Il 16 luglio 2019 il Consiglio Comunale di Ravenna ha approvato la mozione “per dichiarazione di emergenza climatica”: un impegno per la realizzazione di iniziative volte al contrasto al cambiamento climatico nell’ambito delle competenze del Comune di Ravenna. Come Ravenna in Comune abbiamo votato a favore.
“I ragazzi e le ragazze del movimento Fridays for future, a Ravenna e in tutto il mondo, stanno risvegliando le coscienze di tutti noi, cittadini e amministratori – affermava il Sindaco Michele de Pascale annunciando alla stampa l’esito del voto – e ci stanno mettendo davanti alle nostre responsabilità e alle conseguenze che si verificheranno se non verranno presi al più presto provvedimenti seri, in grado di arginare l’impatto dei cambiamenti climatici sul futuro del nostro pianeta. La nuova consapevolezza che sta nascendo ci deve far cambiare velocemente passo”.
Bene, però come Ravenna in Comune avevamo immediatamente avanzato una richiesta ben precisa, assieme ai consiglieri del Gruppo Misto: «Noi chiediamo che l’impegno di oggi non sia volto solo a tranquillizzare le nostre coscienze, ma deve essere lo stimolo per un nuovo modo di fare politica. Questo documento deve spingerci, ad esempio, a piantare più alberi, per creare nuovi polmoni verdi soprattutto nella pianura padana, uno dei territori più inquinati al mondo, proprio perché disboscato quasi completamente. Questo documento deve farci riflettere su ogni metro quadrato che andiamo ad impermeabilizzare con nuove costruzioni, perché non ce lo possiamo più permettere. Dobbiamo spingere sul recupero dell’esistente, come del resto già previsto dalla legislatura vigente. Basta eccezioni! Questo documento deve incentivare le nostre scelte energetiche, portandoci verso l’elettrico rinnovabile, per abbandonare definitivamente il fossile. Questi sono quindi gli impegni che dovremo prendere quotidianamente, soprattutto nelle piccole/grandi scelte che effettueremo in consiglio comunale, dove dovremo essere coerenti rispetto ciò che riporta questa mozione. Ricordiamoci che, malgrado i nostri tentativi di distruzione, la natura si salva e si ripara sempre. Chi invece rischia di estinguersi per le proprie azioni è l’uomo».
Parole al vento, si direbbe. Su Il Resto del Carlino dell’11 novembre si riporta che “il valore limite giornaliero per quanto riguarda le Pm10 (il particolato così chiamato in quanto composto da particelle dal diametro non superiore ai 10 millesimi di millimetro, capaci per questo motivo di penetrare in profondità nei polmoni) – fissato a 50 microgrammi per metro cubo, da non superare per più di 35 volte per anno civile – sia stato superato nel Comune di Ravenna, storicamente l’area con le maggiori concentrazioni della provincia, quasi ogni anno dal 2008 a oggi”. E non è che da un anno a questa parte le cose siano andate meglio. Piuttosto vale il contrario. Sempre il Carlino: “Il 2020, malgrado il lockdown che ha diminuito il traffico veicolare per tutti i mesi di marzo e aprile, vede quota 35 giorni molto vicina: ad oggi la stazione di via Caorle ne ha misurati 29, mentre quella di via Zalamella (dove si superarono i limiti anche nel 2019) è già in «zona rossa». Qui le giornate sopra i 50 microgrammi per metro cubo sono già state 40. Anche sotto il profilo della qualità dell’aria il 2020 rischia di essere un anno da dimenticare”.
Come Ravenna in Comune, invece, non dimentichiamo le promesse di de Pascale. L’emergenza climatica non cancella ma, anzi, aggrava la crisi sanitaria in atto. È urgente quel cambio di passo pinvocato ma non praticato dalla Giunta comunale. Continueremo a fare la nostra parte dentro e fuori il Consiglio Comunale per spingere una maggioranza palesemente pro cementificazioni e pro energia fossile a mutare direzione. Anche per il clima, come per la prevenzione dal rischio pandemico, non c’è più tempo da perdere.
[Nella foto: l’incontro del Sindaco con una delegazione del movimento dei Fridays for Future il 3 luglio 2019. L’unica cosa concreta fatta dal Sindaco da allora è stata piantare un albero ad una manifestazione del movimento il 27 settembre successivo]
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«Superati sistematicamente i valori di Pm10». La provincia di Ravenna nell’elenco delle aree in cui, per la Corte di giustizia della Ue, fra il 2008 e il 2017 non sono stati rispettati i limiti
«Superati sistematicamente i valori di Pm10»
La provincia di Ravenna nell’elenco delle aree in cui, per la Corte di giustizia della Ue, fra il 2008 e il 2017 non sono stati rispettati i limiti
C’è anche la provincia di Ravenna nell’elenco delle aree in cui, fra il 2008 e il 2017, non sono stati rispettati i limiti alla concentrazione di inquinanti nell’aria: una violazione che ieri è costata all’Italia una condanna da parte della Corte di giustizia dell’Unione europea. Qui, come in altre tredici parti del paese, sono stati superati «in maniera sistematica e continuata i valori di concentrazione di Pm10», si legge nella sentenza, che prosegue facendo notare come «il superamento è tuttora in corso». L’Italia insomma «è venuta meno agli obblighi relativi alla qualità dell’aria e per un’aria più pulita in Europa» e «non ha adottato a partire dall’11 giugno 2010 misure appropriate per garantire il rispetto dei valori limite fissati per il PM10». La provincia di Ravenna fa parte, insieme a quelle di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena e Rimini, della zona classificata come «It0893»: qui la Corte di giustizia con sede a Città del Lussemburgo ha ravvisato la ripetuta violazione del valore limite giornaliero di Pm10. La Romagna, Bologna e Ferrara sono una delle tredici zone d’Italia in cui i valori limite sono stati superati a partire dal 2008, così come accaduto anche in Emilia, negli agglomerati urbani di Roma, Napoli, Milano, Bergamo e Brescia, nella valle del Sacco (in Lazio), nella pianura e nella collina piemontese e in tre aree lombarde di fondovalle e ad elevata urbanizzazione. Venendo al dettaglio delle dieci annate prese in considerazione, i dati Arpae testimoniano come il valore limite giornaliero per quanto riguarda le Pm10 (il particolato così chiamato in quanto composto da particelle dal diametro non superiore ai 10 millesimi di millimetro, capaci per questo motivo di penetrare in profondità nei polmoni) – fissato a 50 microgrammi per metro cubo, da non superare per più di 35 volte per anno civile – sia stato superato nel Comune di Ravenna, storicamente l’area con le maggiori concentrazioni della provincia, quasi ogni anno dal 2008 a oggi. Nel periodo considerato dalla sentenza la stazione di rilevamento di via Caorle (una fra quelle per cui siano disponibili i dati per tutto l’arco di tempo in questione) ha visto superata quota 35 giorni oltre i limiti di 50 microgrammi per metro cubo nel 2008, 2010, 2011, 2012, 2013, 2015 e 2017. Nel 2009 si fermò a quota 35, mentre gli ultimi due anni (così come il 2014 e il 2016) hanno avuto responsi più incoraggianti. Il 2020, malgrado il lockdown che ha diminuito il traffico veicolare per tutti i mesi di marzo e aprile, vede quota 35 giorni molto vicina: ad oggi la stazione di via Caorle ne ha misurati 29, mentre quella di via Zalamella (dove si superarono i limiti anche nel 2019) è già in «zona rossa». Qui le giornate sopra i 50 microgrammi per metro cubo sono già state 40. Anche sotto il profilo della qualità dell’aria il 2020 rischia di essere un anno da dimenticare. Filippo Donati
Fonte: Il Resto del Carlino dell’11 novembre 2020