In zona Darsena avanzano le proposte di progetti per costruire case e supermercati in affaccio al Canale. Si fatica a vederne il bisogno in una città che ancora vede almeno un 20% di strutture sfitte o abbandonate. Per capirne di più nei prossimi giorni depositeremo una interrogazione alla Giunta perché lottizzare e riqualificare per noi non sono la stessa cosa. Ne abbiamo parlato qualche giorno fa avanzando dubbi ma anche proposte (“Darsena, un’opportunità per la città?“) come di consueto.
Racconta bene la situazione di stallo a sud del Candiano Marco Beneventi in un articolo uscito proprio il giorno prima del nostro su Il Resto del Carlino (“Nella Darsena dimenticata dove la rinascita arranca”, 24 gennaio 2021): «restano varie situazioni in stallo che faticano a trovare soluzione».
Ci è sembrato opportuno riproporlo integralmente.
[Nella fotografia: il cinema teatro Astoria chiuso da molti anni]
#MassimoManzoli #RavennainComune #Ravenna #Darsena
***
Nella Darsena dimenticata dove la rinascita arranca
Lo storico quartiere industriale sta attraversando una profonda trasformazione. Ma molte vecchie costruzioni non hanno ancora trovato una seconda vita
Quartiere vasto e articolato, il sobborgo Darsena è in continua trasformazione per integrarsi sempre più al tessuto urbano circostante senza dimenticare le origini industriali. Molto è stato fatto ma ancora di più si voleva fare per cui restano varie situazioni in stallo che faticano a trovare soluzione. Molto evidente è l’area della raffineria Sarom compresa tra via Trieste, via Monti e l’asse del Candiano. La Sarom è stata realizzata a partire dal 1951, poi chiusa e ridotta a solo deposito nel 1985 e demolita nel 2007 per realizzarvi un vasto comparto dedicato alla nautica, dotato anche di strutture ricettive, all’interno di un progetto architettonico di pregio, utilizzando anche il terreno dell’adiacente azienda di stoccaggio Adriatank trasferita in altra zona nel 2017.
In un’analoga situazione nei pressi di Milano era stato realizzato Expò, ma a Ravenna purtroppo, è in continuo sviluppo un bosco selvatico in cui spiccano le due alte torri di raffreddamento, unico resto della raffineria. A poca distanza si avvia verso il totale degrado il cinema-teatro Astoria. Realizzato nel 1963 su progetto di Zagariato come cinema-teatro da 1500 posti a sedere, è stato ridotto a solo cinema e suddiviso in tre sale nel 2000, ampliato nel 2004, ulteriormente suddiviso in nove sale nel 2005 e dal 2010 nuovamente attrezzato a teatro nella sala più grande. Chiuso dal 2017 a causa di gravi danni riportati a seguito di una tempesta eccezionale, è stato messo all’asta nel 2020 ma, nonostante l’interessante posizione, in quanto praticamente compreso nel Parco commerciale Teodora, al momento non sembra uscire da questa ben visibile situazione di abbandono con scarabocchi e immondizie che lo stanno ancor più deturpando.
Verso il centro, sempre lungo via Trieste, all’angolo con via Lussino (strada che recentemente ha perso storiche aziende come Edillegno e l’unica lavanderia industriale cittadina) abbiamo l’ex Sar Trasporti, il cui edificio è stato ristrutturato ma abbandonato da tempo allo stato grezzo e, a seguire, il sigarone della Sir grosso neo nel pieno di un contesto residenziale. Realizzato nel 1956 da Elio Segala, era il magazzino fertilizzanti dell’azienda chiusa nel 1988 che nel frattempo è stata in parte demolita e in parte riqualificata.
In particolare l’edificio di 5200 metri quadrati ha un telaio in cemento armato con andamento parabolico e, seppur scenografico anche solo ristrutturato come archeologia industriale, dal 2012 è al centro di un progetto che lo prevede come struttura polivalente dotata di centro commerciale che, a seguito di contestazioni e modifiche, non è ancora riuscita a decollare.
Dal lato opposto della via appare ormai pericolante l’ex hotel Trieste, edificio strutturalmente molto particolare degli anni ’60 dotato di 43 camere, ristorante e autorimessa chiuso dal 2011 e in seguito murato a causa di svariate problematiche di ordine pubblico. A pochi metri dall’albergo anche il Polisportivo Darsena non ha ancora ritrovato una vera identità dopo la chiusura dell’ippodromo nel 2013. I campi da gioco centrali sono stati recuperati per il calcio e il rugby e la tribuna storica risalente al 1921 è stata ristrutturata, compresi gli spogliatoi. Restano, però,ancora in abbandono le stalle, i locali di servizio per le scuderie e la pista, che lentamente sta scomparendo, potrebbe essere recuperata come velodromo, struttura di cui la città è priva.
Stesso quartiere ma zona diversa per l’ostello Dante di via Nicolodi. Anche in questo caso fallimento e aste stanno deturpando questa struttura ricettiva del 1974 che disponeva di 41 camere e ristorante, totalmente abbandonata dal 2017 e spesso preda di atti vandalici e intrusioni, grazie ai varchi della recinzione del confinante parco Mani Fiorite.
Marco Beneventi
Fonte: Il Resto del Carlino del 24 gennaio 2021