LA CRISI SUONA LA SVEGLIA

Come Ravenna in Comune continuiamo ad allertare l’Amministrazione comunale sulla crisi in atto e su quanto stia, purtroppo, aggravandosi di giorno in giorno. Nonché sulle prospettive invero fosche per il futuro prossimo. Lo abbiamo ripetutamente detto: non si aspetti che l’aumento dei senza lavoro porti al collasso le strutture della rete sostegno di competenza comunale. È indispensabile e urgente porre in essere azioni rivolte alle famiglie in difficoltà e, soprattutto, interventi di prevenzione dove già si sa che la crisi farà più male. Purtroppo, dopo una promettente reazione all’inizio della prima ondata della pandemia, ora sembra sia più il tempo delle parole che degli atti incisivi. Eppure ci sarebbero le condizioni per un’azione congiunta di tutto il Consiglio, che su questo ha manifestato sensibilità che vanno al di là delle posizioni assunte su altre tematiche più naturalmente divisive. Sta alla maggioranza dare segni di aver compreso, prima di ritrovarsi con una comunità piombata nell’incubo di una crisi peggiore di quella del 2008.

Per un’analisi di quanto sta avvenendo e ci attende ripubblichiamo le riflessioni di Massimo D’Angelillo, che già avevamo interpellato sul tema post-Covid19, espresse su Il Corriere di Romagna di oggi. 

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Prevista una perdita per Ravenna del 16,6 per cento del pil nel 2020. Calo superiore alla media nazionale secondo la proiezione del centro studi Genesis

Il Covid mette in ginocchio la sanità ma anche l’economia. Le elaborazioni del centro studi Genesis mostrano quanto la pandemia sia capace di condizionare il Pil e l’occupazione del territorio di Ravenna.

Ricchezza in picchiata libera

«Se formuliamo una proiezione sull’andamento della economia provinciale al 31 dicembre, tenendo conto della drammatica altalena di periodi che hanno caratterizzato il 2020 (primi mesi di normalità, poi semi-lockdown, quindi il Lockdown duro marzo-maggio, la semi-riapertura, la riapertura giugno-17 ottobre, e oggi il nuovo un semi-lockdown), secondo i nostri dati l’anno in corso si chiuderà con un Pil in flessione del 16,6% – spiega Massimo D’Angelillo, presidente della società di ricerca e consulenza Genesis -. Si tratta di un calo molto superiore a quello finora stimato (-10/12%). Rispetto alla media nazionale, Ravenna soffre ancora di più per la sua vocazione turistica, settore che è stato letteralmente travolto dal coronavirus. Il turismo viaggia infatti verso un -32,2% di ricchezza prodotta su base annua (rispetto all’anno precedente), e il commercio verso un -27,4%. Il commercio ha attutito il colpo in gran parte grazie alla tenuta del commercio alimentare, mentre il turismo, pur con il recupero di luglio-agosto (nel balneare e nell’entroterra), ha chiuso comunque con un pesante ribasso, che è stato drammatico per la città d’arte».

In fatto di produzione di ricchezza arrancano pesantemente anche il comparto delle costruzioni (-29,3%), i trasporti (-23,9%) e i servizi alle imprese (-20%): «La pesante flessione del porto è stata ribadita anche dai dati relativi all’ultimo periodo – commenta D’Angelillo -; il Covid ha rallentato i commerci internazionali, ma a questo si aggiunge un fatto non irrilevante. Le politiche isolazioniste di Trump hanno ridotto la spinta commerciale degli Usa con grandi riflessi negativi non solo per la Cina ma anche con l’Europa. Le imminenti elezioni americane avranno un peso notevole anche sul futuro del commercio mondiale».

Perso il 12,7% degli occupati

Se cala il Pil, l’occupazione di certo non può crescere. Le proiezioni di Genesis mostrano che la provincia di Ravenna perde per colpa della pandemia il 12,7% degli occupati. Un numero impressionante se si considera che da marzo ad oggi il Governo ha di fatto introdotto il divieto di licenziamento. «La misura è stata confermata fino al 31 dicembre – dice D’Angelillo -, ma una volta decaduto lo scudo l’impatto potrebbe essere devastante. Le proiezioni di Genesis indicano per il settore turistico una perdita del 45% dei suoi lavoratori e il commercio mostra un -38,4%. Preoccupanti segnali arrivano anche dal comparto costruzioni (-35,2%), dai trasporti (-19,1%) e dai servizi alla persona (-17,2%)».

L’unico indice positivo fa capo al settore socio-sanitario, che fa registrare un +0,3%. Aumento decisamente irrisorio rispetto alle esigenze della sanità che è stata colpita da un vero tsunami.

Secondo lockdown devastante

Con molti ospedali in affanno e con i medici che denunciano una situazione critica, il Paese rischia di nuovo lo stop: «Il secondo lockdown potrebbe essere devastante per molti comparti economici – riflette D’Angelillo -. La reazione delle persone in questi ultimi giorni mostra un fenomeno nuovo: la rottura del legame di fiducia tra il Paese e chi lo guida. Questo apre nuovi scenari in cui gli imprenditori potrebbero mostrare una minore propensione all’investimento oppure chi sta per aprire un’attività ci ripensa. Il rischio di impresa si fa elevatissimo».

Altro aspetto su cui riflettere è la domanda di beni e servizi: «Le famiglie ora risparmiano per proteggersi da quello che ci potrebbe riservare il futuro – dice l’economista – inoltre una riduzione degli acquisti c’è già stata nei mesi precedenti. Chi credeva che le riaperture estive avrebbero portato una corsa agli acquisti è stato deluso. C’è prudenza e una larga parte della popolazione non ha grosse disponibilità per spendere». (ro.art.)

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