Come Ravenna in Comune abbiamo interpellato diverse volte l’Amministrazione comunale su quanto sia in difficoltà il commercio nel nostro territorio; ci siamo sempre battuti per chiedere alla giunta de Pascale di non infierire su un comparto che ogni anni conta le serrande abbassate.
Invece è notizia recentissima che in un mercato come quello della grande distribuzione, già saturo, sono pronti ulteriori progetti di nuove strutture, di nuovi spazi rubati alla città per cattedrali che rubano spazio, pluralità nel commercio e ricchezza.
Non pensiamo di essere particolarmente tecnologici quando in meno di un minuto siamo riusciti a trovare diversi testi sociologici su come i centri commerciali, là dove sono nati negli Stati Uniti, sono sulla via del tramonto.
Come era capitato per i grandi plessi industriali nell’era della post-industrializzazione, ora si assiste in America all’abbandono della cattedrale del commercio su grande scala. Il sito deadmalls.com conta decine e decine di edifici abbandonati lungo tutto il territorio americano.
Ebbene, una delle tante domande che poniamo ai nostri amministratori è la seguente: è così inimmaginabile o utopistico far propria l’esperienza altrui e capire come evolvono certe dinamiche?
Un Comune che amministra una città votata alla cultura non può pensare a qualcosa di diverso nell’uso degli spazi lasciati liberi nel tempo?
In seconda analisi vorremmo citare un analisi sociologica di Marc Augè, tratto dal libro Non-lieux. Introduction à une anthropologie de la surmodernité: conia il concetto di nonluogo utilizzato per indicare tutti quegli spazi che hanno la prerogativa di non essere identitari, relazionali e storici.
Così i centri commerciali sono nonluoghi, sono aree in cui gli individui si incrociano senza entrare in relazione gli uni con gli altri, guidati o dal desiderio frenetico di consumare o di accelerare le operazioni della quotidianità. Sono zone di passaggio e di solitudine, sentimenti tipici della società contemporanea. La surmodernità, incapace di integrare in sé i luoghi storici perché incentrata unicamente sul presente e consumata dagli idoli della provvisorietà e di un individualismo fondamentalmente egoista, vi trova la sua espressione più completa.
Davvero l’amministrazione vuole non governare la società ma semplicemente ammiccare con nuovi nonluoghi?
Davvero si vuole alimentare questa deriva sociologica senza intervenire se non per alimentare questo sistema destinato alla decadenza?
Infine, non possiamo che sottolineare che, alla fine della pandemia, molti commercianti si ritroveranno in serie difficoltà e deve esserci da parte di chi amministra la città un sostegno quanto meno progettuale e non un’ennesima doccia gelata.
In fondo il piccolo commercio, come detto in questo articolo, è socialità, vitalità di luoghi e strade è l’anima della città.
Pensare al centro storico, dove molti turisti sono a passeggio, o ai paesi del forese, dove la bottega è punto di riferimento, pensare a situazioni simili prive di tutto questo, a noi di Ravenna in Comune, mette i brividi.
Chi fa politica e chi organizza il futuro della città non può tralasciare l’argomento né può essere in balia della grande distribuzione pronta a speculare senza il minimo pensiero critico verso la città.
Ravenna in Comune si batte e si batterà per evitare tutto ciò, per dare alla città spazi che siano vitali, che siano fonte di aggregazione e che siano punti di riferimento per i cittadini.
Filippo Cicognani
[nell’immagine: il Piano Urbanistico Ambito Co S4 De Andrè – viale Europa ovvero il nuovo centro commerciale Teodorico a fianco del centro commerciale Teodora che già c’era]
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Grazie per questo post, perché tratta un argomento di cui si parla forse troppo poco. Di questo nuovo centro commerciale i cittadini hanno notizia per passa parola, ma non è un progetto, mi pare, molto pubblicizzato. Forse si vogliono evitare manifestazioni di malcontento?
Abbiamo un centro storico bellissimo, con negozi che spuntano come funghi, ma che, proprio come i funghi, hanno spesso vita breve se non brevissima.
Cosa fa il Comune per aiutare gli esercizi commerciali del centro storico, cioè il luogo dove si concentra il patrimonio artistico di Ravenna catalizzatore del turismo?
La costruzione di un centro commerciale sembra essere una manovra priva di senso strategico.
Noi cittadini non possiamo rimanere inerti difronte a una politica che appare controproducente per la nostra città.