Oggi è sciopero generale regionale. È stato proclamato dai sindacati confederali (non aderisce la Cisl) contro le scelte politiche del governo Meloni, con particolare riguardo a quelle di natura economica. «La manovra contiene scelte sbagliate – dicono Cgil e Uil – per le lavoratrici e i lavoratori, per i pensionati e le pensionate, per i giovani, perché penalizza chi è più in difficoltà, non dà risposte sufficienti sul piano salariale e delle pensioni, precarizza il lavoro. Siamo contro una legge di bilancio socialmente iniqua, che penalizza lavoratori e pensionati e alimenta il lavoro povero e precario, premia gli evasori e costruisce un fisco ingiusto». Sono tutti punti condivisibili e pertanto Ravenna in Comune sostiene ed è a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori in sciopero e in presidio dalle 10 in Piazza del Popolo a Ravenna.
Tuttavia non possiamo non rilevare come in questo governo agiscano più gli elementi di continuità che quelli di discontinuità in campo economico rispetto al governo precedente dove pure il partito della premier non era presente. I fondamentali delle politiche liberiste non mutano da decenni con le conseguenze sotto gli occhi di tutte e tutti coloro che accettano di vederle. Questo non significa non riconoscere che alcuni provvedimenti significativi siano stati nel tempo assunti e che non andrebbero smantellati. Pensiamo al reddito di cittadinanza. Secondo Inps e la Banca d’Italia si tratta di un provvedimento che, con i limiti che si ritrova e che non vanno negati, sarebbe stato in grado di evitare la povertà più nera ad un milione di persone in Italia. Chiaro che smantellarlo è una precisa scelta di classe. Non a caso è nel mirino della classe padrona che di persone sotto ricatto ha assoluto bisogno per imporre liberamente le proprie condizioni. Giustamente la sua salvaguardia è tra i primi obiettivi dello sciopero di oggi.
Lo volevamo anche noi di Ravenna in Comune prima, molto prima, che venisse istituito dal governo 5Stelle-Lega. Scrivevamo nel marzo 2016: «Abbiamo pensato ad un reddito minimo comunale che eviti a chi non ha un lavoro o lo ha perso di evitare il rischio di cadere nell’indigenza. Si tratta di garantire un reddito che consenta di non cadere in percorsi socio-assistenziali e di perdita di autonomia ed autosufficienza, volto a garantire un percorso di reinserimento lavorativo. Una misura non dettata dall’emergenza ma che dovrebbe essere messa in campo stabilmente, fino a quando le istituzioni centrali (Stato e Regione) non intervengano con strumenti adeguati. […] Il reddito minimo comunale deve essere accompagnato anche da altre scelte capaci di sconfiggere la povertà e di favorire la ricerca di un lavoro. […] Il Reddito minimo comunale, infine, è anche un importante strumento per migliorare coesione e tranquillità sociale di Ravenna e aumentare i livelli di sicurezza».
Gli slogan dello sciopero odierno sono «equità, giustizia sociale e sostegno a chi è in difficoltà». Ravenna in Comune si riconosce pienamente in questi obiettivi ed invita le rappresentanze sindacali, comprese quelle che oggi non scioperano, a mantenerle come punto fermo di riferimento delle lotte dei prossimi mesi contro le scelte liberiste che vengano portate avanti a qualunque livello di governo, da quello centrale, a quello regionale a quello locale.
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Naturalmente allo sciopero indetto dai sindacati confederali, non aderisce la CISL di Sbarra, personaggio molto discutibile da un punto di vista etico !!