Non si creda che la pace sia un’aspirazione scontata e universale. Non si creda che alla guerra guardi prima di ogni altro chi se la ritrova in casa, chi la combatte o chi ha tra gli affetti persone travolte dal conflitto. Niente affatto. C’è un’economia di guerra. È stata evocata più volte in questi giorni dallo stesso Governo. Non è qualcosa che si subisce ma qualcosa per cui da parte del padronato e dei suoi rappresentanti istituzionali si lavora intensamente perché dia selettivamente il massimo beneficio. Soldi. Tanti soldi. Un’altra formidabile occasione di trasferimento di risorse dalla collettività a pochi “eletti”. I soldi vanno agli armamenti e quindi a chi li produce e vende. I soldi vanno alle risorse energetiche, al solito fossile, gas, petrolio, perfino carbone, a chi lo produce e vende. I soldi non vanno alla sanità, alla scuola, al rinnovo dei contratti di lavoro. Armi e fossile viaggiano a braccetto a discapito della popolazione. In Ucraina, in Russia, in Europa, nel mondo e, ovviamente, anche in Italia, la popolazione, la gente, senza riguardo alle divisioni nazionali, tutto ha da perdere dai conflitti. Prima e seconda guerra mondiale, Palestina, Corea, Vietnam, Jugoslavia, Iraq, Afghanistan, Yemen e ora Ucraina, per citare solo i primi che vengono in mente negli ultimi cento anni o giù di lì. Tanti altri conflitti divampano di continuo per la gioia di pochi che diventano sempre più ricchi sulle sofferenze dei molti.
Oggi è sciopero a Ravenna e in tutta Italia. Nel settore pubblico e in quello privato. Indetto dal sindacalismo di base. È sciopero generale e sociale contro la guerra, l’economia di guerra e il governo della guerra. È sciopero contro l’invio delle armi in Ucraina e l’aumento delle spese militari; per l’aumento delle spese sociali e dei salari, il ripristino della scala mobile, per un reddito di base per tutte e tutti, per il cessate il fuoco. Ravenna in Comune è impegnata nel sostegno di ogni manifestazione che renda pubblica la contrarietà della popolazione alla guerra e agli sforzi dei padroni per alimentarla e allargarla ogni giorno di più. Che la maggioranza degli italiani sia contro la guerra, il riarmo e a favore di azioni concrete per aiutare la risoluzione pacifica delle controversie è noto ma viene occultato. Così come il fatto che la stragrande maggioranza degli italiani preferisca che le risorse pubbliche servano ad aumentare i salari, vadano a sostenere i servizi pubblici, consentano di andare in pensione, ecc. piuttosto che a comprare e distribuire strumenti di morte e distruzione.
Per tutto ciò Ravenna in Comune aderisce e sostiene lo sciopero di oggi.
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Venerdì sciopero generale contro la guerra e contro l’economia di guerra