Quanto accaduto qualche mese fa nella Valle della Canna, cioè la strage di animali e i danni ad un fragile ecosistema, porta precise responsabilità umane: non è stato frutto del caso né di imprevedibile evento naturale. Non lo diciamo da oggi. Lo denunciavamo, per bocca della nostra consigliera territoriale, Simonetta Scotti, ancora nel 2017: inascoltati noi come anche le altre forze dell’opposizione. D’altra parte, vige la regola che oltre al danno vanno anche arrecate le beffe, e si verifica puntualmente che a nostra denuncia, segnalazione o perfino monito, facciano seguito addirittura attacchi: come se dal verificarsi di quanto pronosticato derivasse una sorta di rapporto effetto conseguente a causa! E peggio ancora se ci proviamo a mettere in guardia da presunti rimedi che, in realtà, aggraverebbero rischi e conseguenze!
Così, questa volta, ci limitiamo a citare altri. Riportiamo di seguito alcuni passi da un articolo giornalistico. Non siamo noi a scrivere ma Andrea Alberizia (“Chi ci mette la faccia per la strage nella valle della Canna”) e, però, come Ravenna in Comune, sottoscriviamo in pieno. Eccone il passaggio centrale (tutto l’articolo è a pagina 3 del numero di Ravenna&Dintorni in diffusione da ieri):
«C’è una cosa che ancora sta mancando: l’assunzione di responsabilità. Il mea culpa. Il metterci la faccia. E non si tratta di (eventuali) responsabilità penali: quelle, se sussistono, le dovrà individuare la magistratura e gli investigatori che sono intervenuti sui luoghi all’epoca dei fatti. Ma a prescindere dal fronte penale, ci sono delle responsabilità che sussistono di sicuro: chiamatele politiche o gestionali, come preferite. E per decidere di sanzionare qualcuno su questo fronte non serve attendere l’autorità giudiziaria. Perché chi governa la cosa pubblica – qualunque giacchetta indossi tra quelle delle tante autorità coinvolte – non può essere esente da responsabilità se parla di tutela ambientale e si dice preoccupato per il cambiamento climatico e propone la conservazione della natura come valore e poi si ritrova a raccogliere carriole di carcasse da incenerire. Non si sono viste dimissioni, non si sono sentite vere e proprie scuse».
Cosa aggiungere, se non ricordare che le “giacchette delle tante autorità coinvolte” portano tutte i colori della maggioranza che governa questo territorio? E che ha un ufficio con scritto “Sindaco” fuori dalla porta chi ancora di recente si è mescolato ai giovani dei Fridays for Future promettendo lotta ai fattori di cambiamento climatico e predicando attenzione all’ambiente? Allora, chi ci mette la faccia per la strage nella valle della Canna?
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Ravenna, Valle della Canna
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Valle della Canna: fare qualcosa prima che sia troppo tardi
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