Per non dimenticare le vittime di tutte le mafie, oggi, come ogni anno, viene celebrata la Giornata per la legalità e il contrasto alla criminalità mafiosa. Nella speranza che oramai sia conoscenza comune, il 23 maggio 1992, cioè 30 anni fa, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani venivano assassinati dalla mafia sulla A 29 nei pressi dello svincolo per Capaci. Il 19 luglio dello stesso anno in Via D’Amelio a Palermo sarebbe stato il turno di Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
La Corte di Cassazione ha sostanzialmente confermato le condanne decise della Corte di appello di Bologna nel maxi-processo ‘Aemilia’ e così pure il quadro accusatorio della storica grande operazione contro le infiltrazioni e il radicamento della criminalità organizzata calabrese in Emilia-Romagna, scattata nel 2015 con 117 arresti. Lucia Musti, procuratrice generale reggente a Bologna, che ha rappresentato la pubblica accusa nel processo di appello, ha commentato riprendendo le sue stesse parole per la relazione in apertura dell’anno giudiziario:
«La sentenza ‘Aemilia’ con il suo passaggio in giudicato, la nona in ordine temporale per associazione di stampo mafioso in Emilia-Romagna, conferma che l’Emilia-Romagna è un distretto di mafia».
Ravenna, da parte sua, non si contraddistingue né per una qualche magica immunità dal fenomeno né per altrettanto magici anticorpi in grado di reagire prontamente. Se prendiamo ad esempio le segnalazioni per riciclaggio, nel primo semestre 2021 Ravenna ha registrato un +64% rispetto all’anno precedente. Se esaminiamo le cosiddette eco-mafie, nella nostra regione, nel ciclo illegale del cemento, Ravenna si colloca ai vertici per numero di reati assieme a Rimini e Ferrara. I giornali non ci fanno mancare poi notizie relative all’azzardo e agli episodi di contiguità che, quasi naturalmente, il settore attrae. Sempre dalla stampa si apprende che si susseguono le interdittive antimafia e i conseguenti blocchi di cantieri nei pubblici appalti: dagli uffici comunali al nuovo palazzetto.
Il Sindaco propone un Osservatorio. Mossa curiosa, visto che proprio lui rende difficile un’efficace implementazione dell’Osservatorio sulla sicurezza e sulla legalità del lavoro approvato, senza voti contrari, su proposta di Ravenna in Comune, nella scorsa consigliatura. Ci sembra un po’ poco, se resta un’operazione di facciata, per rispondere al monito della CGIL con la quale siamo del tutto d’accordo: «L’Emilia-Romagna è una realtà economica, produttiva e finanziaria che si sta ancor più inquinando col fare illegale e malavitoso, che allarga gli ingressi mafiosi nella nostra rete aziendale regionale e che impone l’adozione urgente di misure di contrasto e di prevenzione istituzionale e sociale».
Come Ravenna in Comune riteniamo che una maggior attenzione alla costruzione dei bandi pubblici sarebbe maggiormente utile in questo caso. Presto si dovranno avviare, per esempio, i bandi per le concessioni delle spiagge dopo anni di rinvii per proroghe ora non più possibili. Più che a un presunto rischio di “invasione” da parte di multinazionali estere del turismo, sarebbe il caso che il Sindaco, competente a far partire i bandi, prestasse attenzione al ben più concreto rischio di infiltrazione mafiosa. Precedenti in questo senso, anche nel settore balneare, purtroppo, non sono mancati.
[nella foto: i resti dell’auto di scorta al giudice Giovanni Falcone esposti in Piazza Garibaldi a Ravenna lo scorso 29 marzo]
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Ungaro: «Ravenna e la Romagna non sono immuni dalla mafia»