La premessa è doverosa: come Ravenna in Comune abbiamo sempre espresso contrarietà rispetto al sistema di raccolta rifiuti cosiddetto “porta a porta misto”. Ritenevamo (e riteniamo ancora) che assommi le negatività di entrambi i mondi: la raccolta a casa di ogni produttore dei rifiuti e quella stradale. E ciò senza che la modifica rispetto alla raccolta tutta stradale possa dare gli indispensabili miglioramenti in termini di raccolta differenziata. La nostra posizione non derivava da astratte valutazioni bensì dai precedenti esperimenti che avevamo visto porre in essere nei territori vicini. E, poiché a pensar male si fa peccato ma spesso ci si prende, abbiamo anche subodorato che una delle ragioni dei continui ritardi nell’avvio del porta a porta misto nel ravennate fosse dovuto ai timori da parte di de Pascale di ricadute negative per la prossimità all’appuntamento elettorale. Passate le elezioni, ecco puntuale il porta a porta misto e, altrettanto puntuali, le diffuse lamentele per piccoli e grandi disservizi da parte della multiutility. Che peraltro, proprio a causa del sistema né carne né pesce, non consentirà a Ravenna di adempiere agli obblighi che, entro luglio, approverà l’Assemblea Regionale sulla base di quanto proposto dalla Giunta.
Il Piano regionale rifiuti 2022-2027 presentato dalla Giunta Regionale, infatti, fissa la raccolta differenziata all’80% da raggiungere entro il 2025 e lo stop a nuove discariche per i rifiuti urbani indifferenziati. Ravenna a livello provinciale è in fondo alla classifica regionale con il 61,1% (in testa c’è Ferrara con l’87,6%). A livello comunale non andiamo oltre il 62,1%. Per questo abbiamo premesso che non vediamo di buon occhio un sistema utile solo ad Hera per continuare ad avere rifiuti da bruciare nei termovalorizzatori. Come confessa la stessa Hera nell’ultima trimestrale (quella che ha sbandierato un +133,8% nei ricavi), infatti, «sono in aumento i ricavi del settore ambiente principalmente per la produzione di energia».
Ciò detto, si aggiunge un ulteriore tassello alle tante lamentele dell’utenza. Rivela la stampa che «i bidoncini della raccolta porta a porta non sono assicurati». Questa, almeno, la risposta scritta del Servizio Clienti di Hera ad una precisa richiesta proveniente dalla provincia di Ravenna. Quando la stessa domanda è stata rivolta ad Hera direttamente dal giornalista, il tiro è stato parzialmente rettificato: «I contenitori per il porta a porta rientrano nel ciclo dell’attività di raccolta, che è coperta dalla polizza assicurativa per ogni eventuale danno causato a terzi riconducibile ad una responsabilità del gestore. La copertura non è ovviamente garantita se il cittadino e l’attività non si attengono alle istruzioni contenute nel calendario di raccolta consegnato o in caso di condotta imprudente o negligente dell’utente, che deve sempre operare in modo da garantire che i contenitori stazionino su suolo pubblico in sicurezza, senza intralci per la circolazione e per il minimo tempo necessario».
Visto che sarebbe una condizione tassativa per l’operatività della copertura assicurativa, si chiede il giornalista se non andrebbe meglio chiarito cosa si debba intendere per “condotta imprudente o negligente dell’utente” e, ancor più, per “minimo tempo necessario”: «visto che nel vademecum fornito dalla multiutility viene indicato che la raccolta parte dalle 4 di mattina, l’utente dovrebbe lasciarlo, nella migliore delle ipotesi, una mezz’oretta. Di certo nessuno si sveglierebbe nel cuore della notte, e gli uffici e i negozi generalmente non chiudono dopo le 19. Peraltro il problema del “tempo minimo per essere assicurati” riguarda anche il ritiro dei bidoni svuotati al mattino. La speranza è che nei prossimi giorni siano forniti ulteriori chiarimenti».
Viste le premesse e, crediamo, comprensibilmente, come Ravenna in Comune la speranza, nei confronti di Hera e delle Amministrazioni a guida PD che da tempo le tengono bordone, l’abbiamo esaurita da un pezzo.
#RavennainComune #Ravenna #Hera #differenziata #rifiuti
_________________________________
Lo strano caso dei bidoncini dei rifiuti