Durante la prima ondata pandemica ci fu un tentativo, molto timido, di chiudere le fabbriche per non far propagare il virus. Poco, in realtà fu chiuso. Soprattutto la CGIL, a Ravenna, denunciò sulla stampa la mancanza di presidi: “Il reperimento di quei DPI necessari, per la protezione delle vie respiratorie, per lo svolgimento delle normali operazioni portuali e anche per il rischio biologico Covid-19, previsti dai DVR e DUVRI a oggi è difficoltoso e le scorte attuali sono praticamente esaurite”.
Ora siamo in piena seconda ondata, nessuna fabbrica è stata chiusa, ed è la volta della FlmUniti Cub Romagna denunciare sulla stampa: “Si continua a produrre come se non ci fosse in atto una pandemia, si applica la cassa integrazione Covid a convenienza e ci si preoccupa poco per l’incolumità dei lavoratori”.
In attesa di sommare i dati di questa seconda ondata, secondo l’Inail sono da attribuire al contagio da Covid-19 almeno 319 morti di lavoratori al 30 settembre scorso. Quindi il rischio di gravi conseguenze da contagio pandemico per le lavoratrici ed i lavoratori è elevatissimo.
Come Ravenna in Comune chiediamo a tutte le amministrazioni competenti di vigilare tramite una intensificazione dell’attività ispettiva sul rispetto delle misure stabilite a protezione del rischio pandemico in tutti i luoghi di lavoro dove non è effettuato il lavoro a distanza.
[nella fotografia: un controllo in ingresso alle aree portuali durante la prima ondata pandemica]
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Porto di Ravenna. Filt- CGIL e Fit-CISL: è necessario un Comitato Porto per tutelare salute e sicurezza di tutti i lavoratori
Fonte: RavennaNotizie del 25 marzo 2020
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La FlmUniti Cub Romagna denuncia la situazione pietosa che si verifica all’interno delle fabbriche