Il 2 giugno è mancato Silvano Saporetti, uno degli ultimi partigiani e ieri si è svolto l’ultimo saluto. Ha unito la lunghezza della vita alla estrema giovinezza del momento in cui era entrato a far parte della lotta partigiana. Sono gli elementi che accomunano necessariamente le ultime e gli ultimi che possono testimoniare direttamente la lotta attraverso la quale l’Italia si è conquistata la forma di Stato repubblicana ed una Costituzione il cui tasso di democrazia è inviso ai cosiddetti poteri forti. Tutte le ricerche di storia orale confermano che anche nelle società alfabetizzate il ricordo vivo non risale più indietro di ottant’anni. Silvano era entrato a far parte a 17 anni del Distaccamento Garavini, partecipe della liberazione dei territori a sud di Ravenna e della stessa città, ed aveva poi combattuto nella 28^ Brigata Garibaldi “Mario Gordini” fino al 20 maggio 1945. Aveva da pochi mesi compiuti i 95 anni di età.
Silvano è stato testimone di questa memoria attraverso la raccolta scritta dei suoi ricordi e avendo portato le sue esperienze nelle scuole con il racconto diretto. È quello attuale un momento estremamente delicato per il mantenimento della memoria e della identità collettiva che ha nel periodo resistenziale il suo atto fondamentale. La perdita inevitabile delle testimonianze dirette costringe al presidio di questa memoria che è e deve restare memoria comune del nostro Paese. Nel ricordare Silvano, ringraziarne l’opera e nelle condoglianze alla famiglia, Ravenna in Comune ne è fortemente consapevole. Come affermava Silvano in una sua recente intervista, alla domanda «ne è valsa la pena?» la risposta è che «la lotta continua sempre».
[nella foto: Silvano Saporetti durante la lotta partigiana]
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Fonte: Silvano Saporetti nel Memoriale Della Resistenza Italiana