Era stata lapidaria la Segretaria FLC-CGIL Marcella D’Angelo una settimana prima dell’inizio delle lezioni: «Riparte la scuola, ma non è cambiato niente rispetto a prima della pandemia». Eppure l’epidemia non è appena scoppiata: siamo al secondo anno di lezioni e siamo ancora in emergenza. Non pandemica però che, incrociando le dita, è al momento sotto controllo. L’emergenza è nel sistema scolastico che sconta le stesse criticità di sempre nonostante le (dichiarate) intenzioni di investimenti economici sulla scuola.
Il Sindacato metteva in fila alcune delle criticità.
- Precariato: «oltre 300 assunzioni di ruolo nella provincia di Ravenna sono state sostituite da contratti a tempo determinato, cioè precari».
- Sostegno: «non c’è personale specializzato».
- Sovraffollamento: le cosiddette classi pollaio non sono un ricordo del passato. Alcuni numeri rendono bene il problema. «All’Itis Baldini l’anno scolastico partirà con 8 prime di 28 alunni ciascuna. Mi chiedo come verranno rispettate le regole sulle distanze, tanto più che quella dell’Itis non è una situazione isolata e le nostre scuole non hanno spazi da consentire i distanziamenti con numeri così alti».
Arrivati al fatidico giorno, ovviamente, i problemi restano gli stessi. Con qualche aggiunta. Così Sara Errani, sempre della FLC-CGIL:
«In realtà i problemi storici della scuola non sono stati risolti, la pandemia li ha fatti emergere in modo esponenziale – commenta –. Ad esempio per il sovraffollamento, disagio che ora rappresenta un problema di sicurezza sul lavoro. E ancora il nodo dei trasporti, la restituzione a supplenza di posti che dovrebbero essere di ruolo, l’edilizia scolastica non risolta: anche se il Pnrr ha stanziato fondi, ad oggi gli interventi non si sono concretizzati. In più si è aggiunto il green pass».
Già, perché c’è anche il green pass, adesso, che si è aggiunto alle problematiche da mettere in conto. Del resto, senza, il personale scolastico non entra a scuola. Ma poi se il green pass il personale scolastico ce l’ha, rischia di non entrare lo stesso, perché i dirigenti attendono che il portale ministeriale dia l’ok. E possono passare ore. È già successo. L’ultimo caso riportato a Ravenna è accaduto al Liceo Artistico. «Il dirigente scolastico del liceo artistico Gianluca Dradi dice che la situazione era nota agli insegnanti: “Ancora prima di prendere servizio, con la collaborazione della dirigente precedente, avevo fatto una circolare con cui convocavo il collegio docenti e lo informavo che in base al decreto legge del governo era previsto l’obbligo di green pass. Il 1° settembre, giorno di presa in servizio, c’erano due persone con tampone negativo ma senza green pass, e considerando che non dovevano trattenersi ma solo firmare le ho fatte entrare, spiegando che era un’eccezione assoluta. Ora però le cose sono diverse, e noi non possiamo trattare dati sanitari. Occorre munirsi di tampone in tempo utile, non dipende da me ma dalla legge”». Il green pass si ottiene con vaccinazione o tampone. A pagamento, in quest’ultimo caso, ma «i tamponi dovrebbero essere rimborsati: in tutte le aziende non è mai il lavoratore a pagare per la sicurezza» (Fabio Tommasoni, segretario provincia di Ravenna di Uil scuola). Intanto però, in assenza di obbligo vaccinale, e con la validità di un tampone limitata a 48 ore chi stabilisce qual è “il tempo utile”?
E poi ci sono i vaccini. Non obbligatori ma effettuati su base volontaria. E la loro promozione non è sicuramente aiutata da deliranti iniziative come quelle di chiedere «ai ragazzi non vaccinati di alzare la mano, e in alcuni casi anche di spiegare il motivo di tale scelta (se fosse dipesa da dubbi o timori personali o decisione dei familiari)». È accaduto sia a Ravenna che a Faenza in alcune classi al momento dell’appello. Di «gravissima violazione della privacy nei confronti di alunni minorenni che dovrebbero essere protetti e non esposti al pubblico ludibrio» parlano i rappresentanti del Comitato aderente alla rete nazionale Scuola in presenza, secondo cui «tali domande personali e non attinenti al programma di studio rischiano di incrinare la serenità dell’ambiente scolastico e i rapporti tra compagni, nonché creare situazioni di bullismo fomentate proprio dalla scuola che dovrebbe non solo evitare e condannare tali soprusi, ma anche spendersi per educare all’inclusione». E come si potrebbe non essere d’accordo?
In tutto questo caos cosa c’entrano le nostre locali Amministrazioni?
Tantissimo. Se, come avrebbe voluto Ravenna in Comune, si fosse investito sulla scuola e sui trasporti come servizi pubblici essenziali, ci troveremmo in condizioni sensibilmente migliori. Invece, il contributo delle Amministrazioni locali è stato sì rilevante, ma in negativo, ed è dipeso essenzialmente da quanto fatto, o meglio, non fatto sia in questi due anni che in quelli che li hanno preceduti. L’edilizia scolastica è di competenza comunale (nidi, scuole dell’infanzia, primaria e secondaria primo ciclo) e della provincia (secondaria secondo ciclo). Perciò dipende da queste amministrazioni, negli ultimi cinque anni “capitanate” entrambe da Michele de Pascale, se le scuole non sono state messe a norma quanto a sicurezza, antisismica, ecc. Così come se gli spazi sono inadeguati. Così come le scelte di pagare affitti, in genere alla curia, invece di investire su edifici moderni in proprietà pubblica. Il Comune, poi, e quindi il Sindaco e la Giunta e la sua maggioranza di centro sinistra, ha la competenza sul personale scolastico di nido e ed infanzia e sul mondo degli educatori. Quello stesso mondo che ha mostrato tutte le criticità e le diseguaglianze di trattamento (più correttamente, sfruttamento) durante il lockdown. Così come sono sempre più evidenti le crepe del sistema delle convenzioni con il privato (anche qui le scuole cattoliche FISM) rispetto al diretto intervento del pubblico. Ultima le vicende di Roncalceci. E ancora, le carenze nei trasporti, chiamano in causa Start Romagna che vede in Ravenna Holding e, quindi, nel Comune di Ravenna, il socio di maggior peso.
Non si cerchi, dunque, di gettare tutte le responsabilità sull’emergenza Covid-19. Sono le scelte del centrosinistra e di de Pascale pre-Covid la causa dell’aggravamento dei problemi della scuola, per quanto sicuramente acuiti dalla pandemia. In questa luce vanno letti i programmi elettorali sulla scuola della coalizione di de Pascale. Perché a contare, per valutare la credibilità delle previsioni per il futuro, sono i fatti del presente.
[nella foto: la Scuola Primaria “Martiri del Montone” di Roncalceci. I problemi dei trasporti e delle scuole nel forese sono accresciuti rispetto a quelli del capoluogo. Ravenna in Comune, a differenza di de Pascale e soci, lo ha sempre avuto presente. Ad esempio, rispetto alle criticità della situazione scolastica nella zona 7 presentammo una interrogazione nello scorso mese di marzo]
#RavennainComune #Ravenna #scuola #trasporti #Covid-19
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Il ritorno su banchi
Fonte: Il Resto del Carlino del 14 settembre 2021
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Primo giorno di scuola tra le polemiche. “Alzi la mano chi non è vaccinato”. Polemiche a scuola
Fonte: Corriere Romagna del 14 settembre 2021
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“Nonostante il Covid classi super affollate”