Ci tocca tornare sull’annoso e irrisolto tema dei furti in casa. Ce ne occupiamo e preoccupiamo da tempo ma non riusciamo a vedere alcun segno di progresso nella soluzione di quello che, per Ravenna, è innegabilmente un grave problema. La ragione contingente del nostro ritornare a girare il coltello nella piaga è dato dalla classifica sulla qualità della vita appena diffusa. Ravenna in Comune non è appassionata allo show annuale del chi sale e chi scende e perciò non riteniamo così fondamentale sbandierare il calo di Ravenna (al trentesimo posto, in discesa di tre posizioni) che comunque produce titoli non incoraggianti (“Le città italiane dove si sta meglio. Giù Ferrara, Ravenna e Rimini”). Se quest’anno ci mettono al trentesimo posto, otto anni fa eravamo in testa alla classifica. In presenza di dati così ballerini è d’obbligo una certa cautela.
Devono invece obbligatoriamente colpirci come significativi i dati che si ripropongono come costanti ogni anno. Tra cui spicca quello della poco ambita palma d’oro nel capitolo “furti in abitazione” dove Ravenna è la peggio messa tra tutti i capoluoghi italiani presi in considerazione, 107esima su 107, per numero di denunce in rapporto agli abitanti. Il dato imbarazza perché si tratta di una conferma: lo stesso poco ambito traguardo era stato raggiunto nella classifica dello scorso anno. E, come anticipavamo, non è che in passato le cose andassero tanto meglio se occupavamo la 105esima posizione nella classifica del 2020 e la 106esima in quella del 2019.
La reazione istituzionale più che ad affrontare la problematica pare indirizzata a ridimensionarla dal punto di vista dell’immagine della città. È il caso del vicesindaco Fusignani per il quale «le statistiche sui furti in casa dimostrano la salubrità ambientale e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni». Per il prefetto «a Ravenna si denuncia tutto, è indice di fiducia nelle forze dell’ordine. Da dove vengo io, Napoli, non denunciano più nemmeno i furti di motorini…». In passato il Sindaco aveva detto che: «Forse la discriminante non è relativa al fatto, su cui qualcuno minimizza, ovvero che nel nord Italia si denuncia e nel sud Italia no perché non si ha fiducia nella risoluzione del problema da parte delle istituzioni; probabilmente il tema reale è che c’è una parte del nostro paese dove le persone hanno paura a denunciare perché temono ritorsioni». Sinceramente sembra difficile che il ragionamento possa applicarsi a città come Sondrio o Aosta che si collocano all’opposta estremità della classifica rispetto a Ravenna. Senza contare che sono in aumento i casi di chi rinuncia al deposito della denuncia proprio perché dissuaso dalla considerazione che non servirà a nulla. I dati potrebbero perciò essere ancora peggiori se prendessero in considerazione le segnalazioni di furto che non vengono formalizzate e rimangono a livello di telefonata. E su questo sì che sarebbe bene riflettere.
Per il resto l’Amministrazione Comunale tiene l’approccio tipico di chi non sa che pesci pigliare e si muove a tentoni o a chi le spara più grosse. Sempre il vicesindaco, titolare della delega competente, è un illuminante esempio in proposito. Lo abbiamo sentito asserire nelle scorse settimane che per aumentare la sicurezza bisogna eliminare le panchine perché «contribuiscono a dare un senso di degrado». Poi ha magnificato l’ennesima sventagliata di telecamere da piazzare in ogni dove, la qual cosa come ampiamente dimostrato dai fatti è pressoché inutile nella prevenzione di questo tipo di reati. E poi ha tirato fuori i taser che gli piacciono tanto ma che a nulla servono per questo scopo. Infine si è accodato al resto della Giunta nel deliberare lo spegnimento dell’illuminazione pubblica, creando i presupposti per un ambiente favorevole ai malviventi, come denunciato immediatamente dopo l’attivazione del provvedimento dai residenti di Ponte Nuovo. Dopo la faticosa marcia indietro della Giunta ha però detto che si doveva a lui la riaccensione…
Come Ravenna in Comune non abbiamo dubbi che una città viva anche nelle ore notturne, bene illuminata e con una presenza non sporadica sul territorio dei lavoratori del comparto della sicurezza pubblica possa risultare un “farmaco” più efficace per aggredire la “patologia” dei furti in abitazione che affligge Ravenna rispetto alle esternazioni “a casaccio” della Giunta comunale. Dare la “colpa” a chi ha subito un furto per non averlo accettato supinamente ostinandosi a denunciarlo per recuperare ciò che è stato rubato non appare, in tutta sincerità, la risposta che ci si aspetta. Per fortuna l’aspettativa di ottenere il pubblico servizio finanziato dalla tassazione da parte dei professionisti pubblici della sicurezza è ancora complessivamente ben radicata nella cittadinanza. Invece di rammaricarsi della coscienza civica di Ravenna sarebbe bene che le istituzioni operassero, ognuna per quanto di competenza, al fine di evitare il riproporsi del record nella classifica 2023.
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Qualità della vita in Italia secondo Il Sole 24 Ore: Ravenna al 30° posto, bene per i giovani (3° posto), male per i furti in abitazione (ultimo posto)