Il centenario della marcia su Roma, una data simbolo del successivo ventennio fascista in cui piombò l’Italia nel secolo scorso, coincide a livello nazionale e locale con alcuni avvenimenti di questi giorni che, necessariamente, vi si intrecciano. Non si trattò di una scampagnata ma della replica su vasta scala del violento attacco da parte delle squadracce fasciste sferrato proprio a Ravenna nel settembre dell’anno precedente. Il 28 ottobre 1922 il re Vittorio Emanuele III consentiva ai fascisti di occupare Roma dopo devastazioni e violenze sviluppate in altre zone d’Italia. Con la complicità interessata della monarchia e del capitale iniziava la dittatura, sotto le mentite spoglie di un incarico istituzionale a Mussolini come Presidente del Consiglio.
Impossibile non vedere la coincidenza con l’attuale insediamento alla Presidenza del Consiglio della segretaria di quel partito, Fratelli d’Italia, che è generalmente visto come l’erede del partito fascista. Non tracciamo in queste poche righe gli elementi di continuità e quelli di discontinuità tra due momenti storicamente tra loro molto diversi. Vale però la pena sottolineare almeno il fatto che non è certo la prima volta in questi anni che i post-fascisti sono al governo. Importante contributo allo “sdoganamento” di questa possibilità lo hanno dato soggetti come Berlusconi, che infatti lo ha rivendicato al Senato. Lo hanno dato anche, però, soggetti come Letta, che non ha perso occasione sino al momento elettorale per legittimare la leader di Fratelli d’Italia accompagnandola in giro per l’Italia in risibili comparsate.
A livello locale spicca un’altra coincidenza degna di nota. Si è infatti appena avuto notizia che la Procura di Ravenna ha richiesto l’archiviazione degli esposti presentati in occasione di due delle manifestazioni neofasciste inneggianti a Ettore Muti: quella che si è svolta nel 2020 e quella della scorsa estate. Si tratta delle provocazioni che annualmente sono organizzate davanti al cimitero di Ravenna, benché Ettore Muti non vi sia più sepolto, da parte dello stesso gruppo che promuove a Predappio la commemorazione di nascita e morte di Mussolini. Fascista Mussolini e fascista Muti. Il primo era il capo e il secondo il segretario nazionale del partito fascista fondato dal primo. Non basta, come da relazione della Digos, che si sia inneggiato al fascismo con magliette (“Onore e fedeltà al Duce”), gesti (il “saluto romano”) o anche verbalmente (il “classico” appello al «Camerata Muti» cui è seguita l’altrettanto “classica” risposta fascista «Presente»). D’altra parte il Sindaco, che aveva definito inaccettabile il raduno giusto in tempo per fare campagna elettorale, non aveva mosso un dito per impedirlo, diversamente da quanto fatto in occasione di altre manifestazioni, ritenute evidentemente “più scomode”, da parte di ambientalisti o di contrari al green pass.
Ravenna in Comune si presenta all’appuntamento di oggi con la coscienza a posto per aver fatto tutto quanto possibile durante la permanenza in Consiglio Comunale per ostacolare il rinascente neofascismo sia attraverso misure simboliche, quale la cancellazione della cittadinanza a Mussolini, che di contrasto amministrativo. È infatti stato reso obbligatorio il riconoscimento espresso dei valori costituzionali per l’ottenimento di spazi pubblici. Parimenti, a differenza del PD, nulla abbiamo concesso ai post-fascisti con i quali, ad esempio in tema di gas, i due partiti non hanno invece remore a muoversi in maniera congiunta e coordinata. Possiamo perciò permetterci di ricordare una volta in più come la data attuale debba essere di monito importante per i rischi a cui va incontro la nostra democrazia. E rammentare, al contempo, come questi rischi non sorgano oggi con il nuovo governo ma siano in atto già da tempo. Al punto che se dovessimo considerare l’autoritarismo come caratteristico del post-fascismo, questo lo si ritrova purtroppo trasversalmente nei tanti partiti che da anni si alternano come maggioranze al governo del nostro Paese. E del nostro Comune, naturalmente.
[nell’immagine: gli studenti che volevano protestare affiggendo un cartellone contro la concessione di spazi ad Azione Universitaria alla Sapienza di Roma sono stati presi a manganellate il 25 novembre scorso]
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La Procura: commemorare Ettore Muti non è reato
Fonte: Il Resto del Carlino del 27 ottobre 2022