La questione amianto riemerge periodicamente in modo eclatante come con la recente sentenza che il “Corriere Romagna” del 3 dicembre ha sintetizzato con questo titolo: “Ravenna, morti d’amianto al petrolchimico, la Cassazione: nessun colpevole”. Questo l’esito finale del processo intentato per dare giustizia agli operai esposti all’amianto nell’ex ANIC.
L’amianto è presente in moltissimi ambiti, ad esempio dai tetti ondulati alle canne fumarie in fibrocemento (conosciuto con il marchio commerciale di Eternit) ad alcune condutture dell’acquedotto fino alle coibentazioni utilizzate per isolare termicamente gli impianti. La letteratura scientifica riporta che c’è sufficiente evidenza per affermare che l’amianto è in grado di causare il cancro al polmone, laringe, ovaio e al mesotelio. Gli amministratori locali ravennati, impegnati a fondo nell’immaginare Ravenna terminal europeo della portualità e nell’ennesima riqualificazione della darsena di città dovrebbero leggere le parole del magistrato Riverso riportate il 4 dicembre sempre da il “Corriere Romagna”.
“Nei prossimi anni dovremo occuparci della questione ambientale legata all’amianto, che ora è il vero problema da quando nel ‘92 è stato bandito dal luogo di lavoro. È una questione anche di civiltà, da delegare alla politica e non alla magistratura, che arriva quando il danno è già fatto. Certo è che si potrebbe agire in via preventiva, ma non vedo questa sensibilità.”
La legge 257/1992 ha infatti vietato “l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto, di prodotti di amianto o di prodotti contenenti amianto” ma non si è proceduto a dare piena operatività ai piani regionali di “censimento degli edifici nei quali siano presenti materiali o prodotti contenenti amianto libero o in matrice friabile”. Si è lavorato in via prioritaria – per non dire esclusiva – agli edifici pubblici ma i siti privati non
sono stati oggetto di censimento obbligatorio con sanzione in caso di mancata segnalazione. Il risultato è che a distanza di quasi trent’anni
dall’approvazione della legge, il giudice Riverso nota come non ci sia la sensibilità per evitare, in via preventiva, i danni provocati dalla dispersione di fibre di amianto nell’ambiente.
Il Sindaco de Pascale, oltre a firmare ogni anno ordinanze per il contrasto alla zanzara comune o alla zanzara tigre, tutelerebbe in modo più chiaro la salute pubblica ordinando anche a tutti i proprietari di immobili la segnalazione della eventuale presenza di materiali contenenti amianto e permetterne così una valutazione da parte dell’AUSL.
https://www.corriereromagna.it/ravenna-il-giudice-delle-battaglie-contro-l-amianto/