Sono veramente tanti i contratti collettivi non rinnovati. Qualcuno li ha contati ed è arrivato alla conclusione che si tratta di un record storico. Non fa tanta differenza tra padronato pubblico o privato o in forma cooperativa. Il tentativo è quello di non rinnovare a livello nazionale per sostituire lo strumento con accordi a livello locale. Con evidente conseguente perdita di tutela nei comparti meno organizzati. Un particolare accanimento da parte dei padroni lo si ritrova nei confronti di tutte le categorie che più delle altre si trovano esposte in contesti in cui il rischio di contrarre il Covid è maggiormente elevato. Non si tratta di contratti “ricchi”. Parliamo del multiservizi scaduto da sette anni. Parliamo anche della vigilanza privata, dove la contrattazione non è rinnovata da cinque anni. Le lavoratrici e i lavoratori di questo comparto oggi scioperano per i loro diritti.
Così Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil: «In questi lunghi mesi di emergenza sanitaria, gli operatori della vigilanza privata sono stati chiamati a svolgere un ruolo straordinario, hanno operato continuamente e, oltre a gestire la loro normale attività, hanno collaborato con gli enti pubblici e le imprese private, per assicurare le procedure di sicurezza previste dai Dpcm che si sono susseguiti per contrastare la pandemia. Uno sforzo realizzato sovente in condizioni di precaria sicurezza e con un aggravio del già faticoso impegno quotidiano, senza che vi sia stato alcun riconoscimento. Fin dall’avvio delle trattative le controparti hanno osteggiato il rinnovo del contratto nazionale e oggi invocano l’alibi della situazione emergenziale, un tentativo inaccettabile che si aggiunge alle pretese già avanzate volte alla precarizzazione del rapporto di lavoro ed alla negazione della professionalità che questi lavoratori hanno acquisito nel tempo. Una strategia miope, perseguita ormai da anni, che ha portato il settore a un imbarbarimento dei livelli di concorrenza, all’aggiudicazione di appalti al massimo ribasso, all’applicazione di contratti non confederali e peggiorativi delle condizioni lavorative, a violazioni di norme per l’esercizio dell’attività, a trascurare la salute e la sicurezza degli addetti».
Da parte nostra, come Ravenna in Comune, ribadiamo quanto già detto in altre occasioni: non conta se il padrone è pubblico o privato, la nostra parte è sempre quella di chi lavora. E poiché nel pubblico impiego svolgono servizio per Comuni, Ausl, Tribunali, Inail, Inps ecc., proponiamo (come già in passato) uno sforzo di tutte le forze politiche presenti in Consiglio Comunale perché, almeno per quanto riguarda le occasioni in cui è il Comune ad essere il fruitore del servizio, si eviti di bandire gare al massimo ribasso che si riverbererebbero sulle condizioni economiche delle lavoratrici e dei lavoratori del settore vigilanza.
[nella foto: una manifestazione degli operatori della vigilanza privata in Piazza del Popolo nell’estate 2019]
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Anche a Ravenna vigilanza privata in sciopero il 24 dicembre per il rinnovo del contratto di lavoro
Fonte: RavennaNotizie del 23 dicembre 2020
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SCIOPERO CONTRO CHI SCEGLIE DI FARE (E STARE CON) IL PADRONE (PUBBLICO O PRIVATO POCO IMPORTA)