Due manifestazioni hanno avuto nel mirino i rigassificatori nel fine settimana appena passato. Venerdì si è tenuto l’incontro pubblico di Portoscuso, in Sardegna. Sabato, invece, è stata la volta del corteo organizzato a Piombino, in Toscana. Non si possono fare confronti visto il diverso numero di abitanti che contano i rispettivi comuni (sono sotto i 5mila i portoscusesi e poco oltre i 32mila i piombinesi). Due belle dimostrazioni, comunque, del fatto che si possono fare azioni collettive anche sotto il sole e nel caldo di questi giorni se ne vale la pena. L’opposizione alle decisioni che vogliono impianti di rigassificazioni in entrambi i centri è un collante sufficiente, evidentemente. Ravenna in Comune aveva già espresso la propria solidarietà ad entrambe le lotte e così tutta la neonata Rete Nazionale dei nodi locali, costituita per resistere alla imposizione della rigassificazione contrapposta, manu militari, alla indispensabile transizione alle rinnovabili.
A Portoscuso le sole bandiere a sventolare erano quelle della pace, e solo per questo ci soffermiamo su quelle che del corteo di Piombino. Qui, infatti, a differenza della precedente manifestazione di Piazza Bovio, le bandiere di ogni credo e anche politiche avevano ottenuto piena cittadinanza. Così abbiamo visto sventolare tante bandiere rosse (dei CARC) e il tricolore italiano (senza sigle), quelle di alcuni sindacati (USB) e di alcune associazioni ambientaliste (Legambiente). Solo per citarne alcune. Ci scuserà chi non si è visto citare la propria ma l’elenco non voleva essere esaustivo, quanto piuttosto introdurre il tema della presenza dei partiti. Infatti, ferma restando la generale partecipazione di tutti gli schieramenti, spiccavano le bandiere di Fratelli d’Italia, della Lega, dei 5stelle e del PD.
A Piombino, proprio come a Ravenna, FdI e Lega si trovano su fronte contrapposto a quello di 5stelle e PD. A parti invertite: dove a Ravenna amministra il Comune un sindaco iscritto al PD, a Piombino la maggioranza è guidata da un sindaco di FdI. Il rigassificatore, però, ha scombinato tutto.
A Ravenna, a fine giugno, una mozione presentata da Fratelli d’Italia ha ottenuto il “sì” convinto di tutto il Consiglio (eccettuato il rappresentante dei 5stelle) a spingere sul consumo di gas, sottintendendo nelle premesse il possibile impiego di rigassificatori ma senza nemmeno il coraggio di chiamarli per nome. Va precisato, per correttezza di informazione, che la sinistra non ha propri rappresentanti a Ravenna. Ravenna in Comune non siede sui banchi dell’opposizione in questa consigliatura. Né può considerarsi diversamente dal resto dell’ammucchiata quella lista che ha avuto il coraggio di chiamarsi Coraggiosa ma non quello di distinguersi dalla maggioranza in ogni passaggio che implicherebbe dire qualcosa di sinistra. Rigassificatore compreso.
A Piombino, invece, il 1° luglio tutto il Consiglio, senza esclusioni, ha votato “no” al rigassificatore. Per questo sabato scorso potevano sventolare assieme lungo il corteo le bandiere di Fratelli d’Italia, della Lega, dei 5stelle e del PD. Si tratta di partiti a diffusione nazionale che, però, sono stati in grado di distinguere localmente il vantaggio per la collettività che rappresentano rispetto al danno che avrebbero potuto arrecare con il loro voto. Non vogliamo idealizzare nessuno ma, di fatto, non hanno bevuto la storiella del sacrificio del proprio porto per il bene per la nazione. Non c’è alcun vantaggio nella rigassificazione, infatti. Né per far fronte ad una presunta emergenza (le compagnie italiane quest’anno hanno battuto ogni record nell’esportazione di gas per approfittare del differenziale tra prezzo di acquisto e quello, a livelli speculativi, di vendita). Né per l’ambiente (non occorre spiegare cosa significhi e che danno arrechi la liquefazione e la rigassificazione, il fracking e il trasporto: lo ha già riconosciuto perfino de Pascale). Né per la transizione energetica ovviamente (i costi saranno tali da richiedere decenni per ammortarli lasciando nel frattempo le cose come stanno). Non hanno nemmeno mandato giù il boccone amaro del ricatto del “nimby”: a Piombino, come a Ravenna, si è già dato a sufficienza e, sicuramente, sono luoghi che dovrebbero essere curati piuttosto che subire nuovi danni. Né hanno preso bene il rischio sicurezza che nessuno dei governativi riesce a nascondere saltando procedure e ripetendo mantra indimostrabili: si tratta di impianti ad alto rischio di incidente di tipo Seveso che, a Livorno, hanno imposto di tenere la nave a una distanza di più di 22 chilometri dalla costa. Distanza che non verrebbe rispettata né a Ravenna (solo 8 chilometri) né a Piombino (addirittura dentro il porto).
Niente bandiere a Ravenna tra la gente. I rappresentanti di PD, FdI e Lega (ma anche di Forza Italia, Lista per Ravenna, Viva Ravenna, Coraggiosa, Repubblicani, Lista del Sindaco e La Pigna) che a Ravenna hanno a cuore gli interessi di chi vende il gas e di chi lo compra, ma non dei loro concittadini che dovrebbero il prima possibile liberarsene, se ne stanno chiusi dentro Palazzo Merlato. Sarà che l’erba del vicino è sempre più verde ma a noi di Ravenna in Comune piacciono di più le bandiere al vento di Piombino e Portoscuso. In attesa di vedere sventolare le nostre.
[nell’immagini: due fotografie di Diego Luci del corteo del 16 luglio 2022 a Piombino]
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Rigassificatore a Piombino, il corteo per dire no all’impianto: ci sono bandiere M5s, Lega Pd e FdI
Fonte: Il Fatto Quotidiano del 16 luglio 2022