CMC: SEMPRE PIÙ URGENTE FAR PULIZIA

Quando è intervenuta l’omologa del concordato CMC il Sindaco ha espresso parole di apprezzamento. Senza se e senza ma. Insomma, senza altro aggiungere. Anzi, al “battesimo” dei lavori per le nuove fognature in Darsena, de Pascale ha addirittura ringraziato la CMC presente con il proprio Presidente, Alfredo Fioretti e con Paolo Porcelli, direttore generale di C.M.C. e presidente di CMC Immobiliare. Si è spinto oltre il Presidente di Legacoop Romagna, Mario Mazzotti, PD come de Pascale, ringraziando esplicitamente sia Fioretti che Porcelli per quanto fatto e ottenuto. Son comunque sfumature: è come se i 2 miliardi di euro di passivo, per cui la più che secolare cooperativa ha rischiato il fallimento e lo ha per ora allontanato nel tempo, fossero apparsi improvvisamente nei bilanci per colpa del destino cinico e baro. E non fossero invece il frutto di scelte precise e continuate nel tempo da parte dello stesso gruppo dirigente che c’era prima, durante e dopo. Che poi, a ben guardare, si tratta degli stessi Fioretti e Porcelli che devono affrontare, il primo, l’appello del processo penale per i fanghi del Candiano e, il secondo, il processo in Kenya per l’appalto per la costruzione di dighe dove lo Stato africano ha tirato fuori i soldi ma la cooperativa non ha realizzato niente pur avendoli intascati.

Oggi, riportano i giornali della nuova tegola per la cooperativa. Che più che una tegola è tutto il tetto, in realtà, che sta venendo giù. Si tratta di una lunga serie di ipotesi di reato: prima di tutto il peculato e la frode in pubbliche forniture, a cui si aggiungono il disastro ambientale, il crollo colposo, la truffa aggravata, l’abuso di ufficio, l’associazione a delinquere e il traffico illecito di rifiuti. Ad esser coinvolti non sono direttamente Fioretti e Porcelli, stando a quanto dagli stessi dichiarato, ma altri due dirigenti messi a capo “della società Empedocle 2 ed ora iscritti nel registro degli indagati per il rifacimento del ponte San Giuliano, uno degli ultimi viadotti che porta alla galleria che collega con l’autostrada Palermo-Catania. Il caso della nuova inchiesta giudiziaria che è emerso proprio nei giorni scorsi, con una scossa che dagli uffici della Direzione distrettuale antimafia è arrivata a farsi sentire fino a Ravenna, negli uffici della cooperativa ravennate Cmc di via Trieste. È il colosso dell’edilizia, infatti, che da anni ha in appalto gli annosi lavori per l’ormai interminabile raddoppio della strada statale 640, la cosiddetta Agrigento – Caltanisetta che dovrebbe collegare i due territori con l’autostrada veloce. Empedocle 2, in questo contesto, è una della due società di progetto create da Cmc per i lavori siciliani, ovvero la Agrigento – Caltanisetta” – così riporta il Corriere di Romagna di ieri (in un articolo a firma Alessandro Cicognani). Solo per completezza di informazione, l’altra società, costituita per realizzare la Palermo-Agrigento, è la Bolognetta. La società responsabile del famoso crollo del viadotto Scorciavacche subito dopo l’inaugurazione alla vigilia del Natale 2014.

Riporta inoltre il giornale che da parte della Guardia di Finanza sono state eseguite perquisizioni “nella sede di via Trieste, cercando e sequestrando tutti i documenti relativi all’appalto del ponte”. E, così conclude l’articolo, “sembra che l’inchiesta sia destinata ad allargarsi e, quindi, è presumibile che nuovi nomi entreranno a far parte del registro delle notizie di reato”. Sempre sulla stampa, nissena questa volta, leggiamo delle dichiarazioni della Regione Sicilia: “Abbiamo appreso dalla stampa di nuove difficoltà per la Cmc e stavolta di tipo giudiziario che riguardano il tormentato appalto della Caltanissetta-Agrigento. Un quadro che si somma a uno stato dell’arte di ormai insopportabile ritardo nella realizzazione dell’opera per le inadempienze dell’azienda richiede oggi delle risposte risolute. Per tale ragione il Governo Musumeci la prossima settimana convocherà un tavolo tecnico per vagliare ogni necessaria decisione tesa a risolvere una vertenza infinita ed evitare che l’opera rimanga un’incompiuta. Inoltre dobbiamo scongiurare il rischio che la Regione debba restituire all’Europa ben 420 milioni per il mancato completamento dell’opera”.

Si vuole attribuire sempre al destino cinico e baro le inchieste della magistratura e i processi in Italia e all’estero? Che oltre alle dighe del Kenya e ai fanghi del Candiano ci sono i “guai” relativi all’ampliamento delle banchine e all’approfondimento dei fondali nel porto di Durban, in Sudafrica. E altri “problemi” in Nepal e Uganda (fonte: Il Sole-24Ore). E ci sono stati i “guai” del porto di Molfetta e del “bambino” di Ravenna. Lo scrivevamo già un anno fa: “Come Ravenna in Comune siamo dalla parte dei lavoratori e soci di CMC nel tentativo di dare continuità e, soprattutto, occasioni di reddito da lavoro ad una storia centenaria. Non condividiamo affatto, però, la palese volontà di garantire sopravvivenza all’attuale gruppo dirigente, responsabile della situazione attuale assieme a quello che l’ha preceduto, dando continuità alle pratiche che sono state la causa della crisi attuale e che, temiamo, a breve riproporrebbero analogo esito qualora venisse schivato il presente rischio di fallimento: grandi opere e finanziarizzazione spinta”. Se il PD, Sindaco in testa, continuerà a farsi garante di questo gruppo dirigente, porterà su di sé la piena responsabilità a che la CMC venga trascinata a fondo dal suo passato. Che è poi un ingombrante presente. Sarà colpa del PD se non agguanterà la ciambella di salvataggio di un concordato per nulla scontato e ancora tutto da applicare, rinnovandosi nelle attività e nelle modalità, nelle persone a cui si affida e nei fini perseguiti. Sarà colpa del Sindaco e del suo partito se la CMC dovesse affogare e trascinare con sé nel gorgo una buona fetta di economia cittadina.

#MassimoManzoli #RavennaInComune #Ravenna #CMC

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Inchiesta su appalto in Sicilia: perquisizioni nella sede Cmc

Fonte: indagine su CMC accusata di svariati reati in Sicilia

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