MA QUANTO AMIANTO C’È ANCORA NELLE NOSTRE CAMPAGNE?

Girando per le campagne della nostra zona, ma più in generale di tutta la nostra provincia, se si è osservatori un po’ attenti, si nota che ci sono ancora numerosi manufatti, capannoni, bassocomodi attigui a case private, garages e anche edifici pubblici in cui la presenza dell’amianto è evidente.
Nonostante esistano, le normative che prevedono la rimozione di tali strutture e la bonifica dei siti sono ampiamente disattese. Chiunque di noi abbia avuto a che fare nella sua proprietà con la rimozione di strutture di amianto sa quanto sia faticosa, contorta e costosa la procedura per eliminarle e smaltirle. E questo spiega come mai molti privati preferiscano tenersi a pochi passi da casa le lastre malefiche che coprono il pollaio o la tettoia sotto cui si parcheggia la macchina. Scelta pessima, sbagliata, ma comprensibile.

Quello che invece non si può accettare, comunque la si voglia vedere, è la permanenza di tetti (e forse non solo tetti) in amianto su edifici pubblici. L’esempio più eclatante fra quelli di cui abbiamo potuto prendere visione è quello della vecchia casa di guardianìa fluviale situata sull’argine destro Montone, a Ragone. Una casa fatiscente,  circondata da un’ampia area che, una volta adeguatamente risistemata, potrebbe essere trasformata in una bellissima area verde a disposizione della popolazione, come il Comitato Cittadino della frazione chiede da diversi anni. Anzi, di più, visto che questa realtà insiste all’interno del territorio dove dovrebbe (si spera) essere istituito il parco fluviale dei Fiumi Uniti, l’intero complesso potrebbe diventare una specie di “stazione” del parco, dove poter collocare iniziative di osservazione, di studio, di sosta e di svago. Fra l’altro, uno dei problemi più severi è che l’amianto, con il passare del tempo si logora sempre di più, e quanto più si logora tanto più diventa pericoloso, perché disperde progressivamente sempre più fibre nell’aria. E va anche detto che l’aumento delle temperature e l’intensificarsi della siccità, cui assistiamo da alcuni anni, rendono la situazione ancora più grave. È l’acqua, infatti, e quindi la pioggia, uno dei pochi fattori che possano contrastare il diffondersi della sostanza dannosa nell’aria che respiriamo.

Ravenna in Comune ha segnalato la questione in diverse occasioni. Chiediamo, ancora una volta, che le Istituzioni (tutte e senza “rimpalli”) creino subito un tavolo tecnico per programmare l’accurata ricognizione delle strutture in amianto ancora esistenti, e rapidamente sia varato un piano per la bonifica definitiva. È evidente che, per quanto riguarda le proprietà private, si dovranno prevedere significativi incentivi (anche sotto forma di messa a disposizione delle strutture adeguate e degli operatori addetti). Per le strutture pubbliche bisogna farlo e basta, senza porre altro tempo in mezzo. Per quanto tempo ancora, e a chi, dobbiamo dirlo?

tratto da l’Argine, periodico on line di Ravenna in Comune zona 7

#lArgine #RavennaInComune #Ravenna #Ragone

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