Un anno fa Massimo Manzoli, profondo conoscitore della materia e, all’epoca, nostro consigliere comunale, metteva in guardia sulla presenza delle mafie nel nostro territorio. E, in particolare, sul fatto che “i confini tra cosa sia legalità e illegalità, cosa sia mafia e cosa non lo sia si fanno sempre più labili con le nuove tecnologie. Per esempio, oggi è praticamente impossibile provare l’associazione di stampo mafioso per chi gestisce il gioco d’azzardo online. O per esempio nei casi di caporalato; nel sentire comune si tratta di mafia, ma in realtà non sono quelle le accuse che si possono muovere. Gli stessi reati ambientali, non sono giudicati come reati di mafie, eppure Legambiente parla da tempo di ecomafie”.
Alcune notizie di oggi riportano proprio il tema delle ecomafie alla nostra attenzione, proprio perché entrambe riguardano da vicino il nostro territorio.
La prima si occupa di un gruppo locale che fattura 120 milioni di euro l’anno e, con 400 dipendenti, è leader nel trasporto rifiuti. Ha appena ricevuto una seconda interdittiva antimafia (la prima è nel frattempo venuta meno). La ragione del decreto prefettizio sta in una presunta vicinanza con il clan dei Casalesi da parte di aziende (anche della nostra provincia) con le quali il gruppo si è trovato impegnato a concorrere per l’ottenimento di appalti.
La seconda, invece, vede la presenza a Ravenna delle famiglie della ‘ndrangheta dei Delfino e dei Pieromalli. Un ravennate è ai domiciliari e una società ravennate sotto sequestro. L’ipotesi investigativa è che la società fosse intestata a terzi ma direttamente controllata dalle cosche in un grosso traffico illecito di rifiuti.
“Allarme mafie e riciclaggio in Romagna: Ravenna a +64% rispetto al 2020” hanno recentemente intitolato i giornali. La CGIL ha così commentato la poco invidiabile testa della classifica conquistata da Ravenna a livello regionale:
“L’Emilia-Romagna è una realtà economica, produttiva e finanziaria che si sta ancor più inquinando col fare illegale e malavitoso, che allarga gli ingressi mafiosi nella nostra rete aziendale regionale e che impone l’adozione urgente di misure di contrasto e di prevenzione istituzionale e sociale”.
Come Ravenna in Comune non possiamo che essere d’accordo e rilanciare a nostra volta l’allarme, che già avevamo rivolto alle rinnovate istituzioni comunali solo pochi giorni fa. E se il Sindaco, come ha scritto nel suo programma elettorale, pensa veramente di cavarsela bissando anche per le mafie con un inutile osservatorio (come quello che ha reso inservibile sulla sicurezza del lavoro), torneremo presto a ricordargli che la gravità della situazione richiede ben altro.
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Una seconda interdittiva antimafia per le aziende della famiglia De Sarlo
Fonte: Corriere Romagna del 20 ottobre 2021
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Traffico di rifiuti, ravennate ai domiciliari e sequestro di una società in viale della Lirica
Fonte: Il Resto del Carlino del 20 ottobre 2021