FAR RINASCERE I BORGHI PER RIQUALIFICARE IL TERRITORIO: LONGANA

Purtroppo in tutto il nostro Paese le zone abitate delle campagne da oltre mezzo secolo hanno subito un inesorabile processo di abbandono che ha portato i piccoli centri a svuotarsi e a decadere. In montagna questo processo è stato tragico e chi ama andare a fare escursioni in Appennino sa quanti antichi insediamenti umani siano ridotti irreparabilmente a ruderi e macerie. Ma anche in pianura le piccole frazioni non se la passano certo bene. L’accentramento dei servizi e delle attività economiche in città, e in generale il modello di sviluppo consumistico, hanno ridotto i centri sotto una certa dimensione a “quartieri dormitorio” dove è già molto se si trova un bar, o un negozio di alimentari. La politica di favorire a più non posso i grandi centri commerciali probabilmente è stata l’elemento principale di questa vera e propria tragedia sociale. Ravenna in Comune sostiene da sempre che la rigenerazione delle periferie, che qui da noi vuol dire anche e soprattutto riqualificazione del forese, è indispensabile se si vogliono costruire una società e un modo di vivere più umani. E se nelle grandi metropoli le rigenerazioni delle periferie sono rese più difficili dalle ingenti risorse necessarie e dalla complessità dei piani di ristrutturazione, siamo convinti che in realtà come quella ravennate, moltissime cose si possano fare a costo moderato e in tempi brevi (per alcune cose addirittura brevissimi). Allora, cominciamo a fare degli esempi.

Parliamo, per esempio del borgo di Longana, che fra l’altro, negli ultimi anni, ha visto anche accrescersi la propria popolazione, e abbassarsi l’età media degli abitanti. In questa frazione non vi sono servizi, non vi sono negozi, non vi è arredo urbano, l’unica struttura di svago per bambini è desolatamente “pelata”. Come in tutto il forese i collegamenti del trasporto pubblico con il capoluogo e con le altre frazioni è carente, con in più il fatto che a Longana la fermata dell’autobus (linea Ravenna-Forlì) è situata sulla statale Ravegnana, in una sede pericolosa (e senza un’adeguata pensilina) sia per i passeggeri che devono aspettare la corsa o che devono scendere, sia per gli automobilisti che si vedono fermare la corriera esattamente nel mezzo della corsia di marcia. E se qualcuno vuole andare in bicicletta dalla frazione fino a Ghibullo e a Roncalceci, dove qualche servizio in più c’è, deve pedalare nel traffico della pericolosa statale. Allora, crediamo fermamente che si debbano prendere alcune semplici ma importantissime decisioni: portare la fermata dell’autobus dentro il paese, progettare e avviare la costruzione della pista ciclabile Longana-Ghibullo, autonoma dal percorso della Ravegnana, provvedere alla piantumazione di alcune decine di alberi, sia attorno allo spazio giochi bimbi, sia al lato della strada che entra in paese, dotare di un decente arredo urbano la piazzetta della frazione, con panchine e fioriere che stimolino la socialità e i momenti ricreativi. Poi, se si vuole, si può pensare anche più in grande (perché no una bella fontana al centro piazza, per esempio? E una pavimentazione più gradevole della piazza stessa?), ma intanto le cose qui descritte si potrebbero avviare subito. Di esse, la realizzazione della pista ciclabile sarebbe sicuramente quella con un iter più lungo, ma se non si comincia almeno a progettarla, non si farà mai. La nuova fermata dell’autobus comporterebbe un allungamento di tre o quattro minuti dei tempi di percorrenza fra Forlì e Ravenna, e questo è il motivo (così ha risposto l’Assessore Fagnani a nostre interrogazioni) per cui l’azienda dei trasporti non effettua questa modifica. Ma noi crediamo che il Comune dovrebbe fare di questo argomento oggetto di una sua serrata trattativa con l’azienda stessa, nell’interesse di un nucleo dei propri cittadini. Longana diventerebbe un piccolo gioiello, forse in grado anche di attrarre eventi con una frequenza ben maggiore di quanto avvenga ora.

tratto da l’Argine, periodico on line di Ravenna in Comune zona 7

[fotografia: la Pieve di Sant’Apollinare a Longana dal fondo Mazzotti della Biblioteca Classense]

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