L’assemblea regionale ha approvato il piano rifiuti. Avevamo già dato conto del processo che avrebbe condotto al nuovo piano. Bene. Ora il piano c’è e resterà valido sino al 2027. È giusto riferire le critiche, peraltro assolutamente condivisibili, che gli sono state rivolte da parte di Legambiente. Secondo l’associazione «il Piano adottato dalla Giunta, infatti, lungi dal riconoscere i risultati già raggiunti dai cittadini e dalle imprese nei territori più avanzati dell’Emilia-Romagna e spronare gli altri nella giusta direzione, assume un’ottica conservatrice che azzera gli obiettivi ambiziosi del piano precedente».
A Ravenna, però, siamo costretti a guardare alle misure adottate dal punto di vista di quello che non è affatto uno “dei territori più avanzati”, bensì uno di quelli che figura normalmente in fondo a tutte le classifiche. Pensiamo all’aumento della raccolta differenziata che passa all’80% da raggiungere entro il 2025. Il Comune di Ravenna, rispetto all’ultimo report regionale (dati 2020), si situa al 62,1%, piuttosto lontano, come detto, dai capoluoghi di provincia più virtuosi. Nello stesso anno, infatti, Ferrara ha raggiunto l’87,6%, Reggio Emilia l’84,8%, Parma l’82,6%. Restando in Romagna, poi, siamo decisamente in difetto anche rispetto a Forlì (82,1%) e Rimini (71,7%). Ravenna, poi, non ha mancato solo l’obiettivo regionale, stabilito nel 70% da raggiungere entro il 2020 dal piano precedente a quello appena approvato, ma è distante anche dall’obiettivo nazionale previsto dalla normativa vigente (art. 205 del DLgs 152/06) almeno al 65%! Per quest’ultimo sforamento, poi, siamo fuori tempo massimo dal 2012!
Né ci sembrano così facilmente raggiungibili gli ulteriori target: limitare la produzione a 120 kg per abitante; ridurre del 5% i rifiuti speciali non pericolosi e del 10% quelli pericolosi; far calare del 10% i conferimenti in discarica; tariffa puntuale per tutti entro il 2024… Facendo il punto sempre con riferimento ai dati 2020, Legambiente notava: «è importante chiedersi come mai nell’intera provincia di Ravenna non si raggiunga nemmeno l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata fissato in Italia per il 2012, e si smaltisce il doppio di quanto prevede il Piano regionale. Come mai in quella provincia non ci sia nemmeno un comune con tariffa puntuale. E crediamo che la responsabilità principale di questo non stia nei tempi lunghi delle gare di affidamento – come spesso indicato – ma sia da ricercare a livello locale».
Come Ravenna in Comune condividiamo questa posizione da tempo. La responsabilità è politica e sta in capo alle Giunte a trazione PD, in particolar modo quella del capoluogo. Il sistema di raccolta un po’ e un po’ (cd. “misto”), porta a porta e stradale, è causa del problema. L’unico ad avvantaggiarsi della situazione ravennate è la multiutility Hera (creata dal PD). La stessa Hera si è vantata, alla presentazione dei propri strepitosi risultati economici a spese dei cittadini, del fondamentale contributo rappresentato dalle entrate dei servizi ambientali forniti ai comuni.
Ravenna in Comune ribadisce che, senza un cambio di rotta nelle politiche di gestione dei rifiuti da parte del nostro Comune, gli obiettivi fissati dalla Regione, per quanto considerati in arretramento, resteranno irraggiungibili per il nostro Comune. E le conseguenze sotto il profilo ambientale del fallimento di de Pascale & soci ricadrà su tutta la cittadinanza.
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Approvato in Regione il nuovo Piano dei rifiuti 2022-2027. Prevede l’80% di raccolta differenziata e la chiusura delle discariche