“SBLÒCTÒT”

L’annuncio da parte del Presidente del Consiglio dell’avvio della fase 2 ci aveva spinti a lanciare subito un grido di allarme in riferimento ai protocolli per la sicurezza sul lavoro: «Chi riuscirà ad imporre a caporali e piccole imprese, il rispetto di questo e dei protocolli nazionali, con gli ispettorati del lavoro ridotti ai minimi termini?».

Registriamo, quanto meno da parte della CGIL, analoga preoccupazione. Per Costantino Ricci segretario generale della Cgil di Ravenna «ad oggi è difficile dire cosa avverrà. Come CGIL ci interessa il “come” riapriranno le aziende; quali condizione saranno messe in atto per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori».

Ricci dichiara di avere fiducia nelle imprese e negli imprenditori della nostra provincia ma pone una domanda: «le imprese che apriranno come applicheranno le indicazioni del DPCM? Sono previsti Comitati, dotazioni di dpi, distanziamento e controllo della temperatura corporea, con termo-scanner, inoltre sono previsti ingressi che non prevedano assembramenti. Sono tutte disposizioni che dovranno essere messe in atto e ad oggi è difficile dire se tutte le imprese rispetteranno le indicazioni del Governo. Purtroppo non c’è nessuno strumento che permetta di fare delle valutazioni e per questo motivo, come CGIL auspichiamo che venga costituita una “task force” che possa andare nelle aziende a verificare che vengano rispettare le misure di sicurezza, anche su segnalazione».

«Un lavoratore sano, che la mattina va al lavoro, deve tornare a casa sano» sottolinea Ricci. «Sappiamo che in tante aziende gli accordi sono stati fatti secondo i DPCM e che c’è consapevolezza sul “lavorare al tempo del Coronavirus”, ma in tante altre realtà, anche del nostro territorio, non è sicuro il “come si riaprirà”, soprattutto dove non sono stati fatti accordi con il sindacato».

Per il segretario generale della CGIl di Ravenna «garantire la salute dei lavoratori significa garantire la salute di tutti i cittadini» e quindi anche dell’economia locale: «è importante che Ravenna esca il prima possibile da questa pandemia. Solo così potrà ripartire anche un settore importante come quello turistico, sia balneare che culturale. Se vogliamo dare una mano al turismo dobbiamo portare i contagi a “zero”, così che i turisti vengano a Ravenna e sui nostri lidi sapendo che si tratta di località sicure. Quindi  – prosegue – solo se tutti rispetteranno le regole, si uscirà dall’emergenza e ripartirà un sistema economico fortemente provato».

Altro settore che preoccupa il segretario provinciale CGIL è quello della scuola: «come e quando si comincerà a ragionare seriamente su scuole e formazione? Si tratta di un tema legato strettamente anche all’occupazione femminile, poiché è chiaro che sono le carriere lavorative delle donne a rischiare di “sacrificarsi” in queste situazioni. Bisogna iniziare a discuterne ora, se vogliamo che i nostri bambini e ragazzi tornino a scuola a settembre» conclude.

Oggi, 28 aprile, in occasione della giornata mondiale per la salute e sicurezza sul lavoro si ricordano le migliaia di decessi che ogni anno avvengono nei luoghi di lavoro, a causa delle condizioni di lavoro. Da parte di CGIL, CISL e UIL si è dichiarato unitariamente: «In questa fase di transitoria convivenza con il rischio di contagio che ci porterà ad una diversa ordinarietà è importante che il protocollo chiaro e dettagliato, siglato d’intesa con le imprese e assunto dal Governo il 24 aprile 2020, venga declinato e soprattutto monitorato in ogni singola realtà produttiva. Ribadiamo che la salute dei lavoratori e delle lavoratrici rimane, per CGIL, CISL e UIL un’assoluta priorità. Tutelare la salute dei lavoratori vuol dire tutelare il lavoro».

Da parte di ADL Cobas Emilia-Romagna, SGB Emilia-Romagna e Si Cobas Regionale poco prima delle comunicazioni di Conte è stato lanciato un «appello ad intraprendere un piano di mobilitazione diffuso già a partire dal 4 maggio ed individuando in quella settimana una giornata di scadenza unitaria presso la Regione Emilia-Romagna». Così le organizzazioni di base: «In questi 45 giorni di quarantena sociale l’Italia ha vissuto due realtà parallele. Da un lato milioni di persone hanno visto pesanti limitazioni alle proprie vite quotidiane, con drammatiche conseguenze di natura economica e sociale. Dall’altro, alla faccia del lockdown, moltissime attività economiche tutt’altro che essenziali hanno proseguito indisturbate, costringendo milioni di lavoratori e lavoratrici ad esporsi inutilmente al rischio di contagio e contribuendo così alla crescita della propagazione del virus, con l’emergenza sanitaria che ad oggi sembra purtroppo tutt’altro che risolta».  

E poi: «Il presidente Stefano Bonaccini è in prima fila nella richiesta di scioglimento anticipato del lockdown e, insieme all’assessorato al Lavoro, si è fatto alfiere di un rinnovato “patto dei produttori” con al centro il primato della produzione ad ogni costo. Nel frattempo, però, poco o nulla si è fatto per rispondere ai bisogni sociali più impellenti: garantire veramente per tutti e tutte diritto alla salute, al reddito, alla casa ed a un nuovo welfare. Non è un caso che la Regione abbia deliberatamente relegato nel dimenticatoio le istanze di quei settori e ambiti lavorativi e sociali tra i primi e più colpiti dall’attuale emergenza sanitaria ed economica, come il terzo settore, la logistica, la pubblica amministrazione e i servizi a rete, il turismo e il lavoro precario in genere, espresse da organizzazioni sindacali conflittuali e da esperienze di autorganizzazione in forma diffusa e spontanea.

La tanto agognata fase 2 è già un presente dove il prezzo sarà salatissimo per i settori sociali del precariato e del mondo del lavoro in genere e si acuiranno le contraddizioni che già prima della pandemia generavano costantemente disuguaglianze, sfruttamento, precarietà e povertà strutturali, assenza di tutele e di diritti sociali. La nuova normalità rischia certo di essere una versione ancora peggiore di quella condizione che già in tante e tanti vivevano. Contro questa ipotesi è necessario organizzare una forte capacità di reazione. Ecco perché con la ripartenza ufficiale della gran parte delle attività produttive è necessario che riprendano apertamente e in forma pubblica e organizzata le lotte nei luoghi di lavoro e nelle piazze».

Da parte nostra, così concludevamo: «Per quanto ci riguarda, come Ravenna in Comune, continueremo a vigilare. Certo, oggi più che mai, pesa l’assenza di quell’Osservatorio in materia di legalità e sicurezza del lavoro che un voto unanime del Consiglio Comunale, su nostra iniziativa, aveva richiesto al Sindaco di attuare. Resistere resistere resistere!».

Si avvicina un primo maggio più di protesta che di festa!

#MassimoManzoli #RavennaInComune #Ravenna #Covid19 #riapertura #pandemia #primomaggio

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Costantino Ricci (CGIL Ravenna): servirà “task force” che controlli se le aziende rispettano misure anticovid

Sorgente: CGIL vuole controlli sulle imprese

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Coronavirus, i sindacati di base Emilia-Romagna: “Fase 2? Salatissima per chi non ha diritti”. Adl Cobas, Sgb Emilia-Romagna e Si Cobas chiedono alla Regione Emilia-Romagna più garanzie su reddito, salute, welfare

Sorgente: sindacati di base e di lotta

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