Nei giorni scorsi è stato comunicato che sono oltre 7mila i cittadini residenti nel Comune di Ravenna che vivono in condizione di povertà assoluta, intendendo con questo termine la soglia al di sotto della quale non si raggiungono i livelli minimi di benessere, così come definiti dall’ISTAT. La percentuale della popolazione è raddoppiata dall’inizio della grande crisi del 2008. All’interno di questa quota esiste poi l’area della povertà estrema, stimata in 141 unità, sempre per il Comune di Ravenna. Persone alle quali manca tutto, anche il cibo.
Per noi di Ravenna in Comune un dato come questo rappresenta in maniera esplicita il fallimento politico di questa Giunta e di quella che l’ha preceduta. Secondo l’economista Massimo D’Angelillo «il quadro, ovviamente, si presenta complesso ed incrocia diversi piani di analisi: dal tema generale alle politiche di contrasto emerge l’esigenza di capire come tamponare un’emergenza diventata grave soprattutto dal 2008, in quanto con la crisi economica si è esacerbato un tema che prima era solo marginale. Occorre dire che il fenomeno ha preso una dimensione abbastanza drammatica anche a Ravenna. […] In base ai miei calcoli in un comune come il nostro di 160mila abitanti ci sono 14.706 persone che vivono in famiglie con Isee inferiore ai 5mila euro; di queste 7.160 vivono in povertà assoluta, prive di una serie di servizi e forme di benessere che vengono considerati normali. Si tratta del 4,5% è non è un dato da poco». Nonostante questo, sono relativamente pochi, appena 1.080, coloro che hanno scelto di avanzare la domanda per il reddito di cittadinanza, forse a causa dei vincoli stringenti.
Alcune risposte si stanno dando, comunque. Continua D’Angelillo: «Una parte delle persone viene assorbita dalle famiglie, per l’altra c’è il welfare pubblico con assistenti sociali e strutture dedicate come ad esempio mense e dormitori, ci sono cooperative sociali, il mondo del volontariato e soggetti privati soprattutto religiosi. Basti dire che nell’ultimo anno la Caritas di Ravenna ha seguito quasi duemila persone (1.979, ma molte non vengono censite)». Risposte non sufficienti, evidentemente.
Ravenna in Comune aveva intitolato “Welfare contro la povertà” uno dei propri “semi per il futuro” da piantare dopo le elezioni del 2016: «Dare risposta a chi è stato gettato nella povertà è una missione che deve assumersi il comune. Noi rilanceremo l’edilizia pubblica, nessuno deve rimanere senza casa. Noi unificheremo le forme di assistenza in un reddito minimo comunale, nessuno deve rimanere senza livello minimo a garantire una vita dignitosa. Noi riporteremo la sanità vicino al cittadino perché è un diritto universale dell’uomo».
Sapevamo da dove veniva il problema (“Ravenna comune del Lavoro”): «Disoccupazione e precarietà sono i mali della nostra epoca. Noi costruiremo un settore pubblico efficiente e che rispetti la dignità e i diritti del lavoro, perciò i nuovi appalti e i protocolli aumenteranno i livelli salariali e garantiranno i diritti. Noi lanceremo, tramite l’osservatorio per la legalità e la sicurezza sul lavoro, un comune attento al lavoro nero e “grigio” e alla sicurezza di tutte e di tutti».
E sapevamo anche come lavorare per ridurne considerevolmente la portata (“Un nuovo sviluppo per uscire dalla crisi”): «Oggi bisogna rilanciare l’economia senza ripetere gli errori del passato seguendo quattro assi fondamentali. Il Turismo: dobbiamo valorizzare i punti di interesse di Ravenna, rendere la città accogliente e dare la sensazione che ci sia sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Il Porto: dobbiamo superare gli scontri e ridare fiato ad una grande ricchezza. L’innovazione: bisogna dare spazio alle realtà a alto tasso di innovazione e cambiare la mobilità cittadina per renderla accessibile a tutti. L’edilizia: va data risposta ad un settore in crisi dicendo stop al consumo del territorio e puntando sulla messa in sicurezza, l’efficientamento energetico e la manutenzione degli spazi già edificati».
Ravenna in Comune non ha vinto le elezioni, dunque, non sono state le nostre linee di intervento ad essere attuate nel governo del Comune. I fatti e i numeri, però, parlano chiaro e certificano il fallimento delle risposte date da PD e maggioranza. Il problema, d’altra parte, non guadagna soluzione se ci si limita ad additare chi ha fallito. La nostra disponibilità a lavorare in Consiglio per affrontare i problemi che le diseguaglianze anche nel nostro territorio rendono insopportabili c’è sempre stata. Se il Sindaco e la Giunta intendessero perseguire la strada che avevamo e continuiamo ad indicare, non mancherà il nostro apporto positivo. Per il bene della collettività.
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Ravenna, Oltre 7mila ravennati in condizioni di povertà assoluta, il 23 un convegno al Villaggio del Fanciullo
Sorgente: Il convegno al villaggio del fanciullo