Giorgio Polydoro Stamboulis è nato a Ravenna, dove risiede, nel 1982. Da famiglia di origine greca. Laurea specialistica in Filosofia a Firenze e dottorato di ricerca in Storia Moderna. Nel corso degli anni ha pubblicato diversi articoli e saggi di argomento storico e filosofico fino alla pubblicazione di “Filosofia precaria”. Un libro d’arte che tratta della precarietà come condizione attuale di vita delle persone in un mondo in cui il filosofo sembra aver smarrito un ruolo e la filosofia configurarsi soprattutto come assenza.
Esercita la professione di insegnante. A Ravenna è però noto soprattutto per l’attività politica e sociale, dalla creazione del circolo ARCI Dock61, teatro di tante iniziative ed elaborazioni, a film documentari come nel caso de “La Fabbrica immaginata” sull’ANIC e il miracolo economico e “Il Labirinto greco” sui centri di solidarietà ad Atene, alla partecipazione alle ultime elezioni comunali come candidato per Ravenna in Comune.
Pubblichiamo un suo intervento nell’ambito dei contributi al ragionamento sul post Covid-19. Il suo breve scritto prende spunto dall’intervista rilasciata al Corriere della Sera dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie: «Chiedo alla comunità scientifica, senza polemica, di darci certezze inconfutabili e non tre o quattro opzioni per ogni tema. Chi ha già avuto il virus, lo può riprendere? Non c’è risposta. Lo stesso vale per i test sierologici. Pretendiamo chiarezza, altrimenti non c’è scienza. Noi politici ci prendiamo la responsabilità di decidere, ma gli scienziati devono metterci in condizione di farlo. Non possiamo stare fermi finché non arriva il vaccino».
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Vedo che c’è ancora chi spera di trovare soluzioni nella statistica e nei grafici, Boccia spera nelle verità positiviste della scienza. Peccato che la medicina sia una “scienza” empirica molto fallibile, peccato il positivismo sia tramontato da tempo e peccato che le previsioni si siano tutte rivelate sbagliate. Si può essere superstiziosi anche di fronte alla scienza per rispondere alla paura, quindi vi capisco e i numeri rassicurano, appaiono seri. Ma il tempo dell’epidemia non ci consente di valutare nemmeno con buon grado di approssimazione. Prendiamo i casi, aneddoti poco scientifici, ma gli unici che abbiamo: in Grecia ci sono pochissimi casi (pare), tutto è chiuso ma certamente meno che in Italia (si può star fuori 2,5 ore al giorno). Il clima? A Taiwan pure le scuole sono aperte e i casi sono praticamente nulli. Miglior tracciamento? L’Austria riapre ma ha molti più casi della Grecia per abitante e sicuro più del Sud Italia. Ah giusto perché pochi casi nel meridione nonostante fughe, gente per strada e barbecue sui balconi?
Inquinamento, clima, densità della popolazione, età media, sfortuna, sistemi sanitari, tracciamenti. Forse tutto concorre, ma non credo si possano controllare tante variabili in maniera rapida. Molte cose forse potrebbero essere dannose anche se appaiono logiche: le case, soprattutto piccole e non ventilate, forse favoriscono il contagio, le mascherine forse danno falsa sicurezza e sono sporche, gli ospedali sono da evitare come la peste. E quindi la politica deve decidere e, forse un po’ anche ognuno di noi, senza certezze e senza scaricare le responsabilità. Se volete una rassicurazione, io la cerco nella storia: le pandemie passano sempre, per natura e a prescindere da tutti i nostri errori e cambiano il mondo molto meno di quel che medici e giornalisti smemorati vogliono farvi credere. Poi se vorremo imparare qualcosa male non ci farà eh.
Giorgio Stamboulis