RIFIUTI: A PENSAR MALE…

Nel programma di mandato 2016-2021 Michele de Pascale assumeva gli impegni da portare rigorosamente a termine entro il quinquennio. Quel quinquennio che si sarebbe già dovuto concludere, peraltro, e che è stato invece prorogato fino a ottobre. In tema di rifiuti l’attuale Sindaco sembrava avere le idee chiare:

«Crescita economica e produzione dei rifiuti non possono continuare ad andare di pari passo. Uno sviluppo sostenibile esiste soltanto se racchiude in sé le tre componenti ambientale, sociale ed economica. La riduzione dei rifiuti, la crescita della raccolta differenziata, il recupero, il riciclaggio, possono promuovere forme innovative e sicure di economia circolare che sono in grado di produrre straordinarie occasioni per le imprese e il lavoro qualificato».

L’azione numero uno doveva essere:

«Passare gradualmente da un sistema di raccolta basato sul cassonetto stradale a uno strutturato su un sistema definito “porta a porta misto”, per la maggior parte delle zone residenziali».

Si può essere o meno d’accordo sull’efficacia del sistema misto per risolvere il problema dei rifiuti di Ravenna, quello che la pone agli ultimi posti della classifica regionale nella raccolta differenziata (penultimi a livello di comuni e ultimi a livello di province) ed ai primi per produzione di scarti (752 chili per abitante nel 2019: terzi in Italia). Quel problema che renderà impossibile per Ravenna raggiungere gli obiettivi stabiliti a livello regionale. L’obiettivo regionale è del 73% e siamo più di 10 punti sotto! Noi di Ravenna in Comune non crediamo che l’adesione ad un sistema “né carne né pesce” sia il modo giusto di risolvere il problema. Ma oggi non siamo qui a parlare di questo.

Quello di cui vogliamo parlare, invece, è che il sistema misto è ancora in corso di parzialissima implementazione. Quando si farà sul serio? «Pensiamo alla primavera del 2022, da febbraio in poi» ha detto l’assessore competente Giangi Baroncini. Ma non doveva essere già a regime? «Ci siamo fermati perché la pandemia non permetteva l’attività di sensibilizzazione. Ripartiremo con le assemblee informative non appena la situazione lo consentirà. Per quanto riguarda la città, io spero che verso la fine dell’anno avremo realisticamente costruito tutte le condizioni per partire con la campagna comunicativa, di accompagnamento per la popolazione verso il porta a porta. A questo proposito stiamo valutando come procedere: non sappiamo ancora se partire prima con le fasce esterne della città per poi andare verso il centro, o se far effettuare il passaggio a tutta la città nello stesso momento».

Insomma, avanti piano, senza nessuna fretta nonostante il gap da colmare e poi tutta la colpa al Covid-19, che funziona sempre in questi casi. Ma perché?

Per non trovarsi sotto elezioni con uno scontento generalizzato. Perché, basandosi sull’esperienza dei centri del forese in cui è stato implementato, risulta un disagio generalizzato provocato dall’introduzione del nuovo sistema. Così dichiarava il nostro Consigliere, Massimo Manzoli, un anno fa: «Secondo la Regione si dovrebbe puntare all’applicazione generalizzata della tariffa puntuale ma da noi questa possibilità è ancora lontana a venire e i disservizi legati al sistema di raccolta misto (un po’ a domicilio e un po’ no) soprattutto nei foresi sono enormi». Ma siamo proprio sicuri che non ci sia altra strada? Così Manzoli quest’anno:

«Che l’approccio al tema fosse sbagliato era evidente e l’ho detto in ogni possibile situazione. Che l’idea di una differenziata mista, in cui il cittadino non è nelle condizioni chiare di poterla eseguire al meglio, l’ho detto in ogni possibile situazione. Che i numeri continuino a massacrare, giustamente, il nostro territorio è ancora storia come lo è sempre stato. Qualsiasi lista, partito, associazione, che ha a cuore il bene della vostra città deve immediatamente mettere il tema al centro della discussione partendo dalle basi: ammettere con onestà che abbiamo sbagliato approccio e individuare soluzioni, senza vergognarsi al limite di copiare “da chi fa meglio” (anche perché chiunque fa meglio in Regione)».

Ma è parlare al vento. Per de Pascale e soci non c’è altra strada. Le esigenze di Hera vengono prima. Per cui, a fronte della certezza di “doverlo” comunque fare così, prima o poi, ma sapendo che sicuramente si scontenterà la cittadinanza, si è preferito… il poi. Fin dopo le elezioni. Dopodiché, come al solito, si proverà a sminuire i disagi a parole, si ritirerà fuori il Covid-19 che va sempre bene, oppure si dirà che la colpa è dell’opposizione che rema contro o, la migliore di tutte, si attribuirà la responsabilità alle scelte compiute da qualcun altro in un mitico passato. Un classico.

A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si prende.

[nella foto: la discarica di Hera]

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