È finito il tempo delle promesse elettorali, nel senso che, finalmente, si è entrati nella fascia di silenzio elettorale e siamo al riparo sia dagli appelli al voto ma anche, soprattutto, dalle elencazioni che hanno seguito immediatamente il “nei prossimi 5 anni faremo”. Ce n’è, che ce n’è, che ce n’è e ci siamo limitati qui di seguito alle promesse delle ultimissime settimane:
treni autobus filobus corriere gratis per i giovani (da 5 a 19 anni), e poi soldi per la videosorveglianza delle imprese alimentari e per progetti nel settore agroalimentare e potenziamento delle linee ferroviarie della romagna; codice unico delle norme regionali sul commercio e incentivi per riqualificazione e innovazione; ricambio di tutti i mezzi pubblici ed elettrificazione del trasporto pubblico e privato, piste ciclabili, metropolitana di costa, miglioramento dei pronto soccorsi; ma anche investimenti sui punti nascita, tagli alle liste di attesa, assunzione di migliaia di nuovi professionisti nel settore sanitario, patto per il clima; e poi ancora una decina di milioni per le strade del ravennate, ancora livellamenti ma pure dragaggi veri sotto le banchine del porto, ecc. ecc.
Un paio di considerazioni. I due contendenti meglio trattati dai sondaggi, finché si sono potuti fare, quelli che hanno fatto finta di tirarsi sonori ceffoni e ogni tanto si sono pure scambiati bacetti, hanno partiti che li sostengono che hanno governato la nazione in alternanza in questi ultimi venticinque anni: ma cosa impediva loro di realizzare prima le loro promesse, sol che c’avessero veramente creduto? Sa un po’ (tanto, invero) da presa per il naso e, in fin dei conti, ha molto minor concretezza di quella scarpa sinistra consegnata prima del voto in una campagna per la carica a sindaco partenopeo degli anni “50 del secolo scorso. Quella almeno si toccava con mano e giustificava l’attesa della destra a spoglio concluso.
Ci fa un po’ l’effetto di quell’animalesca elencazione che Borges attribuiva ad un’enciclopedia cinese chiamata Emporio celeste di conoscimenti benevoli: (a) appartenenti all’Imperatore, (b) imbalsamati, (c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s’agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.
Ecco, su questi ultimi vorremmo soffermarci: “che da lontano sembrano mosche”. Ma anche da vicino.
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