Il 16 agosto dello scorso anno iniziavamo a seguire la vicenda di due navi e degli equipaggi a bordo, tutti bloccati a Ravenna: Gobustan e Sultan Bey. Per gli equipaggi l’incubo è finito solo in ottobre, quando sono stati tutti rimpatriati grazie all’opera, volontaria, del Comitato Welfare Genti di Mare.
Le navi, invece, sono ancora nel porto di Ravenna. Proprio in quel nostro primo articolo (“La prima cosa bella sarebbe se la storia non si ripetesse”) esprimevamo un monito rivolto principalmente al Sindaco: «L’ultima volta che è capitato di far finta di niente, guardare dall’altra parte e “giocare” a “tanto non tocca a me”, la storia è finita male: l’ultimo marinaio di guardia si è suicidato e dopo lunga agonia i resti della nave sono affondati. Il marinaio, pochi lo sanno, si chiamava Lusret Santilms. Il nome della nave, oggi ancora da rimuovere dalle acque della Piallassa Piombone, è invece tristemente famoso: Berkan B».
Appoggiato sui fondali della Piallassa del Piombone giace il relitto della Berkan B, assieme a quelli di altri cinque natanti che, arrivati in tempi diversi, pure vi stazionano. Appena iniziato l’anno un deputato del PD si lodò da solo per essere riuscito, si disse, a far approvare una «norma che istituisce un fondo che aiuti le Autorità di Sistema Portuale a bandire gare per la rimozione delle navi abbandonate per venderle nei casi in cui sia possibile o farle demolire». Il Resto del Carlino titolò così: “Pialassa, carrette del mare verso l’addio”.
Può darsi ma, intanto, nella Pialassa si è realizzata una discarica a cielo aperto. Italia Nostra, ritenendo la situazione fuori controllo, ha chiesto «l’emanazione di un’ordinanza di protezione civile e la nomina di un commissario ad acta il quale, con competenza e fondi adeguati, possa rimettere ordine e finalmente liberare il Porto di Ravenna e la Pialassa Piomboni da questa immonda e gigantesca “discarica abusiva”» elencando una lunga serie di problemi:
«inquinamento micro e macroscopico degli habitat salmastri e delle specie protette ospitate nella zona umida che, come si è visto, possono essere entrate in contatto con gli inquinanti, a causa della contaminazione ittica (documentata con morie), della fuoriuscita di idrocarburi dalle panne, della contaminazione dei fondali, dell’avifauna imbrattata che è riuscita ad allontanarsi. I danni provocati da questo inquinamento dagli impatti incommensurabili, è senza dubbio anche di tipo economico. Il perdurare del rilascio di inquinanti dal relitto, testimoniato anche da immagini recenti, che non può più essere tollerato oltre poiché, come detto, le panne antinquinamento non sono sufficienti a contenerlo completamente né si possono considerare una soluzione a lungo termine come invece, di fatto, accade da oltre due anni. I rischi altissimi per la salute umana, rappresentati anche dalla raccolta abusiva organizzata, a fini commerciali, di molluschi nei pressi della Berkan B e delle carcasse arrugginite del cimitero delle navi; senza contare tutto il pescato dei capanni della Pialassa Piomboni e dei pescatori regolarmente autorizzati. Com’è noto, pesci e molluschi rappresentano bioaccumulatori naturali di metalli pesanti e di idrocarburi che mettono a repentaglio la salute dei consumatori. La sicurezza delle decine di persone che ogni settimana salgono a bordo delle navi del cimitero. Il possibile avvio di una procedura di infrazione presso l’Unione Europea per il mancato rispetto delle Direttive e dei regolamenti riguardanti l’ambiente ed il riciclaggio delle navi. Non da ultimo, lo spreco immane di denaro pubblico, a cui si aggiungono spese legali, consulenze, ricorsi e molto altro, per operazioni che all’oggi non hanno risolto nulla».
Così si conclude il comunicato di Italia Nostra: «Le istituzioni smettano di girare la testa dall’altra parte e non ignorino le denunce che cittadini e associazioni stanno lanciando ormai da anni. Gli errori possono capitare a tutti, ma il perseverare, oggi, non è più ammesso». Come Ravenna in Comune non possiamo che dirci d’accordo. Dopo tutto siamo stata la prima tra le forze politiche presenti in Consiglio Comunale a denunciare il problema. Già a gennaio 2019 chiedevamo al Sindaco (“La Pialassa dei Misteri”): «Quando verranno rimosse? Al momento, invece di calare, sono anzi aumentate di un’unità, o almeno si sono aggiunti i pezzi semiaffondati della Berkan B. Un cimitero navale a cielo aperto». A cui, se si continua a girare lo sguardo dall’altra parte, potrebbero aggiungersi Gobustan e Sultan Bey.
[L’immagine è di Italia Nostra. La fotografia è stata scattata al tempo del nostro primo articolo: gennaio 2019]
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