INVESTIMENTI IN CERCA DI UN PORTO

La cornucopia dell’abbondanza o, comunque, una larga messe di risorse finanziarie si riversa sul porto di Ravenna. Lo ha appena rivelato (perché in fatto di porto non si pubblicano notizie ma solo “rivelazioni” da un’unica fonte) il Presidente dell’Autorità Portuale durante un convegno tenutosi il 7 luglio. Come riporta il Corriere Romagna di ieri «165 milioni di euro per Ravenna sono nero su bianco, scritti nel decreto sui Porti che il ministero delle Infrastrutture e la Mobilità sostenibile collega al Pnrr. Sarà quindi finanziato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza sia la seconda fase del Progetto Hub portuale (130 milioni attribuiti per giungere ai -14,5m di profondità del Candiano) che il cold ironing della banchina di Porto Corsini. […] Un risultato annunciato, ma ora certo e definito storico». Questa dunque la rivelazione di Rossi: «Nelle prossime settimane vedremo completata la progettazione esecutiva per la prima fase del Progetto Hub, quella per cui abbiamo già assegnato i lavori e che farà raggiungere al Candiano il pescaggio di 12,5 metri. Ad agosto verrà validato il progetto e a settembre si partirà coi cantieri. E ora siamo certi delle risorse per raggiungere i -14,5 metri e finanziare l’impianto di trattamento dei sedimenti scavati, una grande conquista per il nostro scalo».

Tutto bene, dunque? Come Ravenna in Comune continuiamo a manifestare dubbi e problemi. Parliamo di seconda fase, quando la prima doveva essere già partita tanti anni fa. E ora, l’annuncio d’inizio dei cantieri a settembre ci ricorda che, guarda caso, ad ottobre si terranno le elezioni, siamo in piena campagna elettorale e un certo de Pascale che si candida per una riconferma fa fatica a mostrare qualche escavo nel porto. Le promesse di cinque anni fa sono ancora lettera morta, nonostante “Scavare i fondali” rappresentasse proprio il primo punto del suo programma per il porto per il quinquennio in conclusione. L’elettrificazione del terminal passeggeri, poi, per quanto acchiappata per i capelli (era stata esclusa da Rossi in più di un’audizione in Consiglio Comunale in risposta a precise richieste del nostro Consigliere), riguarda un unico terminal portuale, quello crocieristico, mentre per tutte le banchine commerciali che sostituiranno le esistenti o si creeranno dal nulla (un chilometro solo per il nuovo, inutile, terminal container) non è previsto, appunto, nulla. Quanto ai -14,50 ci piacerebbe sapere dove dovrebbero andare a finire i quantitativi stratosferici di fanghi. Dovrebbe interessare anche al Sindaco. Sempre il suo programma di cinque anni fa, subito dopo “scavare i fondali” metteva “e indicare con chiarezza dove verranno collocati i sedimenti”. Non si vorrà trasformare tutta la campagna in inutili piastre logistiche, come autorizzato dal Sindaco attorno a Porto Fuori, solo per trovare un posto dove riversare i fanghi? E tanto altro si potrebbe dire.

Uno sguardo più ampio aiuta a darlo un recentissimo articolo su Lavoce.info (Luca Antonellini, Investimenti del Pnrr in cerca di un porto efficiente). Si parla di sistema portuale nazionale ma le valutazioni sono sicuramente applicabili anche al nostro scalo. Riportiamo di seguito la conclusione (qui invece il link all’articolo in formato integrale):

«Diversi dubbi potrebbero sorgere se si considera l’efficacia degli interventi infrastrutturali nei porti italiani e nei collegamenti di “ultimo miglio”, effettuati a partire dal 1999 al costo di svariati miliardi di euro, finanziati tramite leggi speciali o capitoli specifici di leggi finanziarie, finanziamenti dedicati e co-finanziamenti Ue. Sull’efficacia degli investimenti portuali è intervenuta la Corte dei conti europea con un giudizio molto negativo. Nel periodo 2002-2018 le Autorità portuali italiane hanno messo a bilancio circa 9,2 miliardi di euro per investimenti, anche se non è dato sapere quanti di essi siano stati effettivamente spesi. Certamente però non hanno prodotto i risultati auspicati e dichiarati, che riguardavano il consistente aumento delle quantità di merce movimentate nei porti, l’accresciuta centralità del ruolo dell’Italia come porta di accesso da Sud all’Ue, l’incremento della componente internazionale dei traffici.

I più recenti interventi programmati suggeriscono dunque prudenza, a partire da una considerazione generale: sarebbe indispensabile terminare il periodo degli investimenti generalizzati (“a pioggia”), che hanno il solo risultato di duplicare l’offerta nei porti e di diminuire l’efficienza portuale e retro-portuale, contendendosi lo stesso mercato.

Le parole d’ordine per la portualità italiana per il futuro a breve o medio termine potrebbero quindi essere: pianificazione selettiva e continenza (nel senso di moderazione dei desiderata da parte delle Autorità di sistema portuale e della classe politica a loro collegata)».

Come dire che le risorse finanziarie, per quanto importanti, non rappresentano di per sé una soluzione ai problemi dei porti. E questo vale soprattutto per quello di Ravenna. Il rischio molto concreto è che, in mancanza di pianificazione selettiva, appunto, tanti soldi pubblici vadano sprecati in una redistribuzione tra i soliti noti. Questa sì, selettiva… Come Ravenna in Comune continueremo a monitorare quello che accade nel più importante dei centri economici del nostro Comune. Che, purtroppo, tra de Pascale e Rossi, non può proprio dirsi in buone mani.

[nell’immagine: un rendering del nuovo inutile terminal container che dovrebbe sorgere dietro il chilometro di nuove banchine e che SAPIR non sta proprio prevedendo di fare in quanto già quello attuale è sovradimensionato]

#RavennainComune #Ravenna #porto #fondali #amministrative2021

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Un decreto ministeriale “blinda” i 165 milioni al porto ravennate

Fonte: Corriere Romagna dell’8 luglio 2021

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Investimenti del Pnrr in cerca di un porto efficiente

Fonte: Lavoce.info dell’8 luglio 2021

 

 

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