Non vorremmo aver inaugurato una nuova rubrica con l’articolo di qualche giorno fa sui marittimi bloccati a Ravenna. Lo introducevamo in forma negativa: “Quella di oggi non è una cosa bella. Ancora”. Lo stesso potrebbe dirsi per quanto riguarda l’associazione “Amici degli animali”. Opera a Ravenna da oramai 13 anni. Infatti è dal 2007 che si occupa di primo soccorso, recupero, trasporto e custodia di animali domestici, zootecnici e selvatici vaganti, feriti o bisognosi. Conta attualmente circa 12 volontari operativi ed è attiva nella provincia di Ravenna, in quella di Ferrara, di Forlì-Cesena e di Rimini. Inoltre ha sviluppato un rapporto di collaborazione con la gestione dei canili municipali di quasi tutto il ravennate. Leggiamo di loro tutte le volte, e sono davvero tante, che l’associazione viene interessata da una qualche emergenza. Era stato così per gli anatidi sopravvissuti alla strage della Valle della Canna (a proposito: c’è qualche novità in merito all’indagine avviata un anno fa?). Ma leggiamo anche le tante liberazioni di rapaci alla fine delle cure prestate dal Centro recupero della fauna selvatica ferita che l’associazione gestisce. E poi i salvataggi di altri uccelli “meno rapaci”, come i gabbiani. E i daini. E i caprioli. Eccetera.
Complessivamente effettuano dai 2.500 ai 3.000 interventi l’anno, su richiesta dei cittadini o delle forze dell’ordine. Hanno furgoni attrezzati allo scopo e di due ambulanze veterinarie, oltre a barelle, museruole, gabbie, una gru e uno staff di veterinari. Eppure, nonostante l’importanza di questo servizio, ora l’associazione rischia di non poter più continuare a operare. Da RavennaToday del 20 agosto (Chiara Tadini, “Da 13 anni salvano animali, ora lanciano l’allarme: Se il Comune non ci ascolta dovremo chiudere) leggiamo le dichiarazioni del presidente dell’associazione:
“«Ci serve un nuovo spazio, e se il Comune continua a non ascoltarci a novembre chiudiamo baracca e burattini», spiega amareggiato il presidente Marendon. Il problema è quello di trovare una nuova struttura per le attività dell’associazione: «A novembre scadrà la convenzione per il luogo di proprietà comunale dove ci troviamo da cinque anni, a Ca’ Ponticelle, e non sono previste proroghe. A febbraio abbiamo inviato una mail a sindaco, assessore regionale e a tutti gli enti preposti per cercare di trovare una soluzione e un nuovo spazio, ma non hanno trovato alternative. Così ci siamo mossi autonomamente e abbiamo partecipato a un bando, aggiudicandocelo, per un terreno da 25 ettari a Ca’ Giansanti, a Fosso Ghiaia (tra l’altro proprio dove ci sono i daini, così potremmo risolvere anche quel problema). Lì per 50 anni è stata allevata fauna selvatica come fagiani e lepri, per cui ci sono già delle attrezzature – certo, un po’ vetuste, ma è pur sempre qualcosa. Ma al Comune questa scelta non piace: dicono che non è una zona vocata, che ci sono dei vincoli. Ma nel bando c’è scritto che in quella zona devono starci animali selvatici, anche se allevati; e allora perché non possiamo fare lì un centro per recupero e soccorso degli animali selvatici?». Ciò che chiede l’associazione al Comune è che, almeno, venga data loro un’alternativa. «Il nostro nucleo fondativo è formato da ex pompieri in pensione, sappiamo bene cosa significa fare un servizio per la collettività – conclude Marendon – Del resto noi siamo tutti pensionati: se non ci aiutano, chiudiamo e buonanotte. Abbiamo fatto vari incontri con gli assessori, siamo disponibili a contrattare: ma ormai novembre è vicino e noi ancora non abbiamo ricevuto una risposta. Chiediamo solo un posto dove stare: siamo una sorta di 118 degli animali, siamo riusciti a mettere in moto un sistema virtuoso e siamo anche un presidio sanitario, dal momento che raccogliamo le carcasse degli animali morti e le portiamo all’Istituto zooprofilattico per farli analizzare. Non credo che la nostra sia un’esperienza da buttare»”.
Lo chiediamo anche noi di Ravenna in Comune all’assessore Baroncini e al sindaco de Pascale: a Ravenna possiamo veramente permetterci di “buttare” questa esperienza?
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Da 13 anni salvano animali, ora lanciano l’allarme: “Se il Comune non ci ascolta dovremo chiudere”
Fonte: RavennaToday del 20 agosto 2020 L’associazione non è ascoltata dal Comune