NON SI È SENTITO MALE MENTRE LAVORAVA: IL LATO OSCURO DEGLI “INCIDENTI” IN PORTO

Si cominciano a mettere in fila le tessere di un puzzle che è ancora tutto da comporre. Parliamo di quello che sta diventando un caso paradigmatico di come vanno le cose a Ravenna e dintorni. Non solo da noi, naturalmente, ma purtroppo Ravenna risulta sempre più “normale” in un Paese, il nostro, dove le violazioni delle più elementari norme sulla sicurezza del lavoro è, appunto, “normale”. Altro che “isola felice”!

Parliamo, e chi ci segue con più costanza lo avrà già capito, del mancato rientro a casa di un lavoratore del porto di Ravenna. Ora sono noti sia il suo nome che quello dell’impresa portuale presso il cui terminal stava lavorando e perfino la ragione sociale di chi gli versava lo stipendio. Lo scrivono FILT-CGIL, FIT-CISL e UILTRASPORTI in un comunicato: «Franco Pirazzoli lavorava per la Staggi s.r.l., società di facchinaggio, posseduta interamente da IFA s.r.l., azienda proprietaria del terminal portuale nel cui piazzale ha trovato la morte».

Quello delle tre associazioni sindacali è un preciso atto di accusa:

«Apprendiamo dalla stampa che la sua scomparsa non sarebbe stata originata da un malore, come in un primo tempo sembrava, ma da un infortunio sul lavoro. Un infortunio mortale come quello che tolse la vita 10 anni fa a Diop Gougnao travolto dai sacconi nello stesso terminal.

Della morte di Franco Pirazzoli fummo informati formalmente il primo di settembre con una comunicazione dell’Autorità portuale che era stata tardivamente informata da IFA quello stesso giorno.

Qui sta la prima anomalia, infatti secondo il protocollo sulla sicurezza del porto l’azienda avrebbe dovuto immediatamente informare i rappresentanti alla sicurezza dei lavoratori di sito (RLSS) e l’Autorità. Il 2 di settembre gli RLSS chiesero un incontro urgente con la direzione di IFA, incontro che venne concesso solo il 10 di settembre, dopo diverse sollecitazioni. Solo nel pomeriggio di ieri, con 40 giorni di ritardo e dopo che la notizia dell’infortunio era uscita sulla stampa, è stata fornita da IFA la documentazione richiesta e la firma sul verbale dell’incontro del 10 di settembre. Un comportamento che dà il senso dell’insofferenza che IFA ha sempre mostrato nei confronti del Sistema Integrato della Sicurezza del porto, sancito dal protocollo.

La vicenda di dell’infortunio di Franco Pirazzoli presenta lati oscuri che la magistratura e la Medicina del lavoro dovranno chiarire».

Aggiungono i sindacati che «oggi il porto di Ravenna è diventato il terreno di scontro tra aziende che violano sistematicamente la normativa che regola il lavoro nelle banchine e le norme contrattuali che regolano gli appalti – che non applicano le precauzioni dettate dal protocollo per la prevenzione del covid 19 nel porto ravennate e vivono le normative sulla sicurezza sul lavoro come un costo da abbattere – e aziende che si attengono invece alle normative».

La conclusione del comunicato allarga lo sguardo alle responsabilità politiche e amministrative, le altre tessere che non bisogna perdere di vista per concludere il puzzle: «Ognuno porta la propria responsabilità, coloro che violano le norme, coloro che dovrebbero vigilare, coloro che dovrebbero reprimere e quelli che volgono lo sguardo per non vedere».

Come Ravenna in Comune siamo d’accordo. Vorremmo tuttavia che non si esaurisse il tutto in un comunicato. È stata annunciata dal Prefetto, dopo l’anticipazione data dal Sindaco, la costituzione di quell’Osservatorio per la sicurezza e la legalità sul lavoro che con molta fatica abbiamo conquistato, riuscendolo ad ottenere da un Consiglio Comunale che si è pronunciato senza opposizioni. E abbiamo preso atto del fatto che, come sostengono i sindacati, il porto meriti una particolare attenzione in questo momento, non solo per le opere che (prima o poi) si andranno a realizzare, ma soprattutto rispetto alla sicurezza e alla regolarità dello svolgimento dei rapporti di lavoro. Quale luogo migliore, dunque, dove fare il punto sui seguenti aspetti relativamente all’anno in corso:

  • Quante ispezioni sono state effettuate sulle operazioni portuali (carico, scarico, trasbordo, movimentazione e deposito) da parte delle amministrazioni pubbliche cui spetta e, tra queste, in particolare, dall’ente preposto all’amministrazione del porto, l’Autorità di Sistema Portuale?
  • Di quale tipo di violazioni è risultato con maggior frequenza l’addebito: igiene e sicurezza del lavoro, regolarità contributiva o altro?
  • Ci sono state imprese che, più di altre, hanno accumulato violazioni? Se sì, a quale settore della filiera appartengono? Sono tra loro collegate (come ad esempio nel caso di IFA e di Staggi)?
  • Quanti infortuni hanno colpito lavoratrici e lavoratori all’interno del porto, inteso non limitatamente alle sole banchine ma bensì all’intero ambito portuale, come previsto dal protocollo per la sicurezza dei lavoratori del porto?

Chiediamo al Sindaco di riferire sull’esito di tali verifiche.

[L’immagine illustra un’operazione portuale. Fotografia tratta dal sito dell’impresa IFA]

#MassimoManzoli #RavennainComune #Ravenna #lavoro #sicurezza

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Ravenna, fu infortunio, non malore. Perizia sul telefono del collega

Fonte: Corriere di Romagna del 23 ottobre 2020

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“Non è morto per un malore, ma per un incidente sul lavoro al porto” I sindacati chiedono giustizia per Franco Pirazzoli

Fonte: RavennaWebTv del 23 ottobre 2020

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Prefettura di Ravenna: si è tenuto un incontro in considerazione della legalità e della sicurezza sul lavoro

Fonte: RavennaWebTv del 24 settembre 2020

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Na.Dep e Ifa, riferimenti a Ravenna.
«Movimentiamo le merci al porto»

Fonte: Resto del Carlino del 29 novembre 2018

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