AGRICOLTURA: LO SFRUTTAMENTO DEI CAPORALI E DEL RESTO DELLA FILIERA

Il tema del caporalato come oramai noto è un problema che, a noi di Ravenna in Comune, sta particolarmente a cuore. Riguarda tanti settori lavorativi, dall’edilizia all’industria, dal porto al turismo, al commercio. In questi ultimi mesi ci siamo concentrati sulla sua applicazione al mondo agricolo. Il 27 novembre dello scorso anno abbiamo tenuto una serata seminario a Mezzano a cui sono intervenuti esperti e sindacalisti dell’Osservatorio Placido Rizzotto e della FLAI CGIL. E ancora subito prima e subito dopo Pasqua abbiamo ospitato interventi dei tre segretari del sindacalismo confederale e del coordinatore dell’Osservatorio, Jean-René Bilongo proprio sulle criticità dello sfruttamento in agricoltura.

Ora arriva sulle pagine dei giornali la notizia della ennesima vergognosa vicenda che interessa i nostri territori. Non può certo essere una novità quando le stime della FLAI-CGIL riportano di una diffusione del caporalato compresa fra il 15 ed il 20% delle oltre 30mila persone impiegate nel settore dell’agricoltura nelle province di Ravenna, Forlì e Cesena. Il Fatto Quotidiano riassume così la vicenda:

«Alloggiati in casolari isolati, senza acqua calda, con poco cibo, spesso ammassati su materassi piazzati in terra, alla meglio, a volte in 15 nello stesso locale. E in tasca, a fine mese, appena 50 euro dopo aver lavorato nei campi fino a 80 ore ogni settimana. Perché i caporali trattenevano anche 200 euro per quel “vitto e alloggio”. Un “vergognoso asservimento”, lo ha definito la procura di Forlì, quello al quale erano costretti circa 45 braccianti, la maggior parte richiedenti asilo, secondo l’indagine contro il caporalato della squadra mobile del capoluogo romagnolo.

Sono stati arrestati 4 pachistani – ritenuti i caporali e rintracciati tra Modena, Ravenna e Treviso – e altre nove persone sono state denunciate a piede libero, tra cui anche alcuni titolari di aziende agricole di Forlì, Rimini e Ravenna, che avevano impiegato gli stranieri per la raccolta di frutta e verdura o per la potatura degli alberi».

Condividiamo parola per parola il commento di ieri di Andrea Maestri, che proprio su questo blog aveva ragionato di post Covid-19 pochi giorni fa:

«UNA (MEZZA) BUONA NOTIZIA

Per essere un’intera, buona notizia manca un pezzo.

Ovviamente va espressa gratitudine alla Procura della Repubblica e alla Squadra Mobile di Forlì, perché se c’è un reato lurido e odioso che vede come vittime molti poveri lavoratori (non solo stranieri; ricordate la lavoratrice morta di fatica nel 2015 in un campo in Puglia, 12 ore al giorno di lavoro per 27 euro?) è proprio il caporalato.

Ma l’arresto di 4 caporali (stranieri, aguzzini dei loro stessi connazionali) sembra un risultato parziale: dove sono gli impuniti utilizzatori finali?

Dove sono i proprietari terrieri e gli agricoltori che sfruttano questi lavoratori fino alla loro riduzione in schiavitù (altra fattispecie di reato probabilmente contestabile)?

Dove sono le grandi catene commerciali che alimentano questa economia malata, in cui la dignità del lavoro è schiacciata dall’idolatria del profitto?

È un intero modello economico a dover essere messo in discussione da quel reato-spia che è il caporalato: spia di un’economia malata, diseguale, feroce.

Ma ciò che mi fa maggiormente incazzare è la schiera dei politici dall’applauso facile e ipocrita, che oggi sono in prima fila a omaggiare – giustamente – il lavoro prezioso di magistratura e forze dell’ordine ma fino a ieri hanno tagliato tutti i nastri possibili della grande, vorace distribuzione o non hanno mosso un dito per esigere dai governi (di tutti i colori) l’aumento degli ispettori del lavoro.

Lo sapete che gli ispettori del lavoro su base provinciale si possono contare sulle dita di una mano, massimo due e che sono privi di mezzi per operare controlli capillari ed efficaci?

Cui prodest?

Ciò che riescono a fare, così in pochi e con così pochi mezzi, è eroico ma certi politici tacciano!

E invece grazie a chi (sindacati, movimenti, associazioni, come i sindacati di base, la Cgil, Libera ecc.) ogni giorno vede e denuncia, aiutando le vittime di questa economia marcia, criminale, massacratrice di diritti fondamentali.

Tacciano quei politici che ancora oggi si oppongono ad una riforma organica del Testo Unico sull’Immigrazione (che abolisca le cause della “clandestinità”) e ad una regolarizzazione degli oltre 600.000 migranti irregolari che sono carne da macello per i caporali, linfa per le mafie, carburante loro malgrado dell’illegalità economica.

Date loro sti benedetti permessi di soggiorno e non saranno più ricattabili e finalmente toglieremo il terreno da sotto i piedi a mafie, criminalità e imprenditori senza scrupoli.

E noi cittadini comuni, non spegniamo il cervello, cazzo! Se accettiamo che l’ultimo anello della catena (il lavoratore precario e sfruttato a nero, italiano o straniero) si infetti, l’infezione toccherà piano piano tutti gli altri anelli.

L’infezione dei diritti umani fondamentali e della dignità di ogni lavoratrice e di ogni lavoratore toccherà anche noi, lontani, apatici e indifferenti alla sorte di questi poveri cristi a 3 euro all’ora.

Ecco, adesso il quadro mi sembra un po’ più completo.

E scusate tanto per il disturbo».

No davvero, hai perfettamente ragione Andrea, non spegniamo il cervello. C’è un fil rouge che lega assieme la catena logistica che spinge in basso i prezzi nei campi, da una parte, e chi chiama al disastro nazionale per una presunta carenza di nuovi schiavi ad un costo compatibile con quegli stessi prezzi, dall’altra.

Ravenna in Comune continua nelle sedi istituzionali e sui territori a raccontarlo. Perché il post Covid-19 non riproduca lo stesso sfruttamento di cui oggi sono stati vittime i lavoratori di sei aziende agricole di Forlì e Castrocaro, di San Clemente e San Giovanni in Marignano e di Bagnara di Romagna.

#AndreaMaestri #MassimoManzoli #RavennaInComune #Ravenna #caporalato #agricoltura

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Sfruttati nei campi per 50 euro al mese, 4 arresti. Operazione della Polizia a Forlì, reclutavano richiedenti asilo

Sorgente: caporali in arresto tra Ravenna, Forlì e Rimini

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