L’economia delle ecomafie sta andando alla grande. Non ha conosciuto lockdown: nel 2020, anno della pandemia di covid-19, in Italia sono stati 34.867 i reati ambientali accertati (+0,6% rispetto al 2019), con una media di oltre 95 reati al giorno, 4 ogni ora. Lo ha denunciato il nuovo rapporto ecomafia 2021, realizzato da Legambiente: in aumento in Italia le persone denunciate (33.620, +12%), le ordinanze di custodia cautelare eseguite (329, +14,2%), i sequestri effettuati (11.427, +25,4%), pur calando sensibilmente i controlli, da 1.694.093 a 1.415.907 (-17% rispetto al 2019).
In Emilia-Romagna, nel ciclo illegale del cemento, Ravenna è ai vertici per numero di reati (26) assieme a Rimini e Ferrara. È importante averlo a mente considerando le opere pubbliche e semi-pubbliche ad elevato tasso di cementificazione che stanno per partire. Qualche esempio. C’è il chilometro di banchine lungo il Candiano che il nuovo progettone ha previsto. Ci sono 100 ettari di nuove piattaforme logistiche che confinano con Porto Fuori.
Un anno fa Massimo Manzoli, profondo conoscitore della materia e, all’epoca, nostro consigliere comunale, metteva in guardia sulla presenza delle ecomafie nel nostro territorio. E, in particolare, sul fatto che “i confini tra cosa sia legalità e illegalità, cosa sia mafia e cosa non lo sia si fanno sempre più labili con le nuove tecnologie. I reati ambientali, ad esempio, non sono giudicati come reati di mafie, nonostante Legambiente parli da tempo di ecomafie”.
Qualche giorno fa la CGIL ha avuto modo di ricordare che “l’Emilia-Romagna è una realtà economica, produttiva e finanziaria che si sta ancor più inquinando col fare illegale e malavitoso, che allarga gli ingressi mafiosi nella nostra rete aziendale regionale e che impone l’adozione urgente di misure di contrasto e di prevenzione istituzionale e sociale”.
Come Ravenna in Comune abbiamo già dichiarato di essere d’accordo, ma vale la pena ribadirlo. Ne facciano le istituzioni locali, il Consiglio Comunale innanzi tutto, tema prioritario nell’interesse politico della collettività. Non può bastare un osservatorio che il Sindaco, come ha scritto nel suo programma elettorale, vorrebbe istituire, se poi venisse depotenziato come ha fatto con il “nostro” sulla legalità e sicurezza del lavoro. Abbiamo già avuto pochi mesi fa almeno un paio di cantieri pubblici bloccati da interdittive antimafia (nuovi uffici comunali, palazzetto dello sport). Con la mafia non ci si può permettere di limitarsi agli annunci di occasione.
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IL RAPPORTO ECOMAFIE
Fonte: Corriere Romagna del 23 novembre 2021