«Secondo Putin le imprese energetiche italiane fanno affari d’oro con il gas russo. Famiglie e aziende pagano il conto». Così hanno titolato i giornali dopo l’incontro avvenuto mercoledì scorso tra Putin e alcune grandi imprese italiane. La Russia, va ricordato, fornisce all’Italia quasi la metà del gas che importa. Inoltre l’Italia produce ancora oltre il 40% dell’energia elettrica utilizzando il gas naturale. Ma, Putin sostiene, le compagnie energetiche italiane stanno ricevendo gas russo a «prezzi molto più bassi di quelli di mercato» grazie ai contratti a lunga scadenza con Gazprom. Fa male, benché perfettamente in linea con il credo nel libero mercato, la conclusione giornalistica: «Certo è che nelle ultime settimane le imprese italiane sono addirittura riuscite a rivendere all’estero parte del gas arrivato nel Paese. Se si segue il ragionamento del presidente russo si può immaginare con ingenti profitti».
D’altra parte fanno male anche le bollette aumentate e l’inflazione galoppante che a sua volta aumenta il costo della spesa. Non solo il pil, dunque, aumenta. Di certo non aumenta il peso della busta paga, per chi ce l’ha.
In un Paese serio, dunque, ci si aspetterebbe almeno un’indagine sulla speculazione operata dalle grandi aziende italiane dell’energia, peraltro, spesso sotto controllo statale. Invece da noi il Ministro Cingolani non perde occasione per cercare di abbindolare gli Italiani con delle sonore patacche: «Dovremo aumentare anche la produzione di gas italiano diminuendo l’importazione in modo che una parte di questo gas possa essere utilizzato a prezzo calmierato per le nostre aziende». Si è visto come vengono calmierati i prezzi, infatti! Eppure è la stessa “patacca” che cercano di piazzare i politici e i lobbisti ravennati: produciamo più gas “italiano” per abbassare le bollette. Come dimostra la vicenda russa, però, non è la nazionalità del prodotto estratto a far abbassare la bolletta ma l’azione dei Governi sulle imprese private che lo estraggono e/o lo commercializzano. Se si lascia loro la possibilità di fare degli extra profitti senza nemmeno tassarglieli, come ha scelto di fare il Governo italiano, non ci sarà nessuna differenza per la bolletta da un gas estratto da compagnie italiane in Italia o all’estero o direttamente comprato da queste ultime.
La differenza la fa, invece, la propaganda per giustificare un PITESAI che sta per sdoganare una sorta di liberi tutti per le estrazioni di gas oltre le dodici miglia, consentendo, allo stesso tempo di continuare con le estrazioni per le piattaforme dislocate entro il limite. Non a caso Il Sole 24Ore sta preparando il terreno dando diffusione a “bozza” della planimetria a corredo del piano. È quella che illustra questo articolo. Mentre sono rivelatrici le prese di posizione sul fossile, nessuna credibilità hanno invece le affermazioni di Cingolani sulla necessità di spingere sulle rinnovabili. Solo parole puntualmente contraddette dalle penalizzazioni di questi giorni. Ad oggi, in Italia, circa un dodicesimo dell’energia totale prodotta in Italia, rinnovabile e non, deriva da impianti fotovoltaici (dati ENEL). «Raggiungendo il 72% di energia prodotta da rinnovabili il costo della bolletta elettrica passerebbe da 75 miliardi di euro anno a 45 con un risparmio di 30 miliardi» dice Europa Verde. Le parole di Ravenna in Comune, perciò, sono coerentemente le stesse che pronunciamo sin dalla nostra fondazione: solo l’immediato passaggio alle energie rinnovabili può salvare sia il pianeta che la capacità dei non ricchi di arrivare a fine mese.
[L’immagine è la planimetria a corredo del PITESAI diffusa da Il Sole 24Ore. Le aree geometriche colorate raffigurano le concessioni minerarie. Entro le 12 miglia verrebbero vietati ampliamenti ma comunque consentita la prosecuzione delle attività sui giacimenti. Tra queste ultime c’è l’Angela Angelina]
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Energia, la richiesta da Ravenna: “Gas italiano contro i rincari”. I sindacati, con imprese, associazioni e istituzioni ravennati, sono in linea con le parole del ministro Cingolani sull’aumento della produzione