In Germania e in Belgio è morta tanta gente travolta da acqua fango. Ieri si erano superate le 150 vittime e si contavano ancora 1.300 dispersi. Nei Paesi Bassi sono state evacuate 10.000 persone. E non è finita perché le frane si susseguono e le dighe crollano. Non è semplice maltempo.
In Canada, ma anche negli Stati Uniti, sta per abbattersi una quarta ondata di calore su circa 16 milioni di persone, in un’area dove sono già attivi oltre 71 incendi, per una superficie pari a 4.000 chilometri quadrati. Fino ad ora sono morte più di 700 persone con temperature che hanno raggiunto i 50 gradi. Anche se c’è il sole non può chiamarsi bel tempo.
Le cause di tutto questo sono state accertate da molti anni: il surriscaldamento causato dall’effetto serra prodotto dall’immissione in atmosfera di gas prodotti dall’attività umana. Tra questi l’impatto maggiore è costituito dalla CO2. L’accordo di Parigi ha individuato in un aumento di 2 gradi centigradi della temperatura media a livello globale, rispetto ai valori pre-industriali, il punto di non ritorno. Per questo ha fissato il limite da non raggiungere in un aumento massimo di 1,5 gradi. Oggi l’aumento registrato è di 1,2 gradi.
Il problema non riguarda solo luoghi distanti da dove viviamo noi, naturalmente. Tre anni fa tra Trentino e Veneto sono stati spazzati via d’un colpo 1 milione e mezzo di metri cubi di alberi. Due anni fa nella nostra provincia è sparita in una sola volta un’area pinetale di 15.000 metri quadrati. Chiamiamolo pure maltempo…
Sono 33 le aree costiere italiane che il Rapporto Speciale sul Riscaldamento Globale dell’IPCC ha individuato per la prospettiva di essere sommerse dall’innalzamento dei mari. È anche questo un segnale che si riconduce al cambiamento climatico, ovvero a un aumento delle temperature delle acque superficiali del Mediterraneo (ma non solo, ovviamente) e del nostro Adriatico, con un innalzamento progressivo del livello medio del mare (in massima parte per dilatazione termica), detto “eustatismo”. Il livello sull’alto Adriatico tra il 1994 e il 2016 è cresciuto di 5,6 mm/anno. Tra le aree destinate a finire sott’acqua c’è Venezia, naturalmente, ma anche Ravenna. E, ovviamente, la subsidenza non aiuta. Nel nuovo secolo Lido di Dante sta sprofondando di 2 cm. l’anno.
Sia l’innalzamento delle temperature che l’abbassamento del terreno si devono ad una causa principale: estrarre e bruciare idrocarburi per produrre energia. Il gas, in particolare, è divenuto il più importante fattore mondiale di emissione di CO2. «Con 71 miliardi di metri cubi, il gas nel 2020 è la prima fonte a copertura della domanda di energia dell’Italia». Il dato è emerso in occasione della presentazione a Ravenna dello studio realizzato da Nomisma Energia per conto dell’associazione che raggruppa le aziende del settore energetico ravennate (il ROCA).
Da tutto ciò dovrebbe emergere l’essenzialità di una transizione verso fonti energetiche alternative. Urgentissima anche per accompagnare ad una transizione lavorativa le 200 persone che continuano a ricavare un reddito dalle attività estrattive (erano 10.000 una trentina di anni fa secondo stime del ROCA).
Non è questa però la conclusione dello studio. Secondo Nomisma «la transizione energetica non è in discussione, ma accanto alle rinnovabili, servono gli idrocarburi. […] Il gas naturale a livello globale, assieme alle rinnovabili, è la fonte che consente di frenare la forte crescita delle emissioni di CO2, attraverso la sostituzione del carbone». A nostro parere non è chiaro perché citare una fonte di emissione di CO2 ancora peggiore (il carbone) per giustificare l’abuso di gas: andrebbe chiesto direttamente a Nomisma.
Sono ancora più diretti l’attuale e l’ex vicesindaco nel commentare lo studio di Nomisma: «Occorre avere ben chiaro che la transizione energetica verso nuove fonti avrà tempi lunghi ed i prodotti derivati dagli idrocarburi sono ancora indispensabili per l’industria e per la nostra vita quotidiana. […] Siamo fiduciosi che il Governo emetta concessioni per coltivare i campi di gas e accompagnare così una concreta transizione».
Come Ravenna in Comune non abbiamo mai avuto dubbi. L’opposizione alla continuazione come se nulla fosse delle attività estrattive era già nel nostro programma elettorale cinque anni fa. E sempre cinque anni fa abbiamo sostenuto il referendum che cercava di ostacolarne la prosecuzione. Referendum vinto, lo ricordiamo, ma non attuato nella volontà popolare espressa, in quanto non raggiunto l’elevato quorum richiesto in Italia per la validità della democrazia diretta. La nostra coerenza è stata premiata da un “riconoscimento” da parte dell’attuale vicesindaco già un anno fa (intervista di Eugenio Fusignani a Il Resto del Carlino del 24 giugno 2020):
«L’opposizione di merito è molto utile, aiuta le azioni della maggioranza. Non so se ci saranno margini di convergenza con Ravenna in Comune, valuteranno all’interno delle loro assemblee, temo non sarà facile. Hanno criticato con un’opposizione seria la nostra azione e non si può smentire quanto seminato in 5 anni».
Aveva ragione. Ravenna in Comune è rimasta coerentemente contraria all’attività estrattiva così come il PRI è rimasto coerentemente a favore. Altrettanto coerentemente il PRI fa parte della coalizione a guida PD che sostiene le attività estrattive e Ravenna in Comune non ne fa parte. Chi invece si dichiara contrario a proseguire nell’economia del fossile e favorevole a far parte della coalizione che è pro-fossile ha provato a spiegarci come sia possibile tenere il piede in entrambe le staffe. Sinceramente noi non lo abbiamo capito. Alle prossime elezioni si vedrà se lo avrà capito l’elettorato.
[Nella foto: l’Angela Angelina che il Sindaco aveva promesso di far chiudere anticipatamente. Poi ENI ha detto di no e allora anche il Sindaco ha cambiato idea]
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Coordinamento ravennate Per il Clima fuori dal fossile: “Le inondazioni in Europa parlano chiaro: serve un cambio”
Fonte: Ravenna Notizie del 17 luglio 2021
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Fusignani e Mingozzi (Pri): lo studio di Nomisma conferma la difesa del metano e del ruolo energetico di Ravenna
Fonte: Ravenna Notizie del 17 luglio 2021
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Gas e petrolio centrali per la transizione energetica: gli esiti dello studio di Nomisma per il Roca
Fonte: Ravenna Notizie del 17 luglio 2021
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Lega Ambiente: Studio Nomisma su risorsa gas. “Fuori dal tempo le conclusioni del Roca”
Fonte: Ravenna Web Tv del 18 luglio 2021