In questi giorni alcune importanti istituzioni nazionali hanno espresso forti preoccupazioni per un fenomeno che sta emergendo in tutta Italia in modo incredibilmente massiccio: si tratta del fenomeno del caporalato, una forma illegale di reclutamento e organizzazione del lavoro attraverso intermediari, i cosiddetti caporali, che assumono operai per breve periodo senza rispettare le regole di assunzione e i diritti dei lavoratori. Pensavamo di non dover più affrontare episodi del genere dopo che, nel secolo scorso, decenni di battaglie sindacali avevano avuto la meglio su tale forma di sfruttamento. Ma a quanto pare la guardia si è abbassata.
Martedì 19 novembre l’Associazione Italiani Coltivatori e l’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro, in un convegno comune, hanno lanciato l’allarme sull’enorme piaga sociale, accompagnata da una realtà criminosa molto ampia, che si sta diffondendo a macchia d’olio su tutto il territorio nazionale principalmente nel settore dell’agricoltura. È stata l’occasione per fare un’analisi delle criticità che caratterizzano lo sfruttamento del lavoro e un confronto sui possibili miglioramenti degli strumenti di contrasto. Il giorno seguente, 20 novembre, i Comandi Tutela Salute e Lavoro dei Carabinieri, in una conferenza stampa tenutasi a Roma, hanno comunicato i dati scaturiti dalle ultime rilevazioni affermando, tra le varie cose, che le unità speciali impiegate presso gli ispettorati territoriali del lavoro fra il 2017 ed il 2019 hanno constatato un aumento del 260% dei reati legati al caporalato. Alcuni giorni prima, il 13 novembre, una delegazione della FLAI Cgil ha incontrato il presidente della Commissione antimafia Nicola Morra per porre l’attenzione degli organi legislativi su questo dilagante fenomeno.
Se gli organi nazionali si stanno muovendo per contrastare l’emersione del caporalato, nel nostro territorio la situazione non si discosta dalla tendenza generale. Le ultime osservazioni della FLAI Cgil parlano infatti di una diffusione del caporalato compresa fra il 15 ed il 20% delle oltre 30mila persone impiegate nel settore dell’agricoltura nelle province di Ravenna, Forlì e Cesena. Questo significa braccianti costretti a lavorare in condizioni occupazionali estremamente precarie, arrivando a configurare situazioni di vero e proprio schiavismo. Sono soprattutto i lavoratori stranieri a finire nel mirino di queste organizzazioni criminali, ma anche gli italiani non sono esenti.
In questa preoccupante cornice Ravenna in Comune ha deciso di organizzare una serata per ritrovarsi e parlare della situazione in corso, insieme alle persone che negli ultimi tempi si sono occupate da vicino del “caporalato in salsa romagnola”. L’obiettivo è informare la popolazione e denunciare una realtà che rischia di farci perdere il controllo. L’appuntamento è per mercoledì 27 novembre ore 20.30 alla sala polivalente di piazza della Repubblica a Mezzano (Ravenna), luogo di storiche lotte bracciantili che hanno segnato l’identità politica del nostro territorio e di cui oggi sta tornando l’urgente bisogno.
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Presentati a Roma i risultati operativi del Comando Tutela Lavoro e dei Nas nel contrasto al lavoro nero, l’utilizzo dei minori e le altre forme di sfruttamento
Sorgente: il dilagare del caporalato