Grazie al Cestha di Marina di Ravenna ogni tanto riusciamo a dare delle buone notizie. Del centro che ha sede nel complesso storico dell’antico Mercato del Pesce di Marina di Ravenna, riconvertito a polo ricerche marine e centro documentazione ambientale, abbiamo già parlato. Questa volta siamo estremamente contenti di riportare, qui di seguito, la storia di Cenere (da Il Resto del Carlino), una tartaruga marina con il carapace squartato in luglio da un’elica tanto in profondità da reciderle anche un polmone. Condannata a morte certa, era però stata recuperata dalla guardia costiera di Cervia mentre nell’Adriatico lottava fra la vita e la morte. Trasportata al Cestha si sta, molto lentamente, riprendendo. E questo nonostante il paradosso di una cura che avrebbe richiesto di lasciare all’asciutto, per evitare che il polmone si riempisse d’acqua, un’animale che vive in acqua.
La collaborazione tra Cestha e un’impresa locale (Artificio Digitale di Madonna dell’Albero) specializzata in vari campi del digitale (dal rendering alle rilevazioni), tra cui la prototipizzazione in 3D, è risultata vincente. In poche parole sono stati effettuati dei rilievi del carapace al laser scanner, dopodiché sono stati stampati vari modelli di guscio in 3D, fino ad arrivare a un prototipo efficace che ha permesso di curarla, pur lasciandole la possibilità di stare in acqua.
Ci congratuliamo con tutte le protagoniste e i protagonisti di questa bella storia. E tanti auguri a Cenere.
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«Gusci in 3D per salvare le tartarughe»
Ravenna, la tecnologia ha permesso al centro Cestha di curare un esemplare ferito gravemente in mare dall’elica di una barca
RAVENNA Guscio salvavita. Nell’ambito dell’attività di assistenza e recupero della fauna marina, svolta dal Cestha, il centro sperimentale per la tutela degli habitat a Marina di Ravenna, arriva una storia di tecnologia al servizio della biologia. Un connubio che ha permesso a Simone D’Acunto e Sara Segati, rispettivamente direttore e presidente di Cestha, di salvare Cenere. Cenere è il nome di una tartaruga marina recuperata in luglio dalla guardia costiera di Cervia mentre nell’Adriatico lottava fra la vita e la morte dopo che un’elica le aveva squarciato il carapace, tanto in profondità da reciderle anche un polmone. «Da quando Cenere è arrivata al nostro centro abbiamo subito iniziato ad ingegnarci per trovare il modo di salvarla, nonostante le sue condizioni fossero davvero critiche – racconta Simone D’Acunto, vicino alle vasche in cui si trovano le tartarughe prese in cura –. La terapia necessitava di mantenerla fuori dall’acqua a lungo, per evitare che il liquido le riempisse il polmone lacerato. Questo è un processo fattibile, tuttavia volevamo rendere all’animale la degenza il meno stressante possibile. Perciò, in collaborazione con Artificio digitale di Ravenna, abbiamo iniziato a effettuare dei rilievi del carapace al laser scanner – continua –. Dopodiché sono stati stampati vari modelli di guscio in 3D, fino ad arrivare a un prototipo efficace che ci ha permesso di curarla, ma lasciandola nel frattempo libera di stare in acqua, scongiurando il rischio che le riempisse il polmone soffocandola». Ora Cenere ha fatto passi avanti, il carapace si sta cicatrizzando e le vie respiratorie non sono più a rischio. «Le speranze di salvarla non erano molte, ma una volta superato lo scoglio della forma aderente al carapace e il come non fare distaccare lo stampo durante il nuoto – mediante un filo di piombo messo lungo il perimetro, ndr – siamo però riusciti ad ottenere un grande risultato – sorride Simone –. Ora, forti di questa esperienza sperimentale positiva, avremo modo di collaborare con altri centri in Italia, proponendo una soluzione che per patologie simili sia in grado di alleviare lo stress dell’animale ottenendo comunque il risultato». Ora Cenere si trova ancora al Cestha, in attesa che la ferita si sia cicatrizzata del tutto, prima di rilasciarla in mare: «Direi attorno a ottobre prossimo o alla peggio nella primavera 2022», conclude D’Acunto. Il centro sperimentale di Marina di Ravenna oltre a Cenere assiste un’altra decina di tartarughe, di cui almeno sette saranno rilasciate entro giugno. «Nel 2020 abbiamo affrontato problemi di fratture del carapace – stila un bilancio la presidente di Cestha –, diverse patologie di tartarughe debilitate e disidratate e alcune catture accidentali durante l’attività di pesca, questo per quanto riguarda soprattutto le più grandi». Al centro sono infatti quattro gli animali di grandi dimensioni, compresa Memory, una testuggine acquatica lunga circa 79 centimetri per oltre 50 chilogrammi, arrivata recentemente, lo scorso 27 gennaio. «In due anni di attività non abbiamo registrato neanche un decesso – conclude orgogliosamente Sara Segati – e sebbene a causa della pandemia i numeri di ingressi siano stati un po’ in discesa rispetto al 2019 non ci siamo mai fermati». Francesco Zuppiroli
Fonte: Il Resto del Carlino del 6 febbraio 2021