Riportiamo di seguito la parte centrale di un lungo post che Leonardo Setti ha pubblicato sul suo profilo facebook. Il prof. Setti è uno degli autori della ricerca che ha messo in relazione i dati della diffusione del particolato (polveri sottili) nella pianura padana e quelli della propagazione del Covid-19. Della ricerca abbiamo già parlato in altre occasioni e quindi rinviamo al nostro blog per un approfondimento.
Qui diamo seguito a quanto già segnalato ieri: l’assessora ambiente regionale Emilia-Romagna, assieme al suo corrispettivo per la Lombardia, ha ritenuto di svalutare alla stregua di fake news i risultati della ricerca. E da parte della Regione, stando a quanto riferisce il prof. Setti, si porrebbero veri e propri ostacoli alla prosecuzione della ricerca, per molti versi di fondamentale importanza sia per le strategie di contrasto al Covid-19 ma anche per il nostro futuro post-emergenziale.
Come Ravenna in Comune ne diamo a nostra volta pubblicazione, rinviando direttamente al profilo facebook del prof. Leonardo Setti per una lettura integrale:
“nessuno è riuscito a smontare scientificamente il modello proposto nel nostro position paper, ma semplicemente si sostiene che non l’abbiamo dimostrato ovvero è già stato dimostrato per molti virus come ebola o il morbillo ma non per COVID19.
Noi abbiamo detto che ci sono evidenze scientifiche che COVID19 si comporti allo stesso modo ma non è sufficiente.
Fatemi capire, io mi posso anche essere sbagliato per carità, è umano ma se non mi sono sbagliato e fra due mesi il nostro lavoro sarà pubblicato, chi si prenderà la responsabilità di non aver tenuto conto di questo position paper?
Mi hanno detto che questo, però, non è il modo di fare, bisogna andare ai congressi e confrontarsi con la comunità scientifica.
Come possiamo farlo se siamo tutti segregati in casa?
Allora dovresti proporre i tuoi dati su una rivista di pregio e poi dopo divulgarli!
Certo ma il virus c’è adesso e se io gli chiedo di aspettare non credo di riuscirlo a convincere!
Oggi la regione Lombardia e la regione Emilia Romagna hanno chiuso le porte al nostro lavoro e noi adesso per cercare il COVID19 nel particolato siamo costretti a ricorrere a centraline private. Se lo troviamo, mi diranno che non erano centraline ufficiali.
La regione ha detto che ci penserà lei a recuperare i filtri dei campionatori e a fare un lavoro meglio del nostro, va bene ma prestate attenzione perché il COVID19 potrebbe esserci”.
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