Il 27 marzo scorso, all’inaugurazione dell’OMC, l’ENI rilasciava questa nota di presentazione dell’ISWEC Inertial Sea Wave Energy Converter: “Eni ha avviato un innovativo sistema di produzione di energia in grado di trasformare l’energia prodotta dalle onde in energia elettrica, adattandosi anche alle differenti condizioni del mare così da garantire un’elevata continuità nella produzione energetica. L’impianto pilota, installato nell’offshore di Ravenna è integrato in un sistema ibrido smart grid unico al mondo composto da fotovoltaico e sistema di stoccaggio energetico. L’impianto ha raggiunto un picco di potenza superiore a 51 kW, ovvero il 103% della sua capacità nominale. Questa tecnologia risulta idonea per l’alimentazione di asset offshore di medie e grandi dimensioni e, in futuro, consentirà a Eni di convertire piattaforme offshore mature in hub per la generazione di energia rinnovabile. Le onde sono la più grande fonte rinnovabile inutilizzata al mondo, con densità energetica estremamente elevata, alta prevedibilità e bassa variabilità, e rappresentano, quindi, una fonte di energia molto promettente per il futuro e adatta alla decarbonizzazione dei processi offshore”.
In buona sostanza l’idea era di ricavarci energia per far funzionare le piattaforme di estrazione idrocarburi con il dichiarato scopo di evitare lo smantellamento (costoso) delle piattaforme (nonché la successiva impegnativa bonifica) al momento della loro dismissione.
Ieri, in pompa magna, è arrivato il numero uno del governo, “Giuseppi” Conte, per la presentazione dello stesso sistema da parte del numero uno del cane a sei zampe, Claudio Descalzi, indagato assieme alla moglie per sporche faccende che vanno dal conflitto d’interesse alla corruzione vera e propria. Non proprio il contatto ideale per il Presidente del Consiglio, ma non risulta che si sia posto il problema. Presente anche il nostro Sindaco Michele de Pascale che dell’inopportunità di incontrare e, addirittura, invitare indagati non ha mai mostrato di preoccuparsi: ricordiamo l’ospitalità che voleva dare all’ex Ministro dell’Interno all’epoca sotto indagine per sequestro di persone. Cosa è mai l’etica di fronte alla tutela degli interessi dell’off-shore?
Cosa ha detto Descalzi? “Entro un anno e mezzo vogliamo cominciare a lavorare con questa energia nelle isole, che consumano energia e la pagano 4-5-6 volte in più che in continente perché usano gasolio e producono Co2. Localizzare piattaforme vicino alle isole darebbe energia continua”. In 6 mesi si è passati dall’alimentazione delle piattaforme a quella delle isolette, ma l’idea di approfittarne per sdoganare le piattaforme non è venuta meno. Comunque, ha precisato Descalzi, “sono 118 di queste piccole o grandi barche per una prima fase di 12 MW”, ammettendo subito dopo: “non sono tanti”.
È noto che ENI non crede alle rinnovabili. Il piano strategico 2019-2022 della multinazionale di Stato prevede investimenti per circa 33 miliardi di euro in quattro anni, di cui la maggior parte è destinata al gas e petrolio e solo il 5% alle rinnovabili. Il 4 ottobre scorso si è tenuto a Ravenna il direttivo provinciale di categoria dedicato alla crisi del settore offshore. Il Segretario Nazionale della Filctem CGIL, Marco Falcinelli, intervenendo, ha dovuto riconoscere che “negli ultimi 5 anni le principali service company multinazionali hanno ridotto il personale sul territorio italiano del 70% e chiuso intere divisioni, le aziende di perforazione italiane hanno ridimensionato circa il 50% del personale operativo; a Ravenna sono circa 300 i lavoratori tecnici ad alta specializzazione che hanno perso il lavoro e l’emorragia non sembra arrestarsi”.
Vale a dire che non dipende da fattori estemporanei nazionali (tipo il referendum, peraltro boicottato, o la moratoria nella ricerca, di 18 mesi) ma da mosse degli attori internazionali condizionate dall’impatto dell’andamento dei prezzi e delle situazioni geopolitiche in un mercato che da tempo non è in crescita ma anzi, dopo essersi consolidato, è entrato in contrazione. Diciamola tutta: l’era dell’energia fossile va a conclusione per ragioni di mercato e troverà una fine accelerata per la pressione internazionale ingenerata dai cambiamenti climatici di cui è responsabile.
E Ravenna? L’economia dell’off-shore ravennate è destinata a fare la fine delle miniere inglesi. E i sindacati italiani dei lavoratori del petrolio sembrano mimare la strategia perdente di quelli inglesi dei lavoratori del carbone. E il nostro Sindaco? Non lo abbiamo visto sbattere i pugni sul tavolo per la presa in giro da parte del Presidente del Consiglio e dell’Amministratore Delegato dell’ENI che non hanno fatto altro che giocare con un modellino. Né ha rivendicato un risarcimento per i danni ambientali subiti sotto forma di investimenti “veri” sulle rinnovabili, l’impianto di un settore innovativo sul tessuto economico ravennate sofferente ma più che qualificato per farlo decollare. Niente di tutto questo, lui stesso ha spiegato, è stato il contenuto dell’incontro “privato” avuto lontano dai riflettori (chissà perché, poi?) con “Giuseppi”. No, il nostro Sindaco non “lavora” per un “atterraggio morbido” che tuteli il più possibile i lavoratori ravennati e prepari spazi lavorativi per una riconversione del settore. No, non va oltre la difesa ad oltranza dell’esistente, sempre più in contrazione, sempre più prossimo ad estinguersi lasciando alle spalle un’impiantistica fatta di piattaforme arrugginite che ENI farà di tutto per abbandonare sul posto. Un deserto di posti di lavoro, un’ecatombe per l’indotto. Non si è nemmeno “ricordato” di chiedere che fine hanno fatto quelle “promesse” di chiusura anticipata di una certa piattaforma in una letterina ricevuta proprio da Descalzi. Il che ci dà modo di concludere questo articolo con quello che potrebbe diventare il “tormentone” locale: e l’Angela Angelina?
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Settore Offshore, de Pascale: “Abbiamo spiegato al Premier Conte le potenzialità dell’Oil&Gas”
Sorgente: L’incontro de Pascale – Conte
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Da Ravenna il via alla realizzazione di ISWEC: produrre energia dalle onde. Conte: “Orgoglioso”
Sorgente: La presa in giro del moto ondoso