Come Ravenna in Comune dobbiamo a Giuseppe Bellosi meravigliosi ricordi di una delle nostre feste di qualche anno fa (E-state a Sinistra, 21-23 agosto 2015). È uno dei maggiori esperti nell’ambito della documentazione e dello studio dei dialetti, della letteratura dialettale e delle tradizioni popolari, in particolare della Romagna. Etnologo, glottologo, scrittore, poeta…
Ha appena lanciato un allarme sul rischio concreto di perdere una importantissima raccolta nella documentazione fotografica delle tradizioni del nostro territorio. Riportiamo le sue parole tratte dal suo profilo fb:
«Dalla metà degli anni Settanta alla fine degli anni Novanta del secolo scorso il fotografo Giovanni Zaffagnini ed io (col registratore) abbiamo percorso in lungo e in largo la Romagna per documentare la cultura del mondo popolare in via di estinzione: modi di vita, lavori tradizionali, usanze e credenze, religiosità, canti rituali ecc. Il risultato è un archivio fotografico, presso Zaffagnini, comprendente circa 12.000 negativi, catalogati, e circa 2000 stampe, catalogate e digitalizzate. Presso di me è conservato il corrispondente archivio sonoro, contenente le registrazioni di innumerevoli testimonianze, in corso di digitalizzazione presso il Centro per il dialetto romagnolo della Fondazione Oriani (Ravenna): un progetto che procede in modo discontinuo per la difficoltà a reperire finanziamenti pubblici.
Ora un’università straniera ha manifestato interesse all’acquisto dell’archivio fotografico di Giovanni Zaffagnini, con l’intento di realizzare pubblicazioni e mostre.
Sarebbe un vero peccato se un archivio di tale importanza riguardante la cultura popolare della Romagna dovesse lasciare la nostra regione per essere valorizzato come merita».
Chiediamo al Sindaco, che è anche Presidente della Provincia, di farsi parte attiva perché l’archivio del fotografo fusignanese sia adeguatamente conservato e posto in pubblica fruizione senza lasciare il territorio che ha documentato. Con l’occasione chiediamo che sia adeguatamente finanziato il completamento della digitalizzazione delle testimonianze raccolte dallo scrittore, pure lui fusignanese. Si parla, spesso a sproposito, di non perdere le nostre radici. Ecco, queste sono le nostre radici!
[La fotografia, tratta dall’archivio etnografico di Giovanni Zaffagnini, ritrae l’utilizzo del “tripì de fug”]
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