Le ore di cassa integrazione in provincia di Ravenna sono letteralmente decollate. I dati riferiti allo scorso mese di settembre raccontano di un aumento del 422% rispetto ad un anno fa! 84.022 ore coperte dal ricorso alla cassa integrazione contro le 16.074 ore del settembre 2018. Si tratta del territorio che più ne ha dovuto beneficiare in Romagna, seguito da Forlì-Cesena (+216%, passando da 24.051 di un anno fa alle 76.031 di settembre 2019) mentre a Rimini è calata del 16% (ma era comunque a 65.191 e si ferma ora a 54.529).
L’Emilia-Romagna complessivamente indica un aumento del 267%. Ovvero da circa 540.000 ore a settembre 2018 si è arrivati alle 2 milioni di ore attuali. Maglia nera in Regione è Modena che in un anno ha decuplicato il ricorso alla cassa. Differenziando tra ordinaria e straordinaria, è quest’ultima a registrare il maggior incremento. E il settore con maggior incremento è quello dell’artigianato.
Se guardiamo al nostro territorio sono tante le criticità. L’edilizia è in crisi ormai da anni. Ma anche il settore dell’off-shore sta pagando un prezzo importante. E il futuro? Nessun investimento nelle rinnovabili. Nessun investimento nella bio-chimica. E il porto? L’appena reinsediato Presidente Rossi dell’Autorità Portuale ha escluso la possibilità di manutenzioni ordinarie dei fondali fino a che non partiranno i dragaggi del “progettone”. In un colpo solo ha smentito il Sindaco, che aveva promesso il contrario giusto un mese fa, all’indomani del commissariamento, e ha spostato avanti di anni (anni!) gli indispensabili escavi. Quanto potrà reggere il porto in queste condizioni? E il petrolchimico? E, di conseguenza, l’economia ravennate?
A quanto deve arrivare il ricorso alla cassa integrazione per svegliare la Giunta dal suo torpore?
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