostra provincia è appena stato sottoposto a sequestro un intero complesso con corte interna e negozi, per complessivi 77 immobili: 28 abitazioni, 5 negozi, 28 magazzini e locali di deposito, 16 autorimesse. In pratica un piccolo rione che, secondo la magistratura, sarebbe stato di proprietà della camorra. Per giunta considerato abusivo e quindi mai utilizzato. Pienamente rientrante, dunque, anche in quel ciclo illegale del cemento del rapporto di Legambiente.
Come affermato dalla CGIL: «L’Emilia-Romagna è una realtà economica, produttiva e finanziaria che si sta ancor più inquinando col fare illegale e malavitoso, che allarga gli ingressi mafiosi nella nostra rete aziendale regionale e che impone l’adozione urgente di misure di contrasto e di prevenzione istituzionale e sociale». Ravenna in Comune invita chi porta la fascia in Comune a non risvegliarsi sul tema solo il giorno prima delle elezioni.
[nell’immagine: il grande complesso immobiliare sequestrato alla camorra a Russi]
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Ecomafia 2022: la criminalità ambientale raccontata nel report di Legambiente