C’è voluta la “classifica” di turno per stanare il Sindaco. Ravenna in Comune lo aveva sollecitato due mesi fa. Gli avevamo ricordato: «Quelle che ci saranno ancora, invece, saranno le classi pollaio, proprio quelle dove il Covid-19 ha potuto dilagare, quelle che hanno costretto alla DaD milioni di studenti…». L’ultimo spunto ci era venuto dalla «vergognosa decisione del suo partito (e di tutti gli altri che sostengono il Governo, naturalmente) che affosserà definitivamente la scuola in Italia e, ovviamente, nel nostro Comune». Si era infatti appena saputo della riduzione degli investimenti sulla scuola pubblica. Il DEF (Documento di economia e finanza) per il prossimo triennio, reso pubblico dal Governo Draghi, infatti, prevede una riduzione rispetto agli ultimi anni, ponendo il tetto di spesa al 3,5% rispetto al famoso PIL (Prodotto Interno Lordo), contro una media europea è del 4,7%.
Il Sindaco, però, aveva preferito fare il “pesce in barile”. Uno dei ruoli che preferisce. Fino a quando non è stato costretto a reagire dalla lettura dei giornali. È stata infatti data l’evidenza che meritava alla «classifica pubblicata dal Sole 24 Ore, che mette la nostra provincia in fondo alla graduatoria relativa al numero di alunni per classe. La nostra media è infatti di 22,02 studenti». Ravenna è la peggiore della Romagna (comunque disastrata: Rimini e Forlì-Cesena sono entrambe al 100esimo posto con una media di 21,3 studenti per classe). Evaporata l’eccellenza che era della nostra Regione (in Emilia il piazzamento migliore ce l’ha il 71esimo posto di Piacenza), resta comunque la vergogna nazionale dell’ultimissimo posto in Italia: 107esimo. I dati sono relativi all’anno scolastico 2020/2021.
Dice ora il Sindaco che «il dato è estremamente negativo per il territorio di Ravenna e merita una riflessione». Se si fosse dato la pena di ascoltare Ravenna in Comune, non avrebbe avuto bisogno di aspettare sino ad oggi per scoprire che «non è accettabile e bisogna dare battaglia». Come dice solo ora. Ora che si è accorto di quanto la sua cittadinanza sa da tempo lamentandosene ad alta voce, ci dice che «appena abbiamo letto questi dati, li abbiamo segnalati sia alla Regione che al Ministero competente».
Come Ravenna in Comune riteniamo una lettera di segnalazione sia un po’ poco per “dare battaglia” come promesso. Sarà forse il fatto che siamo di spirito meno condiscendente e, soprattutto, nulla abbiamo a che fare con il PD che governa sia a Ravenna che a Bologna e a Roma, ma a noi non basta. Alla città neanche. Non mancheremo di ricordarglielo alla ripresa delle lezioni quando de Pascale finirà per accorgersi che nulla è cambiato. Niente è regalato, niente è scontato: solo la lotta “vera” può produrre risultati.
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Ravenna, qualità della vita