Si torna a parlare, finalmente, delle piastre della logistica portuale di Porto Fuori. Riprende il discorso Alessandro Montanari con un articolo sul Corriere di Romagna di ieri, dopo averlo già fatto poco tempo fa. E fa un po’ di conti:
«Con l’approvazione e la realizzazione delle piattaforme logistiche portuali tra la città, Punta Marina e Porto Fuori, il consumo di suolo del territorio comunale di Ravenna farà un importante balzo in avanti. Basti pensare che le aree interessate dai progetti equivalgono (secondo i dati Ispra) alla superficie totale di suolo consumato tra il 2012 e il 2019 nel comune di Ravenna. Nel 2012 erano 6.817 gli ettari di terreno occupato da cemento, sette anni dopo erano diventati 6.911. Ravenna, come ha ricordato Legambiente a suo tempo, ha la superficie di suolo consumato più estesa dell’intera regione anche per via della grande estensione del territorio comunale».
Fino ad oggi il record di aumento su base annua era stato pari a un +48,82 ettari nel 2015 e +25 ettari nel 2018. Le piastre logistiche valgono da sole 100 ettari. Non si sono viste, dunque, apprezzabili variazioni nel passaggio tra la precedente Amministrazione e l’attuale a guida de Pascale. Magra consolazione è che altri comuni emiliani facciano perfino peggio di Ravenna, dove la percentuale dei terreni sottratti all’uso agricolo sul totale dell’intero comune è del 10,58%. Deve considerarsi a questo proposito che quello di Ravenna è il comune con maggior estensione territoriale in Italia, dopo Roma. Nel 2019 gli ettari “coperti” (ossia i terreni agricoli impermeabilizzati in quanto convertiti in insediamenti) sono arrivati a 6.911 ha. E, a dispetto dei continui proclami di vocazione al verde da parte della Giunta, andrà sempre peggio. Tanti sono infatti i Pua che sono arrivati o stanno arrivando alla fine del loro iter burocratico. In Consiglio Comunale la notizia dell’autorizzazione di una nuova lottizzazione, centro commerciale e simili non fa più notizia. Nonostante i continui voti negativi espressi da Ravenna in Comune in coerenza con il proprio programma dove il divieto di consumo di suolo era ed è un principio cardine.
La “battaglia” contro le piattaforme logistiche è stata la prima “combattuta” da Ravenna in Comune appena nata, ancora nel 2015, ancora prima di entrare in Consiglio Comunale. Si tratta di un milione di metri quadrati impermeabilizzati senza nessuna prospettiva di effettivo utilizzo per la logistica portuale. Le previsioni di crescita del porto ipotizzate al momento della loro pianificazione erano abbondantemente e consapevolmente sovra stimate. Né il completamento tra 10 anni (si spera) del nuovo porto (ancora in fase di progettazione esecutiva, peraltro) cambieranno in maniera drastica i numeri. Il fine è sempre quello di depositarvi gli enormi quantitativi di sedimenti estratti negli anni dal canale che nessuno, altrimenti, sa dove mettere (e che ancor più aumenteranno quando gli escavi riprenderanno). Dal punto di vista produttivo sono destinate a rimanere piazzali deserti. Nei pressi di un paese, Porto Fuori, dove già, a fine 2020, è stata approvata una nuova lottizzazione pari a 90.000 mq residenziali.
Lo diciamo ora e lo ripeteremo per tutta la campagna elettorale: chi crede alle promesse del PD di essersi convertito al non consumo del suolo o è ingenuo o è in cattiva fede. E vale specialmente per le liste che col PD si alleano pur dichiarandosi ecologiste. O “coraggiose”.
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Le piattaforme portuali: il “costo” è pari a 7 anni di consumo del suolo. Le aree logistiche sorgeranno su cento ettari pari alle aree perse dal 2012 al 2019