C’era una volta un re che quando si smetteva di parlare di lui prometteva qualcosa. Aveva poca importanza che si trattasse di un nuovo palazzetto dello sport o di una circonvallazione, di nuovi uffici comunali o addirittura di un parco marittimo. L’importante per lui è che i giornali del reame pubblicassero l’immagine del suo volto e diffondessero ai quattro venti il suo nome un giorno sì e l’altro pure. Così, un bel giorno che, insolitamente, nessuno aveva ancora pronunciato il suo nome, tirò fuori dal cappello, anzi da sotto la corona, l’idea di un bel parco al posto di una vecchia caserma.
La caserma era veramente vecchia: era stata costruita più di due secoli fa. Ma da almeno dieci anni l’esercito che l’aveva abitata se ne era andato. Così la vecchia caserma, che portava il nome di un poeta morto 700 anni prima, stava andando a poco a poco in rovina. Per questo al re sembrò una buona idea di farne un parco, un grande parco, il terzo parco dentro le mura della piccola capitale del suo reame. I miei sudditi saranno contenti – si disse – e si ricorderanno di me – aggiunse felice.
Così iniziarono i lavori che incontrarono, però, qualche problema. Come succedeva sempre nel suo reame. Per questo non c’era ancora il nuovo palazzetto dello sport o la circonvallazione, i nuovi uffici comunali o il parco marittimo. Il re non era contento. Di lui si doveva parlare, è vero, ma voleva che si parlasse solo bene. Quando qualcuno faceva l’errore di ricordare che una sua promessa era andata a vuoto, subito si adombrava. E tirava fuori dal cappello, anzi da sotto la corona, una nuova promessa.
Così fu anche per il parco della caserma. Cosa ci poteva essere di più bello di inaugurare il parco proprio nell’anno delle grandi celebrazioni del poeta che aveva dato il proprio nome alla caserma? «Vogliamo mettere il parco a disposizione dei cittadini entro l’estate». Così promise il re.
Ma venne la primavera e se ne andò. Venne l’estate e si sfilò. Mancava solo una settimana alla fine della stagione calda ed ormai era chiaro a tutti che il parco non sarebbe stato pronto. Anzi, lo spiazzo era una desolazione. Nessun lavoro ferveva. Solo polvere e calcinacci, altro che prati e orti!
Pensa che ti pensa, non gli veniva più nessuna idea. Di trasformare in un hotel il palazzo della provincia aveva già detto e se l’era dovuto rimangiare. Anche lo stadio di beach volley l’aveva già annunciato e ritirato. Poi si ricordò di una promessa così vecchia che nessuno, pensò, se ne poteva ricordare più. Si convinse che poteva rimetterla a nuovo e riproporla. Allora chiamò gli ambasciatori e mandò i messi, riempì la piazza con i gonfaloni dei suoi sostenitori e, nel silenzio generale, solennemente promise:
«la corretta dismissione delle piattaforme non più utilizzate al fine di offrire concrete possibilità di lavoro per l’esperto settore locale legato al cosiddetto “decommissioning” e quindi alla fase finale del ciclo di vita degli asset appartenenti alla filiera del gas naturale. Tutto ciò nel massimo rispetto delle norme sugli impatti ambientali e sulla sicurezza del lavoro. Impegnandoci a seguire da vicino la determinazione in corso del PITESAI, nel fare questo è necessario, affidarsi a rigorosi criteri scientifici, sia per valutare la sostenibilità ambientale degli interventi futuri, sia per superare quelle attività, autorizzate in passato, non più sostenibili. In particolare, come più volte auspicato anche dal Consiglio Comunale, va eliminato il punto di estrazione “Angela e Angelina” per l’eccessiva vicinanza alla costa e i suoi effetti a nell’area molto fragile di Lido di Dante, Lido Adriano e foce Bevano».
Gli ambasciatori applaudirono, i sostenitori si entusiasmarono. Ed anche i più ombrosi tra i cittadini risero di cuore. E tutti vissero felici e contenti, senza il nuovo palazzetto dello sport e la circonvallazione, senza i nuovi uffici comunali e il parco marittimo. Anche senza il parco della caserma, naturalmente. All’ombra proiettata dall’Angela Angelina su una costa che sprofondava sempre di più. Ma col sorriso nel cuore pensando alla prossima divertente promessa mancata di re Michele.
[la foto di oggi evidenzia lo stato dei lavori nella ex caserma Dante Alighieri. La vecchia promessa di eliminare l’Angela Angelina, perché l’ENI era d’accordo, risale all’estate di 4 anni fa. La riproposizione a nuovo della stessa promessa si può leggere a pagina 27 del programma elettorale di Michele de Pascale, presentato l’altro ieri in Piazza Kennedy]
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