Oggi il mondo della scuola scende in sciopero. Il rischio di un sostanziale rientro dalla finestra della “buona scuola” non è più un rischio ma una condizione realizzata attraverso la decretazione di urgenza. Con discutibile senso di umorismo proprio il primo maggio, festa delle lavoratrici e dei lavoratori, è entrato in vigore il DL 26/2022 preteso dal PD attraverso il suo ministro dell’istruzione. D’altra parte si è già ampiamente avuto modo di prendere atto in questi mesi di quale sia la portata di questa “visione” e del suo impatto: dalla repressione feroce delle contestazioni e del movimento studentesco all’altrettanto feroce mantenimento dell’alternanza scuola/lavoro a dispetto della sequela di morti e feriti tra gli studenti sfruttati dai padroni. Del resto, da che parte si sia schierato il PD si sa da tempo.
Si mortifica l’autonomia scolastica imponendo “in cambio” una nuova sovrastruttura di “alta formazione”. Si vogliono far tornare i bonus premiali (una tantum) tagliando le cattedre (circa 10.000 unità), i fondi destinati alla formazione dei docenti e le risorse per l’autonomia destinate alle scuole. Nessuno spazio alla stabilizzazione dei precari. Eccetera.
«Nel territorio di Ravenna – spiegano i sindacati – all’indomani della proclamazione dello sciopero abbiamo indetto assemblee informative nei luoghi di lavoro sulle conseguenze che la Riforma della scuola comporterebbe, se passasse in Parlamento senza alcuna modifica. La risposta da parte delle lavoratrici e dei lavoratori è stata forte, chiara e unanime: tali provvedimenti non riconoscono la necessaria centralità alle politiche dell’istruzione e della formazione con scelte che rafforzino realmente il ruolo della scuola pubblica e democratica del Paese, al fine di garantire il pieno esercizio del diritto allo studio. Siamo di fronte a una legge 107, quella della “buona scuola”, riverniciata, in cui si sottraggono risorse al rinnovo contrattuale, riducendo il salario accessorio di tutte le lavoratrici e i lavoratori della scuola. La 107 era stata vanificata da interventi in ambito contrattuale dopo uno storico sciopero generale. È arrivato il momento di fare sentire nuovamente la nostra voce il 30 maggio».
Ravenna in Comune è nata contro la “buona scuola” del PD e non può che coerentemente essere al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola anche nello sciopero di oggi contro la “nuova riforma” del PD e per il sostegno alla scuola pubblica. Si svegli chi (come quella parte del movimento sindacale ancora il 23 maggio scorso sceglieva di incontrarsi con il PD) si ostina a confondere quel partito come un riferimento all’interno dell’Esecutivo e non invece l’avversario contro cui scioperare. Ieri, come oggi, a Roma contro Bianchi e a Bologna e Ravenna contro l’autonomia differenziata di Bonaccini e de Pascale. Chi altri se non la Giunta de Pascale, del resto, compresi quegli imbarcati dei Coraggiosi, ha appena avuto il “coraggio” di privatizzare una scuola per l’infanzia comunale? Ora addirittura il PD privatizza uno dei servizi vanto delle amministrazioni emiliano-romagnole. Ha cominciato con la “Mani fiorite” di via Caorle. Quale sarà la prossima?
Per tutto ciò Ravenna in Comune è solidale con lo sciopero della scuola e a favore della scuola pubblica, contro il PD che la vuole distruggere.
[nella foto: la scuola comunale per l’infanzia Mani Fiorite di via Caorle che il PD ha appena privatizzato]
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Lunedì 30 maggio sciopero generale del personale della scuola