Nei giorni scorsi, con l’esplosione della strage di animali nella Valle della Canna, nel pieno del disastro ambientale, perché che sia tale o meno a fini penali lo è sicuramente per la lingua italiana, si sono potuti almeno mettere in conto alcuni aspetti positivi. Ci riferiamo all’impegno di tanti volontari, appartenenti ad associazioni ambientaliste, venatorie o cittadini semplicemente interessati a ridurre, per quanto possibile, la strage. È un aspetto importante, secondo noi, che non va dimenticato mentre l’attenzione si sposta, doverosamente sull’indagine avviata dalla Procura della Repubblica. Quanto a quest’ultima non dubitiamo che verranno esaminate anche le posizioni delle amministrazioni pubbliche responsabili della gestione e, soprattutto, della regolazione dei livelli idrici di quella che è una importantissima zona naturale tutelata: Comune di Ravenna ed Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità Delta del Po. Ne siamo sicuri visto che, in area portuale, la Procura non ha esitato ad indagare le figure di vertice dell’Autorità Portuale in occasione di recenti sversamenti di inquinanti che, nonostante le misure prese, hanno portato al recupero di alcuni gabbiani deceduti. Nella Valle Mandriole (o della Canna) il termine strage non è applicato con leggerezza: migliaia di uccelli morti, anatre, germani e folaghe, trampolieri come le avocette, altre centinaia agonizzanti. Secondo le ultime stime, gli uccelli morti ammonterebbero a circa 2.200 esemplari sui 4.000-4.500 in precedenza censiti. Risulta sterminata la metà dell’avifauna. E non è finita.
Meno positivo, invece, è che sia già in atto da parte di alcuni partiti il tentativo di “acquistare” meriti agli occhi di alcune categorie di elettori in vista della prossima competizione elettorale nell’ambito di una campagna elettorale che si annuncia accesa: la cosiddetta lobby del cacciatori. Come prevedibile, infatti, in considerazione dell’emergenza in atto, la caccia è stata sospesa nelle vicinanze della Valle della Canna in un raggio di 3 km dal perimetro dell’area interessata dove, invece, l’attività venatoria non è mai consentita. È così partita la “caccia” ai cacciatori da parte di partiti della maggioranza ma anche dell’opposizione che dipingono il divieto come una ingiusta penalizzazione verso i cacciatori, quasi che la caccia fosse il premio per l’attività di recupero dei volatili svolta in valle.
Lo stop alla caccia risponde a un triplice obiettivo: 1) permette di consentire la permanenza degli uccelli in acque non contaminate, evitando la migrazione dalla zone contigue all’area di criticità; 2) evita il potenziale abbattimento a un numero consistente di esemplari sani che, presumibilmente, a fronte dell’anomala presenza umana nell’area interna della Valle per la rimozione delle carcasse, si sono spostati nelle zone contigue ove vi è minor disturbo; 3) impedisce che la caccia sia causa di un’eccessiva pressione sulle specie già interessate dalla moria.
Come Ravenna in Comune continuiamo a puntare il dito, come già facciamo da anni, sulla cattiva gestione pubblica che ha portato al disastro attuale ma respingiamo, al contempo, i tentativi di strumentalizzazione che vorrebbero eliminare il presidio pubblico di tutela per “affidare la Valle alle cure” dei cacciatori.
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Strage di uccelli nella Valle della Canna: “Morta la metà dell’avifauna”
Sorgente: Strage di uccelli acquatici
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Divieto di caccia nella Valle della Canna. Partito Repubblicano: “Provvedimento ingiusto”
Sorgente: Il PRI e la lobby dei cacciatori
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Ravenna, Pompignoli (Lega) contro divieto di caccia nella Valle della Canna: “Scaricare le conseguenze sui cacciatori”
Sorgente: La Lega e la lobby dei cacciatori
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2017, Ravenna in Comune: Valle della Canna, “fare qualcosa prima che sia troppo tardi”
Sorgente: Simonetta Scotti